L’impazienza del cuore
- Autore: Stefan Zweig
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Elliot
- Anno di pubblicazione: 2023
La casa editrice Elliot riedita nella Collana “Raggi” L’impazienza del cuore (2023, titolo originale Ungeduld des Herzens, traduzione di Lucia Paparella), primo romanzo di Stefan Zweig (Vienna, 28 novembre 1881 – Petrópolis, 22 febbraio 1942), composto dallo scrittore, drammaturgo, giornalista, biografo, storico e poeta austriaco tra il 1936 e il 1938 e dal quale è stato tratto il film The Kiss diretto da Billie August, disponibile da novembre su tutte le piattaforme digitali.
Emblematica l’esistenza di Stefan Zweig, uno degli scrittori più popolari del primo Novecento, autore di novelle, versi, opere teatrali e biografie.
Nato a Vienna nel 1881 in una agiata famiglia della borghesia ebraica, il padre era un industriale, Zweig fu da sempre un convinto pacifista ed europeista proprio nel momento in cui l’Europa entrava nel primo conflitto mondiale. Infatti l’autore guardò sempre con rimpianto per la pace che regnava specialmente nella Mitteleuropa, sotto l’Impero austro-ungarico prima della Grande Guerra.
Terminata la Prima guerra mondiale fu un oppositore dei totalitarismi nascenti, dunque convinto antifascista. Nel 1933 le sue opere furono bruciate dai nazisti, così nel 1934 lasciò l’Austria per Londra, quindi si trasferì a New York. Si suicidò insieme alla sua seconda moglie a Petrópolis, in Brasile, il 22 febbraio 1942.
Nella sua opera d’esordio, la tragica e fatale storia dei due protagonisti del romanzo è lo specchio di quello che stava accadendo allora nel Vecchio Continente, siamo nella seconda metà degli anni Trenta, quando la minaccia hitleriana era sempre più palpabile, soprattutto per chi, come Zweig era di origini ebraiche.
Ci sono due tipi di compassione. L’una, debole e sentimentale, che è una semplice impazienza del cuore di liberarsi al più presto della pena per la sventura altrui, non consiste nel soffrire con l’altro, ma è un istintivo allontanare il dolore altrui dalla propria anima. L’altra, l’unica che conta, è la compassione non sentimentale, ma creatrice, che sa quello che vuole ed è decisa pazientemente e condividendo il dolore a tener duro fino all’estremo delle proprie forze, e anche oltre.
È lo stesso Anton Hofmiller a narrare al lettore la vicenda che lo fece diventare ufficiale dell’esercito austro-ungarico ed eroe della Prima guerra mondiale. Ecco dunque come avvenne che Hofmiller mise a repentaglio la propria vita in guerra per espiare una colpa.
Nel 1913 giovane venticinquenne sottotenente in servizio attivo presso il reggimento degli ulani, si trovava in una piccola guarnigione al confine ungherese.
Se è vero che nulla avviene per caso, un giorno il nostro eroe venne invitato nel castello di un ricco aristocratico ungherese la cui figlia, Edith, era affetta da paralisi. Anton prova nei confronti dalla ragazza una pietà ambigua e inizia a frequentarla quasi giornalmente. La fanciulla, equivoca il comportamento del sottotenente e se ne innamora. È l’inizio del dramma che presto travolgerà Edith e Anton.
Siamo alla vigilia della Grande Guerra e dopo nulla sarà mai più come prima.
Un romanzo tragicamente attuale, giacché Stefan Zweig, rievocando la storia senza lieto fine di due giovani, condanna esplicitamente ogni tipo di conflitto.
A chi ha, sarà dato.
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Quale è il confine tra il rispetto per il prossimo e una compassione priva di coraggio?Quando l’amore per il prossimo maschera la debolezza di carattere?
Non lo sappiamo mai.
Stefan Zweig, scrittore del primo Novecento, in "L’impazienza del cuore" racconta una storia (da cui Billie August ha tratto un film) particolare, a tratti respingente.
L’inizio è folgorante: l’autore , che sta per prendere il treno, incontra un ufficiale, Hillmert,che gli narra una storia : la sua storia.
Da giovane, Hillmert, di stanza presso un villaggio ungherese, conosce un nobile del luogo, Bleraj, e la sua famiglia. All’inizio è attratto dalla bella Ilona, bruna e formosa, ma presto, per educazione o pietà, si avvicina a Edith, sedicenne paralitica, che si innamora di lui e il padre di lei ne è contento.
Il medico di famiglia, Caspar, mette in guardia il tenente Hillmert, dai rischi della compassione. Deve essere onesto con Edith e rispettarla. Ma la storia continua ed Hillmert non riesce a difendersi da Edith e dalla invadenza della sua famiglia di cui si sente sempre più forte. È un uomo solo e in fondo come tutti vuole essere accettato.
La sua vita passa attraverso gli esercizi militari e i rapporti con Edith che con forza e volontà vuole guarire ed amare come le altre donne.
Ma non sarà facile perché Hillmert deve fare i conti con le malelingue che lo deridono per la sua vicinanza, sfociata in un fidanzamento, con una paralitica.Cerca di divincolarsi, ma al prezzo di una tragedia.
E un’altra tragedia incombe nella storia di tuttri : l’arciduca è ucciso da un anarchico. L’Europa piomba nel caos e nella guerra che Hillmert combatte sperando di essere ucciso. Ma non ci riesce.
Che dire? Il protagonista è un uomo irritante, non suscita simpatia. Oscilla tra una freddezza assoluta e una pietà impotente che lo porta a non decidere della sua esistenza. Si sente colpevole, ma nello stesso tempo incolpa gli altri, non accetta l’amore di Edith, ma nello stesso tempo ne è lusingato.
È il prototipo dell’inetto di sveviana memoria.
Particolare il personaggio del medico, Caspar, che esorta Hillmerk a scegkliere nella vita in modo forte e sicuro. Anche lui ha scelto di rimanere vicino alla moglie cieca, ma occupandosi di lei in modo autentico e amandola come si ama una donna .
La pietà di Hillmerk è, invece, “impazienza del cuore” perché non si riesce a sopportare di vedere soffrire un essere umano e nello stesso tempo non si riesce a rispettarla come persona. È una forma di egoismo.
Bel romanzo, che fa riflettere. Quante volte la compassione per gli altri è pura o è un modo per scaricarsi la coscienza? Chiediamocelo.
Patrizia Falsini