L’epopea di Gilgameš
- Autore: Non disponibile
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
Gilgameš, re di Uruk, è il primo eroe di cui ci sia giunta notizia, il primo protagonista di un racconto epico. Filologicamente, il poema che narra le sue gesta è il primo libro che dovrebbe leggere chi desiderasse iniziare a conoscere ordinatamente la cultura umana. Forse gli archeologi del futuro potrebbero compiere delle scoperte che smentiranno queste affermazioni, ma al momento non possediamo nessun testo di maggiore antichità.
La tesi, un tempo largamente condivisa, secondo la quale il libro della Genesi sarebbe la riscrittura di una storia un tempo conosciuta in tutta l’area babilonese è stata da tempo messa in discussione, e oggi molti studiosi sostengono che l’idea della trama del testo ebraico provenga da una tradizione remota, ma indipendente.
Punti fondamentali a sostegno della vecchia teoria sono il diluvio e il giardino del paradiso terrestre, al di là di questi legami, però, le differenze sono forti: le divinità sumere non decisero di sterminare gli umani per i loro peccati, ma perché erano diventati troppo numerosi e rumorosi.
Ciononostante Gilgameš ci parla di noi, lo fa attraverso gli archetipi che ci presenta, i quali riassumono tutte le grandi domande dell’umanità, tutti i temi essenziali della vita. Quello dell’antico monarca è un viaggio iniziatico per raggiungere l’immortalità, accompagnato dalla figura di un amico che in passato gli è stato rivale, Enkidu. Il percorso attraversa ostacoli carichi di significati simbolici: passaggi mistici e mostri da abbattere, ma tutto termina in una disfatta, nell’impossibilità di eguagliare gli dei nell’eternità.
L’edizione più pratica dell’opera è quella proposta da Adelphi: L’epopea di Gilgameš, a cura di Nancy Katharine Sandars (1914-2015), nella traduzione di Alessandro Passi. Metà del libro è occupata dall’introduzione della professoressa Sandars, datata 1972, ma ancora incredibilmente fresca e stimolante. I paralleli tra la storia del sovrano mesopotamico e alcuni passi dei romanzi cortesi di Chrétien de Troyes sono affascinanti e ci suggeriscono collegamenti culturali che gli storici stanno ancora indagando con impegno, per ricostruire eventuali ponti tra mondi così lontani.
I versi originali dell’epopea sono incompleti, ma il lavoro svolto dal traduttore è eccellente: il testo ha continuità, la lingua è appassionante e degna dei poemi omerici, non si tratta insomma di una lettura per soli specialisti. Adelphi ci restituisce un capolavoro senza tempo!
L’epopea di Gilgameš
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