L’isola dimenticata di Folco Quilici

“L’isola dimenticata” (Mondadori 2016) è il nuovo romanzo dello scrittore Folco Quilici, documentarista cinematografico e televisivo, nato a Ferrara nel 1930, autore di libri tradotti in molte lingue e di film che raccontano avventure e scoperte in Italia e nel mondo.

“Ogni isola immaginata, esiste. E ogni isola che esiste è stata spesso solo immaginata”

recita il significativo esergo del presente volume ed è proprio una piccola isola, “un puntino nel Tirreno”, la protagonista di queste pagine dedicate “A Anna, come sempre”.

Inverno 1944. Le sorti della II Guerra Mondiale stanno per volgere in favore delle forze Alleate a scapito delle potenze dell’Asse. I nazisti hanno ormai sentore di ciò e per questo l’occupazione si fa sempre più opprimente, anche in un’isoletta al largo delle coste toscane. La pesca contribuisce alla sopravvivenza quotidiana di questa piccola comunità, incerta da quando, nel settembre del ’43, subito dopo la proclamazione dell’armistizio, ogni comunicazione con la costa è stato interrotta (niente più pescherecci e il postale di linea) e gli abitanti hanno visto andare via qualsiasi autorità. Una delle novantasei anime residenti nell’isola è il tenente del battaglione San Marco Vanni Lucchi, 25 anni, ferito sul fronte africano, in Tunisia, da “uno degli infiniti proiettili sparati durante i continui mitragliamenti dal cielo”, convalescente presso Villa Amaryllis la dimora di famiglia, “alta sulla collina e dominante il porto”. Un giorno da una motovedetta sbarcano i tedeschi, comandati dal colonnello Alfred von Middendorf e dal capitano Luz Mayer, i soldati sono accompagnati da Cristina, una giovane bionda con gli occhi azzurri, coperta da capo a piedi da un pastrano militare. Cristina e Vanni si sono conosciuti in un’altra vita, prima della guerra, nell’estate del 1938, quando l’Italia fascista aveva bandito raduni per “irrobustire fede e muscoli delle generazioni più giovani”. Durante i Littoriali dello Sport, l’atleta Vanni era rimasto colpito dallo sguardo inconfondibile di una giovane canoista, quello stesso sguardo che cinque anni dopo, sulla banchina del porto, aveva suscitato in lui la stessa emozione. Adesso Cristina è diventata l’interprete del distaccamento germanico, conosce l’italiano e il tedesco perché è altoatesina, ed è incaricata di una particolare missione. Una postazione radio deve essere installata sulla montagna più alta del luogo, strategica per intercettare le rotte di bombardieri alleati in volo verso nord. Villa Amaryllis viene sequestrata: le camere al secondo piano sono destinate ai due ufficiali, il pianterreno “è perfetto per i nostri impianti”.

Navigando indietro nel tempo, il documentarista Quilici narra “una storia minore, quasi del tutto ignota”, un atto eroico realmente accaduto, un uomo che tenta l’impossibile per sfamare meno di un centinaio di persone, rimasto impresso nella sua memoria. Una pagina triste “di un passato relativamente recente”.