L’amante di città di Raffaella Romagnolo

L’amante di città, storia di mistero in Monferrato, è stata la prima pubblicazione di Raffaella Romagnolo. Unico suo libro con i tratti del giallo, il racconto è ambientato in una cittadina tra Piemonte e Liguria; a quel luogo l’autrice dà il nome di Limena, ma nelle piazze e nelle strade si ravvisa, in gran parte, il comune di residenza della scrittrice stessa.

I due fatti salienti hanno luogo a dieci anni di distanza: nel 1993 viene assassinata, in una villa di campagna, un’anziana nobildonna e, dieci anni dopo, viene ucciso un professore universitario. Gli omicidi hanno alcune caratteristiche comuni e paiono, in qualche modo, legati. Il maresciallo De Luigi, fresco di nomina, indaga sull’accaduto interrogando alcune persone del paese e cercando l’arma del delitto che, purtroppo, non si trova. Con l’aiuto di alcuni studenti seguiti, per la tesi, dal professore assassinato, De Luigi scopre che la vittima stava cercando notizie sulla famiglia della nobildonna uccisa dieci anni prima. I Grimaldi Franzoni, questo il nome del gruppo di famiglia di cui l’ultima discendente era stata assassinata, nascondevano, però, come tanti altri, fatti ed eventi tenuti segreti che, decenni prima, per una famiglia altolocata, potevano costituire motivo di scandalo. A questa verità stava giungendo il professore universitario che, proprio in virtù di ciò viene assassinato, con modalità simile all’anziana nobildonna. Finalmente il maresciallo De Luigi, in quel basso Piemonte a due passi da Genova, trova il bandolo della matassa. La storia si dipana tra personaggi del paese, studenti rasta, usurai che approfittano del passato, ma anche persone comuni e positive tra cui spicca la bibliotecaria bionda che, oltre a toccare il cuore del maresciallo, sarà d’aiuto nello sciogliere il mistero.

Questo è un giallo non troppo cruento, non complicato, ma con un’atmosfera un po’ alla Simenon, espresso, a volte, con frasi non compiute, ma assolutamente d’effetto e incisive. Inoltre, come già detto all’inizio, la storia dà un’immagine chiara, ben delineata di un preciso luogo del basso Piemonte, con le sue vie, i suoi fiumi, ma anche gli odori e i cibi come l’indimenticabile “panissa” , la farinata, piatto tipico di questa zona davanti al quale, nel romanzo, ci si riunisce per discutere alla ricerca di una soluzione.