L’estate fredda
- Autore: Gianrico Carofiglio
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2016
“L’estate fredda” del 1992, l’anno in cui lo Stato italiano sembrava vinto per davvero, con la morte prima di Falcone, moglie e scorta, a maggio e, poi, di Paolo Borsellino e scorta, a luglio.
Chi in quel periodo lavorava nelle questure si sentiva abbandonato, privo di riferimenti: si cercavano collaboratori di giustizia che dessero contezza di quello che stava accadendo, anche lontano dall’epicentro, come a Bari e altre città della Puglia.
Il maresciallo Pietro Fenoglio, spaventato anche da una moglie che è scappata di casa per lo stress, non riuscendo più a convivere col suo lavoro, cerca informatori che possano dare un senso a quel che sta succedendo in città: il teatro Petruzzelli bruciato, pochissimi turisti, usurai, papponi e piccole consorterie di malaffare.
Bari sembra abitata solo da maschi, le donne sono svanite, in questa orda di clan che si sono spartiti il territorio. Quello dei Grimaldi è il più efferato, il collaboratore di giustizia Lopez racconta ai poliziotti e al magistrato Gemma D’Angelo di aver ucciso otto volte, per diverse ragioni.
Ragazzi diventati informatori dei poliziotti, altri che sono passati ad un altro clan e fanno il doppio gioco, a volte solo per un’antipatia immotivata. Grimaldi sceglie chi uccidere e Lopez, suo braccio destro, esegue.
Tutto scorre liscio, si fa per dire, nelle ordinarie ordalie: chi ha collaborato scappa al Nord con un nuovo nome, scegliendo di rendere tutti i soldi accumulati coi crimini.
Nel frattempo fra una delazione e il sospetto di poliziotti traviati arriva la notizia della morte di Falcone e tutto il lavoro diventa pretestuoso, inutile, ma si va avanti anche per inerzia.
Un altro modo per fare soldi è rapire per poche ore un parente di un uomo ricco, una moglie, un figlio grande. Se i soldi sono pronti il giorno successivo le persone rapite tornano a casa.
Non va così al figlio del cattivissimo Grimaldi: una volta rapito e messo nel baule di una macchina, il bambino muore, non solo per la paura, ma per una malattia congenita.
Non diremo chi è stato a rapire il figlio di Grimaldi, perché è la parte più bella del libro, la più scioccante.
Nonostante il magistrato sia donna, ufficiali di polizia e delinquenti sono tutti maschi: le donne sono un passatempo nelle notte, quando quelli si riempiono di cocaina e di altre sostanze illecite.
Nel 1992 la cocaina era ancora una droga per persone ricche e viziose, l’eroina teneva in ostaggio ancora molti giovani che cercavano di entrare in un centro di disintossicazione, se facevano in tempo, se non morivano prima.
Anche i cellulari erano ancora pochi, grandi come un mattone; i boss ancora non sapevano se la polizia poteva ascoltare le loro conversazioni con quel bizzarro telefono.
Ora è tutto cambiato, ma quei tempi Gianrico Carofiglio li racconta con perizia e grazia, tra interrogatori e deposizioni.
La vita privata ne “L’estate fredda” è assente, solo una paginetta per dire chi era Serena per Fenoglio, poi basta.
Dopo la morte del bambino, figlio di un assassino, di un capoclan, tutto il resto è secondario. A parte la morte di Borsellino. Un anno tragico che offre ancora spunti per la narrazione.
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