L’ignoto davanti a noi
- Autore: Alessandro Vanoli
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: il Mulino
- Anno di pubblicazione: 2017
Occorre preliminarmente partire dalla definizione di ignoto e dalla relatività del concetto, in rapporto ad ogni singolo individuo o alla collettività. Varie sono state, nel corso del tempo, le tipologie di viaggio nell’ignoto, inteso come sogno e aspirazione alla conoscenza del nuovo, non solo in senso geografico.
Ne “L’ignoto davanti a noi”, l’intrigante volume di Alessandro Vanoli, si passano in rassegna le principali esplorazioni compiute da personaggi che erano animati dal desiderio di apprendere nuovi modi e concezioni della vita e non solo di conoscere terre inesplorate.
Diversi nella letteratura i viaggi e le scoperte, tra cui i celeberrimi “Viaggi di Gulliver” che pochi sanno essere stato tratto da una vicenda realmente accaduta. Ma non si può non fare cenno a quei viaggi di esplorazione che si sono, poi, trasformati in missioni che hanno assunto come loro scopo il dominio e la sopraffazione di popolazioni e civiltà. In questo contesto si annovera il genocidio degli indiani di America, per cui appare poco corretto andare a festeggiare con somma retorica la “scoperta” di questo continente che procurò l’annientamento di popoli e civiltà autoctone, degne del massimo rispetto e considerazione. Una conquista, non una scoperta, effettuata con un vero e proprio genocidio, compiuto in nome della presunzione di essere titolari e unici possessori di una “civiltà” e di una sola autentica e vera fede religiosa.
Il celebre saggista e storico Tzvetan Todorov (1938-2017) nel suo libro “La conquista dell’America. Il problema dell’altro”, descrive con acutezza e lucidità come non sia stato compiuto il minimo sforzo per comprendere i nativi americani, il loro mondo interiore e la loro religiosità.
Gli indigeni ottennero alla fine un risultato poco vantaggioso dall’incontro con lo straniero che portò la “Bibbia” ma era in cerca di nuove terre; questi ebbero, alla fine, la “Bibbia” ma non possedettero più la loro terra.
Alessandro Vanoli da storico professionista, si distacca in questo suo ultimo lavoro dal cliché di saggista e il volume, pur inserito nelle Intersezioni, una collana di saggistica della casa editrice il Mulino, ha piuttosto le caratteristiche di un libro di narrativa. Non è un saggio ma un racconto di Storia, cadenzato con i ritmi temporali di una scoperta che, a poco a poco si approssima all’ignoto, sfiorandolo. Il racconto di uno storico che spiega, riempiendolo di significato, che cosa è ciò che non si conosce. Si prende atto delle variabilità delle categorie del tempo e dell’esaurimento delle fonti storiche ma si costata anche come sia finito lo spazio fisico da esplorare e non vi sia più lo sconosciuto. L’ultima scoperta è quella, ben magra, dei Poli mentre si continua a rivisitare e rivedere sempre le stesse vecchie categorie storiche.
Il libro inizia con il mito di Atlantide che aldilà di certe fantasticherie di Peter Kolosimo e delle fonti platoniche del “Timeo” e del “Crizia”, è pura leggenda dell’archeostoria e/o della fanta archeologia. È un mito che si ferma al Medioevo per poi rinascere nel Settecento e con Giulio Verne, la metafora di una sovrapposizione su precedenti forme di civiltà e culture. Un evento naturale, una delle numerose catastrofi geologiche registrate dal mondo antico, forse la più disastrosa mai ricordata, costituirebbe il substrato storico dei vari “Diluvi” ciclici, un universo simbolico vissuto con nostalgia e timore.
L'ignoto davanti a noi. Sognare terre lontane
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