L’ombrello di Noè. Memorie e conversazioni sul teatro
- Autore: Andrea Camilleri
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Casa editrice: Rizzoli
"L’ombrello di Noè. Memorie e conversazione sul teatro", a cura di Roberto Scarpa (Milano, Rizzoli 2001) è un’opera indispensabile a caratterizzare il Camilleri regista che, attraverso il racconto della sua passione per le scene, ci accompagna alla scoperta dei codici teatrali. Magnifico il suo bagaglio esperenziale intessuto di ricordi e di riflessioni.
Il libro, oltre a una prefazione e all’intervista condotta da Roberto Scarpa, comprende due preziosi interventi su Pirandello. Seguono le relazioni su Beckett, Genet e Adamov. Interessanti altresì il testo su La Tempesta scespiriana, gli interventi su Silvio D’Amico, nonché un’intervista in pubblico a Orazio Costa. A chiusura, subito dopo le abbondanti “Note”, è riportato il titolo delle regie teatrali e televisive, radiofoniche e liriche da lui effettuate In merito ai suoi incontri, apprendiamo dell’amicizia con Sharoff e Adamov. Specificamente Camilleri parla con trasporto affettivo di due figure di rilievo nel suo processo di formazione: Orazio Costa e Silvio D’Amico. Eduardo, Peppino e Titina De Filippo sono soltanto alcuni nomi tra gli illustri personaggi con cui egli si è rapportato. Ma il teatro che cos’è? Questa la domanda che nel corso dell’intervista acquista particolare incidenza e significato. La risposta può essere individuata in più direzioni. Nel capitolo “A proposito di Pirandello” sono dense le considerazioni sulla distinzione tra narrazione letteraria e rappresentazione teatrale. E’ poi nel capitolo “L’ombrello di Noè – A colloquio con Andrea Camilleri” che vengono chiarificate sia le curiosità del lettore sul titolo del libro sia la semantica, appunto, della voce “Teatro”. La risposta più convincente, a parere di Camilleri, è quella data da Silvio D’Amico:
"Sta per scoppiare il diluvio universale. Noè si affretta a far entrare nell’arca una coppia di tutti gli animali della terra. Poi comincia a piovere. Diluvia per giorni e giorni. Ogni tanto Noè è costretto a salire sul ponte per vedere come stanno le cose. Nella speranza di non bagnarsi si è costruito un rudimentale ombrello. Ogni volta che sale sul ponte, apre l’ombrello. E si bagna, naturalmente, ma l’ombrello gli ha dato l’illusione di averlo in qualche modo riparato. Ecco questo è il Teatro: l’ombrello di Noè".
Fuor di metafora, la cui totale decifrazione potrà scoprirsi nel corso della lettura del libro, il teatro è inteso come “macrosistema segnico”, atto a provocare illusione nello spettatore a condizione che costui creda nella finzione degli attori e vi si coinvolga con atteggiamento estremamente partecipativo. Tante le sagaci osservazioni in questo percorso, dove l’affabulazione si coniuga con la scientificità del discorso. Annota Scarpa:
“Amore, ma non per tutto il teatro indistintamente, non per tutti i suoi abitanti: per quel teatro nel quale gli attori e gli spettatori si cercano, temono di perdersi, e per questo continuano a cercarsi; per quell’attore e quello spettatore che desiderano essere allievi l’uno dell’altro”.
Vale allora la pena di affrontare e di evitare i pericoli in cui si può incorrere, accostandosi alla grande molteplicità di sollecitazioni offerte da Camilleri: nel libro la ricerca della verità sul teatro è così intrigante da farli vanificare, anche perché ogni brano è animato dal sentimento d’amore per il palcoscenico e per i suoi protagonisti.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’ombrello di Noè. Memorie e conversazioni sul teatro
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