L’amore ai tempi del colera
- Autore: Gabriel Garcia Marquez
- Genere: Classici
Premetto che non ho mai amato Gabriel Garcia Marquez e ho sempre guardato storto chiunque mi dicesse “Cent’anni di solitudine è il libro più bello che abbia mai letto!”. Fortunatamente uno sconto spaventoso in un supermercato mi ha invogliato all’acquisto de “L’amore ai tempi del colera”.
Lo stile è quello del miglior Marquez: intricato, elaborato, fatto di salti temporali e di invezioni letterarie. La storia si basa sul quesito che tutti ci poniamo: l’amore dura davvero per tutta la vita? Quello di Florentino Ariza sì. Un amore immenso, puro, che sa aspettare più di cinquant’anni per trovare la possibilità di potersi esprimere. Una relazione nata durante l’adolescenza, che ha conosciuto un lunghissimo distacco, con Florentino pronto ad attendere la morte del marito, il dottor Juvenal Urbino, per potersi ricongiungere alla bellissima Fermina Daza, la più desiderata del Caribe.
L’altra domanda che Marquez si pone è: l’amore coincide con la fedeltà? In questo caso assolutamente no, dato che Florentino si comporterà come un lascivo libertino, collezionando avventure amorose con ogni tipo di donna, senza però mai smettere di amare la sua Fermina. Un romanzo monumentale, sporcato forse da improvvise digressioni che mi facevano venir voglia di buttarlo nel camino, ma che si legge interamente perché ci si continua a domandare “come andrà a finire?”.
Perché l’amore di Florentino è l’amore che tutti desideriamo, che tutti noi vorremo ricevere, che tutti noi vorremo dare. L’amore che chiunque sogna di vivere, quello che sa attraversare gli oceani del tempo rimanendo immutato.
AMORE AI TEMPI DEL COLERA 1986
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No, io l’amore di Fermino Daza non lo cerco... ogni tanto l’oggetto del desiderio deve materializzarsi. Non può restare solo un desiderio.
RECENSIONE
C’è una frase che più di ogni altra esprime il senso di questo libro. Per di più poi la si legge proprio nelle ultime righe , come se tutte le vicende narrate confluissero alla fine in quest’unica affermazione: “ E’ LA VITA, PIU’ CHE LA MORTE, A NON AVERE LIMITI ”. Questo concetto non deve essere sfuggito a Florentino Ariza, che letteralmente spinge la propria esistenza appunto oltre ogni limite.
Fa il telegrafista e un giorno deve portare una lettera ad un certo Lorenzo Daza , nella Colombia di fine Ottocento. Esaurito il suo compito, uscendo dal corridoio della casa, vede la figlia, Fermina. Capisce subito che quella ragazzina sarà l’unica ragione della sua vita e una caparbietà esemplare lo porterà a corteggiarla per più di mezzo secolo. L’ intuizione di Garcìa Marquez che fa da molla a questa storia è commovente. Fermina Daza non ne vorrà sapere, farà la sua vita, sposerà un medico illustre e potente, sarà felice per conto suo, ma Florentino Ariza, come le onde del mare che tornano sempre a riva, continuerà imperterrito ad alimentare la fiamma del suo immenso amore.
Lo stile narrativo è un marchio di fabbrica dell’autore colombiano, il quale è capace di infondere al suo racconto un realismo crudo ma a “spezzarlo” magistralmente con trovate irriverenti e al contempo affascinanti che una mente normale non concepirebbe. Come quando, per dirne una, narrando di gravi problemi di coppia , si arrischia a descrivere le traiettorie sbagliate delle urine del dottor Juvenal Urbino che immancabilmente mancano il bersaglio sporcando i bordi della tazza del bagno. Signori questo è Gabriel Garcìa Marquez: genio e follia.
Un romanzo ,dunque, che incanta e sorprende e che offre a chi sa leggere tra le righe un significato nascosto: chi si conosce al punto da fidarsi dei propri istinti deve perseguire con ogni mezzo il proprio fine.
Consigliato a chi si è perso.
Splendido romanzo di un amore eterno, ma la vita purtroppo è diversa.