L’assassino
- Autore: Georges Simenon
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2011
“L’assassino” di Georges Simenon è un romanzo breve che lascia però un’impressione forte, scavando a fondo nell’animo del protagonista, Hans Kuperus, che può essere definito a tutti gli effetti un “assassino per caso”: egli, infatti, pur colpevole di un duplice omicidio certamente premeditato, manca però dello spirito di un vero assassino, della capacità di rimuovere ogni paura, nostalgia o senso di colpa. Le vicende e lo stato d’animo di Kuperus sembrano ricalcare – con le dovute, indubbie differenze – quelle di Raskol’nikov, protagonista del capolavoro della letteratura russa “Delitto e castigo” di Dostoevskij, che si decide a uccidere dopo lunga e complessa meditazione, non mettendo in conto un’indole per natura incapace di reggere il peso di un gesto così forte senza impazzire, vittima di una paranoia senza scampo.
Anche il buon Kuperus, mite e arrendevole medico di provincia, decide di uccidere la moglie e il suo amante solo dopo un anno di riflessione. Tanto è passato, infatti, dal giorno in cui una lettera anonima gli ha rivelato la verità: sua moglie Alice, consorte fino a quel momento irreprensibile – per descriverla, Simenon spreca poche parole, presentandocela come la tipica signora paffuta della borghesia di provincia – ha un amante che incontra ogni primo martedì del mese, quando suo marito si reca ad Amsterdam per le riunioni mensili dell’Associazione di Biologia.
Ma il suo amante non è un uomo qualunque: è il conte Schutter, l’uomo che Kuperus odia di più in assoluto, il più ricco del paese, quello al quale ogni cosa è dovuta, dalla casa più bella a un intero stuolo di donne ai suoi piedi. È proprio su di lui, nemico di una vita ed eterno rivale all’Accademia di Biliardo, prestigiosa istituzione cittadina di cui Kuperus desidera diventare presidente, che si concentra il rancore del protagonista. Egli architetta il duplice omicidio fin nei minimi dettagli e, una volta portato a termine, torna a casa come niente fosse, da Neel, la domestica paffuta e scialba che desidera da tempo, che non ha mai osato avvicinare per timore delle conseguenze. Ma saranno proprio le conseguenze del suo gesto a fare la rovina di Kuperus: troppo occupato a non finire in prigione – castigo che riuscirà ad evitare, non avendo la polizia prove per incriminarlo – l’uomo non ha previsto la pressione cui il suo delitto l’avrebbe esposto, il costante carico di pettegolezzi, le occhiate curiose e timorose dei suoi concittadini, la profonda angoscia e quel dubbio che non smette mai di tormentarlo – se qualcuno sappia o abbia indovinato qualcosa – sino a trasformarsi in un’ossessione. Sempre più strano ogni giorno che passa, isolato dagli amici di un tempo e relegato nella solitudine di una dimora in cui un tempo aveva condotto un’esistenza noiosa ma tranquilla, la vita stessa di Kuperus si trasformerà in un castigo: l’uomo vivrà nel tormento, perché, esattamente come Raskol’nikov, non è all’altezza del suo gesto. Egli aveva infatti previsto ogni cosa, tranne il carico emotivo che un omicidio comporti e il vuoto che non sarebbe riuscito a colmare altrimenti se non con un disperato, folle e impossibile tentativo di tornare alla vita di un tempo.
L'assassino
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