L’età straniera
- Autore: Marina Mander
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2019
Marina Mander scrive un romanzo, "L’età straniera", entrato nella lista dei 12 semifinalisti del Premio Strega 2019 che potremmo definire di formazione, perché l’io narrante è un adolescente alto e dinoccolato di nome Leo che non ha mai superato la morte del padre. La tragedia trasforma la madre di Leo in una "crocerossina" sempre alla ricerca di qualcuno da aiutare. Essersi innamorata di un tassista non le basta, ha bisogno di sentirsi utile e non capisce il figlio che vegeta sul letto, senza nessuna ambizione, aspettando che riapra il liceo.
Leo è a tutti gli effetti il nipote del giovane Holden, anzi ancora più sarcastico e contro il mondo in cui è costretto a vivere. Quindi si inventa lettere da scrivere, riflessioni amare, sogni in cui compare spesso la figura del padre. Non accetta che la madre si sia rifatta una vita con il tassista.
In questa piccola casa ai confini di Milano entra inoltre una nuova persona, Florin, un ragazzo diciassettenne rumeno che la madre ha tolto dalla strada dove faceva il prostituito. Una presenza che Leo non può proprio sopportare.
Florin è minuto, è una scimmietta disarticolata, senza nessuna avvenenza che non sia il faccino da angelo del bene, se non fosse per quelle profonde occhiaie che danno la misura di una vita viziosa, dove il sesso serve per avere soldi. La coabitazione è disastrosa, Leo, che ancora non ha fatto l’amore con una ragazza, trasforma la sua eterosessualità in uno scudo per annientare Florin. Quindi domande specifiche su quello che fa con i clienti, epiteti, solo talvolta nel silenzio di Florin vede un abuso, una vita attraversata dalla violenza. Leo lo chiama Iwazaru, come una delle scimmiette che non parlano, non sentono e non vedono. Florin non si lamenta di nulla, vive nella stanza di Leo, sembra avere un sonno arretrato di anni, si rianima solo se il suo finto fratello ha voglia di uscire.
Con stile lieve, ma feroce, la Mander cerca di spiegarci le ambiguità di Leo verso il ragazzo rumeno. Nella stanza è arrivato qualcosa di adulto, una sessualità adulterata che potrebbe servire a Leo per finirla di essere solo un bambino capriccioso che si lamenta di tutto.
Si ritrova nella prima vera uscita con Florin in una discoteca gay, dove la scimmietta si trasforma in un adolescente ambito, che tutti salutano come un vecchio habitué.
Anche se disgustato all’idea che qualcuno lo percepisca come protettore del rumeno, Leo rimane affascinato dalla giovane barista che fa il suo lavoro in modo professionale, calmo. Lei non si chiede a chi va la birra, non ha pregiudizi né si lamenta di non avere corteggiatori.
Proprio quando la madre si chiede ansiosa del futuro di Florin, perché non è facile averlo in casa e anche il tassista si è scocciato di questa donna che ha bisogno disperatamente di aiutare gli altri, succede un fatto inaudito. Un uomo d’ordine, un poliziotto riempe di calci e pugni Florin. Leo pensa sia per i furti del ragazzo, che ruba soldi, portafogli, cellulari, ma da alcune parole del giovane capisce che l’uomo violento è stato un cliente del ragazzo.
Il rumeno non vuole farsi medicare in ospedale, non vuole denunciare nessuno. Lo dice con il suo italiano stentato, infatti potrebbero riportarlo in Romania per cattiva condotta. Per la prima volta Leo capisce il male del mondo oggettivo, che va aldilà dei suoi mugugni.
"L’età straniera" è un libro importante, sincero, a tratti straziante. Capiamo un po’ di più tutte le persone che vengono in Italia per un futuro migliore, che forse non c’è.
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