L’illusione del bene
- Autore: Cristina Comencini
Finalista per il Premio Strega 2008
Mario è un uomo svuotato, malinconico, deluso. Ha creduto con passione all’ideale comunista e, dopo quasi dieci anni, non si è ancora del tutto rassegnato al crollo di un mondo e alla resa di quanti, come lui, avevano coltivato quella fede politica. Soprattutto non riesce a capacitarsi che nessuno condivida la sua ossessione: che cos’è stato il comunismo? Perché nessuno di quelli che ci avevano creduto ci fa veramente i conti? Qual era l’illusione covata dentro i fallimenti storici? Dentro i morti. Dentro i silenzi. Oltre il Muro ormai crollato. Mario ha creduto con altrettanta passione nella famiglia, e ha cercato di crearsene una: non ci è riuscito, nonostante abbia cresciuto con dedizione e con pazienza prima i figli della moglie e poi quello nato dal suo matrimonio. E nemmeno le dinamiche del fallimento del rapporto coniugale gli sono poi molto chiare: l’amore che lo lega ai tre figli rimane dunque l’unica certezza della sua vita. Anche sul fronte professionale - è giornalista televisivo - sente fatiche e stanchezze: con la vittoria della destra è stato epurato e adesso vivacchia in radio, senza più desideri né ambizioni. L’incontro occasionale con Sonja, una giovane pianista russa che vive con l’altera nonna e la figlia di pochi anni, lo risucchia in una storia tragica e misteriosa che di donna in donna risale verso il tassello mancante, verso quel buio di domande senza risposta che è diventato il suo tormento. In compagnia del figlio, Mario si mette sulle tracce della madre di Sonja, prima a Budapest e poi in una sperduta cittadina dell’ex Unione Sovietica. (Note di copertina)
E’ molto coraggiosa la posizione che la regista scrittrice prende in questo libro, romanzo forse in parte anche autobiografico, almeno nel senso generazionale. La voce narrante, un regista tv allontanato dalla Rai per motivi politici, siamo dentro il governo Berlusconi, ripercorre la sua vita privata e quella della militanza politica di sinistra, costretto a rivedere molte, forse tutte le sue posizioni. Il pretesto è la fine del suo matrimonio con Patrizia e l’incontro con una giovane musicista russa emigrata, Sonja, madre di una bimba di pochi anni, che racchiude un mistero: una madre morta giovane, prigioniera in una clinica psichiatrica durante il regime comunista, una nonna misteriosa. Per amore della giovane Sonja, il protagonista inizia un viaggio interiore alla ricerca delle ragioni della propria ideologia, e si trova a fare i conti con realtà sconosciute e dolorose, abbissi di infelicità, che lo coinvolgono emotivamente fino alla catarsi finale. Un libro scomodo, in cui la generazione dei cinquantenni appare fragile, dubbiosa e l’unica speranza sembra identificarsi nei giovani, rappresentati dal figlio diciottenne che viene mostrato libero, consapevole, affidabile. Non so dire se questo sia un bel romanzo, forse ha qualcosa di incompiuto, ma molte pagine sono intense e terribilmente vere. Certo è che quella raccontata è una storia su cui riflettere fino in fondo e che suggerisce un processo interno a cui nessuno può più sottrarsi.
L'illusione del bene
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