L’anima del Fuhrer
- Autore: Dario Fertilio
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2015
Nazisti in fuga da Genova, il Vaticano sapeva e la CRI collaborava
Ha un nome e un cognome tedesco la via di fuga dei nazisti da Genova, nel dopoguerra, con la collaborazione del Vaticano e della Croce Rossa internazionale, che ha fornito i documenti autentici per le identità fittizie. Lo rivela un libro di Dario Fertilio, “L’anima del Fuhrer”, edito da Marsilio (215 pagine 16,50 euro).
Il vescovo Alois Hudal, austriaco, è dal 1923 rettore di Santa Maria dell’Anima, rione Ponte, nel centro di Roma, alle spalle di Piazza Navona. È anche cappellano del Collegio teutonico e confessore della comunità tedesca nella capitale. Un religioso ispirato, motivato. Per lui Patria e religione coincidono: fede cristiana, terra dei Padri germanica. Ha 38 anni nell’ottobre 1943, quando riceve in visita il capo dei servizi segreti nazisti nel Nord Italia, Walther Rauff. In abiti borghesi, cordiale, gli dice in breve che la Germania perderà la guerra e che occorre pensare a una rete di sicurezza che aiuti gli ufficiali e soldati che hanno servito la Grande Germania a lasciare l’Europa e sottrarsi alla vendetta nemica. Il denaro non è un problema, ma serve l’aiuto della Chiesa.
Il 16 ottobre, mons. Hudal riceve un’altra visita: è un giovane avvocato, Carlo Pacelli, nipote del papa. È in atto in quelle ore il rastrellamento degli ebrei a Roma e Pio XII, turbato, suggerisce al vescovo Alois di scrivere una lettera al gen. Stahel, comandante militare della città. Il testo va copiato e tradotto da una velina dattiloscritta in italiano. Chiede di sospendere gli arresti, che potrebbero alimentare la propaganda nemica ai danni della Germania. Hudal crede nella missione della Chiesa contro il comunismo, ha fede nel nazionalsocialismo, è convinto che Hitler possa essere indotto ad ergersi cristianamente come baluardo contro la barbarie. Scrive, firma e inoltra.
Quella sera stessa, per merito o meno della lettera, l’operazione contro gli israeliti viene interrotta.
1944, nella Roma liberata, si sente parlare di mons. Hudal da due agenti dei servizi alleati. Uno, un trentenne generale neozelandese, lo conosce bene. Da prigioniero di guerra fuggito, è stato nascosto ai tedeschi nel Collegio dell’Anima. Il presule lo ha aiutato a raggiungere il Sud America, con passaporto della Croce Rossa. Ora gestisce traffici sospetti, secondo gli inglesi.
Un vescovo fuori dal mondo con le migliori intenzioni del mondo, ma anche le peggiori,
sostiene il giovane generale kiwi, John “Blakie” Burn.
Altro salto avanti, all’aprile 1945. Walther Rauff ora è un giardiniere, nel Collegium Germanicum, a Roma. Parla con molta circospezione con Hudal e si capisce che il monsignore austriaco tiene aperta la rotta verso Argentina e Cile, attraverso il porto di Genova. Se ne avvantaggiano bravi combattenti tedeschi ma anche criminali di guerra. Il Vaticano non ignora e non denuncia.
Ho fatto un favore a Sua Santità e da allora quel canale esiste e resiste
dice Alois, anche se il pontefice ha sempre evitato di incontrarlo. La santa concede alloggi, riparo, denaro e un certo numero di passaporti della CRI, tutto per risparmiare vittime potenziali dell’orso sovietico che avanza. Infatti, nello stesso tempo, nel Nord della Germania, a Konisberg, entra in scena un altro protagonista di questa storia. È un ex allievo delle scuole locali, allora era un bambino, di genitori russi, maltrattato dalla maestra per la difficoltà di apprendere la lingua tedesca. A dodici anni si è trasferito in Russia, arruolandosi a 17 nell’Armata Rossa con l’identità di un ragazzo più grande.
Petr è sorpreso e compiaciuto di calpestare il suolo della città prussiana dove era stato discriminato. È un buon ragazzo e sottrae a un destino difficile una giovane vedova e la sua bambina. Per i superiori, è perfetto per una missione importante. Deve tornare un ex studente del Reich e fingere di essere un bravo soldato nazista. Sarà mandato a Roma, perchè è proprio in quella città che porta una pista seguita dai topi tedeschi, che poi spariscono. Deve aiutare a scoprire come fanno a filtrare dalla rete, ufficiali, soldati, criminali e perfino gerarchi, tutti complici del fuhrer.
Dove vanno, con l’aiuto della Chiesa e probabilmente anche degli Alleati? I russi sono sospettosi per natura.
È così che il finto fuggiasco e il vero vescovo entrano in contatto e parlano, di dovere, di obbedienza, di virtù, del perdono...
L'anima del Führer. Il vescovo Hudal e la fuga dei nazisti in Sud America
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