L’erba di ieri
- Autore: Carolina Schutti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: L’orma editore
- Anno di pubblicazione: 2019
Molte storie hanno sfiorato la mia, storie che cambiano, si mescolano tra loro, a volte non so più neanche dire dove inizi l’una e finisca l’altra. Me ne sono appropriata, le ho prese in prestito, prolungate, forse per troppa immaginazione, per poi indossarle come un mantello magico che mi rendesse invisibile: ma adesso voglio entrare nella mia, di storia, confrontare il villaggio e la valle della mia infanzia con un paesaggio che non ho mai conosciuto.
Maja, la giovane protagonista, scriverà dei pochi ricordi incancellabili della sua vita: l’erba del giardino dove bambina camminava a piedi nudi e il lungo viaggio per ritrovare il villaggio dove era nata. L’erba di ieri (L’orma Editore, 2019 traduzione di Marco Federici Solari), romanzo d’esordio di Carolina Schutti, nata a Innsbruck dove vive, ricercatrice universitaria e autrice di testi critici su Elias Canetti, è un libro talmente particolare da racchiudere una bellezza dimenticata, una sensibilità empatica che coinvolge le emotività di chi legge. Una trama autenticamente commovente, una storia dolorosamente umana di abbandoni, guerre, esodi, miseria. Non a caso Carolina Schutti ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio dell’Unione Europea per la letteratura 2015.
I ricordi narrati nel romanzo sembrano prendere forma: il lettore entra nelle stanze della vita del personaggio dall’infanzia alla gioventù. Sente l’odore del pane, delle cipolle e del lardo nella cucina della zia, unica parente del padre a prendersi cura della piccola e osserva i piccoli gesti di una bambina senza più famiglia che gioca con la matrioska, la sua babuska con i disegni sulla pancia, che smonta e rimonta di continuo.
La piccola Maja guarda il giardino fuori dalla finestra, l’aiuola e la fila di patate seminate, lontano il villaggio dove si trova a vivere e indugia sulla nuova lingua parlata che non conosce del tutto, differente da quella della sua nascita. È sospesa nel tempo in attesa che qualcosa possa cambiare!
La notte può sdraiarsi nella sua grotta di piume senza temere punizioni, si imbozzola ben bene al calduccio. A ogni minimo movimento di Maja la coperta fruscia come il tessuto di un abito da sera e a volte la bambina ha l’impressione di sentire una fragranza, l’aroma di un profumo costoso. Quell’odore aleggia sul letto finché lei non si addormenta …
Morek, dagli occhi caldi di un blu profondo, sa raccontarle le favole. È un ex operaio polacco che abita nei dintorni in una casetta di legno, un piccolo rifugio in un nuovo paese, dopo esser fuggito via dalla guerra. Non beve per dimenticare ogni cosa ma i suoi occhi sembrano desiderarlo. In quel luogo scordato da Dio grida in silenzio solo per se stesso. Alla piccola Maja dona caramelle e pietre colorate con le quali giocare, apparentemente le regala una felicità silenziosa, la chiave per poter abbandonare i pensieri. Bisogna saper ricominciare da capo, è la frase cardine che Maja sentirà spesso negli anni che la vedranno crescere. Il passato è tutto nel suo cuore, il ricordo del volto della madre accanto al suo, le mani che la sollevano dal lettino, l’orfanotrofio, un cavalluccio di legno a dondolo; immagini appena percettibili ed ora che è donna dovrà dar corso a ciò che più desidera, trovare la sua terra, mettersi in cerca di una casa che forse non esiste più. La memoria è la sostanza stessa della scrittura, scriveva Carlo Levi, come in questo romanzo le cui tracce di memoria ricompongono i ricordi per limitare l’oblio, e le storie divengono una seconda pelle, difficili da liberarsene.
L’erba di ieri è un dramma ricco di silenzi, di parole mormorate e non dette sulla perdita degli affetti, delle proprie radici e delle proprie identità culturale. Incantevole!
L'erba di ieri
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