L’altro posto
- Autore: John Ajvide Lindqvist
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2018
A diciannove anni John Ajvide Lindqvist vuole fare il mago: per questo ci dà dentro con gli esercizi di prestidigitazione e spera di vincere un premio. Finisce che non la sfanga e, anzi, lo arrestano per furto. Uscito di prigione se ne va a vivere in un condominio nei sobborghi di Stoccolma e mai scelta potrebbe rivelarsi più infelice. Intorno a lui percepisce come dei movimenti inquietanti (ricordate il condominio di Rosemay’s baby? Una specie), che parrebbero avere origine nella lavanderia comune del palazzo; o forse, meglio da quello che fanno alcuni suoi vicini nelle docce dietro la lavanderia. Lì dentro c’è infatti qualcosa che offre loro un accesso diretto all’altro posto, l’altrove dove puoi essere quello che sei davvero, appunto L’altro posto. A caro prezzo, naturalmente.
È come se qualcuno avesse rovesciato dell’acetone sopra un dipinto di Hieronymus Bosch, l’Inferno o il Paradiso, scegliete voi. Le figure si deformano e si dissolvono mescolandosi e non si capisce più dove inizi l’una e dove finisca l’altra
(pag. 243).
Trasferite l’allegoria ai piani del reale e quello che succede (?) è lo stesso. I contorni delle cose si sfrangiano, “la pressione sta aumentando”, dalle crepe del soffitto comincia a colare giù una gelatina nera.
Parrebbe di trovarsi alle stesse latitudini di “Musica dalla spiaggia del Paradiso”, e invece è il nuovo trip - tra David Lynch e William Burroughs – posto in essere da John Ajvide Lindqvist. Il suo nuovo romanzo, “L’altro posto” (Marsilio, 2018), dove tutto può succedere, o invece di fatto non succedere niente. Di fatto succede solo che Olef Palmer ha appena vinto le elezioni e festeggia con i suoi elettori vicino al tunnel di Brunkeberg. Una parabola dello sgretolarsi delle certezze svedesi, di pari passo a quelle di Lindqvist stesso? Il ritratto (boschiano) di un mondo alla vigilia della fine del mondo (siamo a un soffio dall’omicidio dello stesso Palmer)? O il sequel autonomo del summenzionato "…spiaggia del Paradiso”, dunque?
L’unica certezza è che dentro i romanzi di John Alvide Lindqvist non ci sono certezze. I romanzi di John Ajvide Lindqvist sfuggono alle categorie di genere (gialli? horror? racconti visionari?) e si reggono in forza del potere suggestionante-straniante della parola. Nei romanzi di Lindqvist, lo slittamento dalla dimensione solita a quella insolita, avviene ex abrupto, senza segnali eclatanti, senza preavvisi, precipitando il lettore all’interno della crasi dimensionale (o percettiva) senza appigli di sostegno.
“L’altro posto” rafforza più che mai questo espediente, attestato com’è tra l’oggettivo e il proiettivo, il tangibile e l’invisibile, l’allucinazione da sostanze (ancora Burroughs) e la visione ipnagogica. Bello? Ipnotico. Stratificato. E suggestionante.
L'altro posto
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