L’invenzione della madre
- Autore: Marco Peano
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: minimum fax
- Anno di pubblicazione: 2015
Marco Peano scrive un romanzo molto bello sul suo rapporto con la madre e ci insegna a dire ciao ai nostri genitori.
Mattia, il protagonista de L’invenzione della madre, deve fare i conti con il cancro della madre, che si presenta prima solo come una neoplasia al seno per poi arrivare a "metastasi dappertutto" dopo dieci anni.
Ecco noi seguiamo l’ultimo anno della vita della madre e ci accaloriamo per il dolore del figlio, che ama la madre in modo viscerale, disperante.
Lui lavora in una videoteca, ha problemi con la realtà, come se la madre gli avesse iniettato involontariamente il morbo della pesantezza dei problemi quotidiani, ha una fidanzata da anni, un padre che forse cerca di dimenticare i dolori della moglie con la pigrizia lavorativa ed esistenziale.
Lavorando tra i DVD, Mattia ha una conoscenza cinematografica di tutto rispetto e associa ai film quello che succede nella vita.
Nell’anno in considerazione, si tratta di accompagnare la genitrice a fare visite, lastre, radioterapia.
Marco Peano non ci nasconde niente, è crudele. Con uno stile piano, paratattico, ci mette al corrente dei capelli che cadono, della parrucca, dei cambiamenti facciali della signora, solo cinquantaquattrenne. Del dolore delle punture lombari e di altre "sevizie" mediche.
Poi il ritorno a casa, quello definitivo, con la morfina come medicina principale.
La leggerezza nello scrivere ci fa andare avanti, anche se ogni tanto si ha voglia di chiudere un libro così tremendo, che non risparmia niente. Insomma, leggiamo la morte di una donna ancora giovane, straziati ma stranamente divertiti da questo figlio che si immola in una realtà da incubo, anche con le sue debolezze. L’indolenzito sembra lui, che spesso non va a lavoro e sembra un cucciolo smarrito quando col padre cambiano i pannoloni alla madre e le mettono creme per le screpolature da decubito.
Dopo tanto dolore, la fine, l’elaborazione del lutto.
Sempre in forma di diario, di resoconto, è narrato l’anno senza madre. Lui continua a stare in videoteca, ma in modo svogliato, si fa lasciare dalla ragazza, si fa sedurre da lolite che stazionano nel negozio.
La vita quotidiana con il padre sembra stargli stretta, la madre è dappertutto, ma il genitore rimasto cambia tutto, ridipinge la casa. Una altra realtà, tutto da rifare dopo tanto strazio.
Anche l’albero di Natale non è più quello della madre, finto, il padre arriva con un pino sradicato.
Tutto riprende in modo così semplice e Mattia capisce anche che cosa vuole fare da "grande".
Noi intanto abbiamo letto un piccolo capolavoro di un esordiente, Marco Peano che ci ha incantato con questo italiano semplice e funambolico.
L'invenzione della madre
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Finché morte non ci separi. Una formula che si riempie di significato e di profondità se accostata al rapporto tra madre e figlio, e Mattia, il protagonista del romanzo di esordio di Marco Peano, "L’invenzione della madre", lo sa bene.
Il giovane è poco più che ventenne e sta vivendo una delle peggiori esperienze che si possa provare durante il corso della propria esistenza: affrontare il percorso che conduce alla fine della vita più preziosa per un figlio, quella della madre.
Nel corpo della madre (Mattia non dirà mai il suo nome) ha sede un ordigno disinnescato già due volte. Ma la terza comparsa sarà letale. Carcinosi meningea inoperabile, così recita il referto.
Il protagonista perde da quel momento la sua età, la sua ingenuità, per accompagnare la madre nel suo ultimo viaggio.
Il lavoro nella videoteca di cui è commesso e la relazione con la sua fidanzata fanno solo da sfondo a quella che ormai è una nuova esistenza.
Mattia conosce e recita a memoria i medicinali che la madre deve giornalmente assumere, utilizza con dimestichezza il gergo medico inerente la malattia, e soprattutto Mattia non perde mai la consapevolezza. Non si nutre di false speranze, non crede nei miracoli e vive e assapora ogni momento consapevole che questo possa essere l’ultimo. Osserva l’unica vera donna della sua vita, ne studia i movimenti e cerca di imprimerli nella testa: i suoi sguardi, le sue carezze sono oro per lui.
Mattia viaggia tra passato e presente, tormentato allo stesso tempo da un futuro inevitabile.
Il giorno, quel giorno che ricorderà insistentemente per tutta la vita, arriva. Il 21 Gennaio diventa così «il suo personale giorno della memoria».
«Dicono che il cervello di un essere umano, dopo che il cuore ha smesso di pulsare, abbia ancora sette minuti di autonomia.
In quei minuti il figlio – tenendo la mano di lei, incapace di mollare la presa – non fa altro che singhiozzare. La mente un po’ alla volta gli si svuota di pensieri vecchi, e altri nuovi di zecca prendono il loro posto. È allora che gli viene l’idea che forse quelle lacrime dovrebbe in qualche modo conservarle. Seguire come Pollicino la pista disegnata dal pianto, per poter ritornare – in futuro, quando lo desidererà – a quel preciso momento di dolore perfetto.»
Un dolore che non passerà, e che Marco Peano in "L’invenzione della madre" racconta con impeccabile precisione, e che con quel tocco di freddezza e di distacco che non lo rende assolutamente meno umano, ma semplicemente un consapevole ed abile narratore, e forse spettatore, di una vita che più vita non era.