L’eternità nel gelo dell’alba
- Autore: Elsa de’ Giorgi
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2024
Elsa de’ Giorgi ebbe una vita ricchissima di riconoscimenti e mutò più volte il suo modo di vivere. Attrice famosa tra gli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso, fu diretta inizialmente da Mario Camerini. Non partecipò attivamente all’exploit del cinema italiano e non fu solo la star dei "telefoni bianchi" e poi riprese a girare negli anni Cinquanta. Bellissima e capace di sfumature nella recitazione che la portarono a divenire un’attrice teatrale, preferì rinunciare ai film e rimase indietro rispetto ad Anna Magnani, Silvana Mangano e Sophia Loren.
Ma loro erano star, mentre Elsa de’ Giorgi, oltre che attrice, era una scrittrice in prosa e in versi e conobbe tutti gli intellettuali dell’epoca, dopo la pausa del secolo conflitto bellico. Lasciò il cinema nel suo massimo fulgore per diventare scrittrice.
Tra le poesie raccolte in questo libro, che ha come titolo L’eternità nel gelo dell’alba (Il Simbolo edizioni, 2024, prefazione e curatela di Elio Pecora), c’è anche una lettera di Pier Paolo Pasolini indirizzata a lei.
Le poesie di Elsa de’ Giorgi sono inizialmente brevi e hanno come tema il rimpianto di un amore fuggito o la "matrigna" natura che mette sul nostro corpo le rughe e la vecchiaia. Nondimeno i paesaggi e gli scorci naturali sono gli elementi "cardini" della sua poesia colta. La scrittrice non parla dell’ispirazione di qualche anno per poi tornare a fare l’attrice, ma è molto preparata, ha letto Leopardi, Ungaretti e i nuovi poeti, da Sandro Penna a Pasolini. Ci sono poesie d’amore che lasciano un segno come questa:
È l’altro apparve. S’era insinuato / nel rivo del dolore / che lasciava intravedere /quel mio cuore nudo, / senza schermo di mammella/ e da questo, forse, fu tentato. / Era diverso dal mio sposo / che era biondo, temibile, innocente. / Somigliava a un falco / crudele, pensoso.
Poi ci sono molti versi sulla vastità del mare e di uno scoglio che vede mattino e sera i movimenti delle acque marine. In queste prima parte poi non c’è un accenno sulla sua bellezza. Un viso aristocratico, altero, ma non ostile agi altri. Sembra quasi che il cinema le abbia fatto perdere tempo, invece di leggere e imparare. Ma d’altro quando conobbe gli intellettuali rimase stupita dalla loro alterigia.
In una serata con Pasolini, Morante e Moravia, Elsa Morante si limitò a un ciao e a discorsi di circostanza sul dormire o mangiare, senza mai un accenno ai romanzi e alle poesie che Elsa de’ Giorgi stava componendo, ma nemmeno ai cinquanta film in cui aveva recitato. Anche se non lo disse espressamente Elsa doveva forse essere invidiosa. Anche se la scrittrice di Menzogna e Sortilegio aveva un fascino particolare, non poteva fare nessun paragone estetico con la ex attrice, ma poi non era nemmeno quello: lei si arrabbiava con tutti gli amici nuovi di Pasolini, perché primariamente era il suo amico.
A proposito di Pasolini, rientra in poemetti in prosa anche la morte dell’assassinato e questa prosa in forma di poesia ha come titolo Dicevo di te Pier Paolo:
"Dicevo di te, Pier Paolo./
Del tuo Sade /
Che convinto disprezzo per il mondo / Mortificavi i corpi dei tuoi agnelli / nei gesti proni, servili dei seviziati / e tanto odio, tanto antico odio / della loro carne / quanto ti si era acceso? / E io ti scrutavo / e sentivo che non amavi più la tua gioventù.../ I tuoi fanciulli non amavi più...
Il grido scandaloso di Elsa Morante / s’è levato, su esse, incomprensibile / come è sempre della verità / "Basta parole. È un poeta" / Donnette impellicciate, a curiosare / tolleranti di commiserazione: / "Che ha la menopausa?" hanno commentato / mentre esplodeva, stridulo, dopo le parole, / il singhiozzo d’Elsa: incontrollato.
Ma prima della tragedia, Pasolini aveva letto delle poesie di Elsa de’ Giorgi e ne aveva parlato piuttosto bene: nonostante lo scrittore regista non apprezzasse un eccesso di metafore, con le poesie di Elsa fece finta di nulla. E intorno la vita piena di questa donna dai mille talenti c’è anche un grande amore per Italo Calvino che durò tre anni.
Ma il grande affetto che la legava a Pasolini la fece tornare sul set per Salò o le centoventi giornate di Sodoma, ultimo film di Pasolini, del 1975. E a quanto pare, fu lei che ispirò Italo Calvino per uno dei suoi libri più riusciti, Il barone rampante.
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