L’avventura del Colosseo
- Autore: Massimo Polidoro
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2016
A detta di Giovenale, era da pazzi uscire di notte in città senza fare testamento. Dove? A Caracas (120 omicidi ogni 100.000 abitanti)? A Calcutta, nelle pagine più buie dei romanzi di Salgari? In un villaggio senza legge del Far West? No, la città era Roma, caput mundi, il centro del mondo, nel I secolo dopo Cristo. È in quella metropoli antica, tanto affascinante quanto insidiosa, che si sviluppa “L’avventura del Colosseo”, raccontata da Massimo Polidoro nel volume pubblicato dalle edizioni Piemme a novembre 2016, nella collana Saggistica (pp. 372, euro 20,00), con la prefazione di Massimo Valerio Manfredi.
Polidoro, scrittore e giornalista nemmeno cinquantenne, è conduttore e consulente scientifico di trasmissioni televisive di successo, autore di più di quaranta libri e centinaia di articoli. Con l’amico Piero Angela e numerosi scienziati ha fondato il comitato nazionale Cicap, di cui è segretario, che contrasta le dicerie sul paranormale, sui misteri e le pseudoscienze. Nel libro attuale, però, torna nelle vesti di divulgatore storico.
Anfiteatro Flavio, questo il nome di battesimo del maestoso edificio, mutuato dalla famiglia dei Flavii, i regnanti che ne decisero la costruzione. Solo nel medioevo ha assunto poi la denominazione popolare di Colosseo, che gli venne dall’enorme statua adiacente di Nerone, il Colossus, convertita da Vespasiano nell’immagine del Dio Sole e andata distrutta nel V secolo.
Visitare oggi l’anfiteatro rende solo in parte la maestosità che a suo tempo doveva tanto impressionare gli osservatori. L’esterno, pur provato dai due millenni, ha conservato una certa imponenza, ma l’interno tradisce la destinazione originaria di arena gladiatoria, di “Teatro della Caccia” (prede erano animali esotici, ma anche uomini). Le gradinate sono scomparse e l’intrico di pareti a mattoni e di corridoi sembra incomprensibile. Abbandonato all’incuria nei secoli successivi, è stato di volta in volta rudere, fortezza, lupanare, luogo di preghiere e di riti satanici. Ora, ovviamente, è tappa obbligata nel tour dell’Urbe, prima meta turistica in Europa e seconda nel mondo solo alla Muraglia cinese.
Per costruirlo, bastarono nove anni scarsi, dalla fine del 70 al 79 d.C.: avviato da Vespasiano, inaugurato dal primogenito Tito e in seguito arricchito con un attico dall’altro figlio, Domiziano.
Per avere un’idea di cosa fosse il Colosseo al massimo del suo splendore, Polidoro propone di usare il più straordinario strumento a nostra disposizione: la fantasia. Immagina un viaggio nel tempo, nella Roma imperiale, abbigliato con le vesti dell’epoca, per seguire senza dare nell’occhio lo svolgimento della vita quotidiana e soprattutto gli spettacoli allestiti nell’arena regalata dai Flavii al popolo romano.
I pericoli mortali di cui parla Giovenale sono in gran parte esagerati, a meno che non si riferisse al rischio di morire soffocati dal grande tanfo della città, dove rifiuti e deiezioni umane e animali venivano gettati in strada o bruciati dai frequenti incendi, per fronteggiare i quali venivano arruolati migliaia di "vigiles", antenati dei nostri vigili del fuoco. Quanto alle insidie notturne, in effetti non mancavano, nel caso ci si imbattesse in qualche ubriaco attaccabrighe o nei ladri che sciamavano nelle strade male illuminate.
Gran parte del lavoro si concerta sugli spettacoli gladiatorii, di cui vengono descritti protagonisti, tecniche, armamenti e "sceneggiature", ad uso e consumo di un pubblico sovreccitato.
Tanti i particolari sviluppati in appositi box nelle pagine. Uno è dedicato ad esempio alla tecnica costruttiva dell’enorme edificio. Come si può osservare all’esterno dello stadio dell’antichità, la struttura è quasi interamente basata su archi semicircolari a tutto sesto. L’arco: una serie di pietre una accanto all’altra, tenute ferme da quella centrale, a cuneo, la chiave di volta. La gravità è l’unico legante che garantisce la stabilità. Una soluzione architettonicamente geniale, ottima per l’effetto estetico e decisamente funzionale, perchè i vuoti alleggeriscono il peso di un edificio colossale.
Tra le altre curiosità, Polidoro offre la ricostruzione di una naumachia, una battaglia navale fatta realizzare dall’imperatore Tito, al culmine dei cento giorni di festeggiamenti inaugurali. Più di tre mesi di spettacoli di caccia, esecuzioni capitali, combattimenti tra gladiatori, per distrarre la popolazione da varie calamità, un incendio urbano distruttivo, un’epidemia e la disastrosa eruzione del Vesuvio, che aveva cancellato Ercolano e Pompei nel 79 d.C..
Due sole triremi nello spazio allagato dell’arena, con equipaggi di detenuti comuni condannati a morte, che simulavano un combattimento in miniatura, tratto dalla storia greca. L’acqua nel Colosseo si anneriva del sangue degli uccisi, tra le acclamazioni dagli spalti.
Non era ancora stato costruito il complesso sistema di sotterranei che si osserva oggi, dopo il collasso del piano coperto di sabbia. Vi erano alloggiati gli animali, i condannati a morte, i gladiatori e i macchinari necessari per lo spettacolo. Un vero e proprio sottopalco. Una preziosa novità tecnica che, però, renderà impossibile replicare i giochi acquatici e progettare le spettacolari naumachie.
L'avventura del Colosseo
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