L’impostore
- Autore: Javier Cercas
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2015
Era da tempo che avevo annotato la lettura de "L’impostore", un successo editoriale di qualche anno fa tradotto magistralmente dal nostro Bruno Arpaia. Javier Cercas, scrittore e saggista spagnolo, è docente di letteratura spagnola all’Università di Gerona, collabora con El País e le sue opere sono tradotte in molti paesi. Con "L’impostore" ha vinto l’European Book Prize nel 2016. Un romanzo che il nostro autore voleva e non voleva scrivere, in quanto la storia gli suscitava sentimenti attrazione e di repulsione.
È la vita di un uomo, Enric Marco, che per lunghi decenni in Spagna si è finto un ex deportato, sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti. Il grande impostore, il gran maledetto, venne poi smascherato nel 2005 da uno studioso di storia quando, ormai ultraottantenne, era presidente da lungo tempo dell’associazione Amical Mauthausen.
Marco, basso di statura, quasi calvo, robusto e baffuto, per anni aveva vissuto a Barcellona come un eroe nazionale, tra riconoscimenti e onori internazionali. Non era mai stato un deportato e né mai un prigioniero dei tedeschi. Solo ricordando le parole di Primo Levi, "forse quanto è accaduto non deve essere capito nella misura in cui capire significa giustificare", non lo si poteva discolpare, scrive l’autore. Mario Vargas llosa persuaderà l’amico Cercas ad accettare l’idea di scriverne un romanzo perché era l’unico che poteva narrare la storia, in quanto nei suoi libri aveva sempre esplorato i limiti tra la verità e la menzogna. Anche Claudio Magris, amico di entrambi, ne aveva scritto sul Corriere definendo il protagonista "il bugiardo che dice la verità" e soffermandosi sul perché della necessità di un uomo di inventarsi una vita.
Enric Marco nacque in manicomio, la madre era tra i degenti, e fin da bambino la sua vita fu un lungo pellegrinaggio di casa in casa, di famiglia in famiglia. Fin da adolescente racconterà una lunga sfilza di bugie, impastandole con delle verità. Come quando partì per la Germania per andare a guadagnarsi da vivere nel paese che stava vincendo la guerra, creando poi di punto in bianco un passato di partigiano antifascista e vittima dei campi nazisti. La menzogna fabbricata con la verità. Anche nel dopoguerra continuò ad imbrogliare tutti, occultando la realtà e reniventandosi molte volte. La vita adagiata in una maschera e poi in un’altra come narra Pirandello.
Per decenni, celebrato come eroe nazionale, ha tenuto conferenze ovunque, in televisione, alla radio, con in sottofondo la musica del film "La vita è bella" di Benigni o di "Schindler’s List" di Spielberg. I giornalisti facevano a pugni per poterlo intervistare. Come era potuto succedere tutto questo? È successo, scrive Cercas, per la nostra ignoranza sul passato storico e in particolare sul nazismo.
Il prestigio della vittima e il prestigio del testimone; nessuno si azzarda a mettere in dubbio l’autorità della vittima, nessuno si azzarda a mettere in dubbio l’autorità del testimone.
E non solo, Cercas tenterà di trovare alcune risposte ai suoi tanti dubbi su di un personaggio così negativo, controverso, ma pieno di fascino, nelle riflessioni letterali e filosofiche. La menzogna sarà il tema imperante, parallelo alla storia dissacratoria del protagonista. Dalla menzogna nobile di Platone a quella che è un vizio o un bene di Voltaire; dalla menzogna salvatrice di Montaigne, al bel crepuscolo di Camus. "L’impostore" è un grande libro, capace di affascinare e di far riflettere. Consigliato!
L'impostore
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