L’imprevedibile destino di Emily Fox-Seton
- Autore: Frances Hodgson Burnett
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2016
“L’imprevedibile destino di Emily Fox-Seton” (Astoria, 2016, titolo originale The Making of a Marchioness, traduzione di Alessandra Ribolini) è il romanzo che la commediografa e scrittrice inglese, Frances Hodgson Burnett (Manchester, 24 Novembre 1849 - Plandome, vicino a New York, 29 Ottobre 1924), nota soprattutto per le sue storie per ragazzi come “Il Piccolo Lord” (1886), “La piccola principessa” (1905), “Il giardino segreto” (1909), pubblicò per la prima volta nel 1901.
“Una volta scesa dall’omnibus, la signorina Fox-Seton, abituata a salire e scendere dagli omnibus e abituata a farsi strada nelle fangose vie di Londra, sollevò l’impeccabile gonna di sartoria con sobrietà e decoro”.
La trentaquattrenne Emily, dai folti capelli castani e dai grandi occhi ingenui nocciola, aveva
“una figura maestosa, con spalle fini e squadrate, una vita lunga e sottile, e fianchi generosi”.
La giovane donna, di buona famiglia e con un’impeccabile educazione, aveva molta cura dei propri vestiti consapevole che il completo di sartoria doveva durare due o tre anni. Quando la madre della diciottenne Emily era scomparsa, i suoi parenti di alto lignaggio non si erano interessati alla sua indigenza. La ragazza aveva iniziato a lavorare come assistente maestra in una scuola per poi occupare un posto d’istitutrice e in seguito compagna di letture di un’anziana signora. In questo periodo Miss Fox-Seton faceva commissioni per facoltose nobildonne
“in cambio di una modesta remunerazione, si rendeva utilissima in infiniti modi pratici”.
Quel giorno la signorina Emily aveva ricevuto l’invito da parte di lady Maria Bayne, “era l’anziana più intelligente, elegante di Londra”, a trascorrere la prima settimana di agosto di un’estate particolarmente calda,
“voglio che mi aiuti a ricevere le persone”
a Mallowe Court, una delle dimore più belle del Paese. Tra i tanti ospiti sarebbe stato presente il fascinoso cugino lord James Walderhurst, vedovo da poco e “convinto di doversi risposare”. L’uomo, molto ricco,
“quando entrava in una stanza, le donne iniziavano ad agitarsi, ad andare in deliquio e a struggersi”.
Ma il sussiegoso marchese cinquantaquattrenne non sopportava le donne che lo infastidivano e volevano essere corteggiate e adulate. James, il quale si definiva schiettamente un egoista, non voleva come futura moglie una ragazza “mi annoierebbe a morte”, ma una donna, una compagna. Lady Bayne gli augurava
“se è abbastanza sagace nello scegliere, un uomo nella sua posizione può persino evitare che la moglie sia una seccatura”.
Emily, d’indole buona e altruista, apprezzava la vita e sapeva trarre piacere da ogni cosa. Ora nel suo piccolo monolocale in affitto in Mortimer Street, presso la premurosa signora Cupp, la giovane donna passava in rassegna i suoi abiti. Sicuramente Emily, con il suo buon gusto e il suo aspetto distinto, unito al suo sorriso amichevole e infantile, non avrebbe sfigurato di fronte a nessuna nobildonna.
La scrittrice ritrae la falsità e vacuità della perbenista società inglese che valuta le persone a seconda della loro classe sociale e del denaro posseduto. In quest’ambiente composto di mera apparenza, l’autrice, attraverso la sua eroina, intende denunciare la difficile condizione della donna nell’età vittoriana. Emily, abituata a guadagnarsi da vivere, sa come gira il mondo che la circonda e le sue regole non scritte. In quegli anni, l’universo femminile sapeva che il matrimonio non era spesso una “questione d’amore”, per la donna avere qualcuno che la facesse vivere per sempre nell’agio o nel lusso era un sollievo: tutti potevano ritenere la ragazza sistemata.
“Al giorno d’oggi mariti e mogli si danno davvero poco fastidio. La vita coniugale è diventata relativamente dignitosa”.
L'imprevedibile destino di Emily Fox-Seton
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