L’ora blu delle fiabe
- Autore: Ilse Herlinger Weber
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Edizioni Paoline
- Anno di pubblicazione: 2014
Le favole dell’ora che volge al sonno raccontate dalla scrittrice ebrea.
L’ora blu delle fiabe di Ilse Herlinger Weber è un progetto scolastico diventato un libro, un volume di tenere fiabe, ma anche un nuovo drammatico documento sull’Olocausto, nonostante l’innocenza dei testi. Perché l’autrice era un’ebrea deportata nei lager, come i piccoli pazienti ai quali leggeva le favole, bambini reclusi nel campo di raccolta e transito di Theresienstadt in Boemia (Terezin in ceco). Quasi tutti non sono sopravvissuti, ma sarà stata una consolazione la voce rassicurante di zia Ilse, nell’ora dolce delle fiabe, poco prima di dormire. Ascoltare sdraiati nei lettini le avventure di eroi e personaggi della tradizione israelita li accompagnava nel mondo fatato della fantasia, lontano per qualche minuto dalla convivenza forzata con la morte cui erano costretti dal sistema concentrazionario creato per annientare la popolazione ebraica. Erano future vittime anche loro, infatti, della famigerata soluzione finale, pianificata dai nazisti.
Endlösung der Judenfrage, perfino l’espressione tedesca ha il suono di una macchina dentata che stritola. Era il risultato della farneticante teoria di superiorità razziale sostenuta da Adolf Hitler, stupida faccia da schiaffi, figura umana ripugnante, lo definiva senza mezze misure Ilse Herlinger Weber, in una lettera all’amica svedese Lilian.
Frau Weber, ceca ma di lingua e cultura tedesca, era l’autrice di una raccolta di favole che arriva da lontano. Le Edizioni Paoline l’hanno pubblicata l’anno scorso, col titolo “L’ora blu delle fiabe. Nel ghetto di Theresienstadt” (160 pagine 15 euro), concedendo visibilità nazionale al risultato straordinario di un progetto scolastico condotto dagli alunni del Liceo Leonardo da Vinci di Civitanova, sei classi del linguistico ed una dello scientifico, coordinate dalla docente Rita Baldoni. Sempre delle ragazze e ragazzi dell’istituto marchigiano sono i disegni, selezionati dal prof. Maurizio Bravetti, che caratterizzano e commentano tutte le pagine delle venti storie.
Gli originali in tedesco, sui quali è stata realizzata la traduzione, sono stati messi a disposizione da Hanus, il figlio maggiore di Ilse, sfuggito al destino del campo perchè affidato dalla madre a Lilian, all’età di otto anni. Anche il papà e marito riuscì a non soccombere ai lager. È stato Willi Weber infatti a rendere noto nel dopoguerra l’impegno della moglie nel ghetto di Terezin, dove la famiglia era stata internata nei primi di febbraio del 1942. La colpa? Essere ebrei: sono stata educata come tedesca, scriveva Ilse, ma dopo l’avvento di Hitler non sono più considerata tedesca. Si adoperava con tutte le sue forze e senza mezzi per curare i bambini malati, sollevandoli il più possibile dalla condizione miserevole, circondati dalle mura dell’antica fortezza e da un muro ancora più alto di odio razziale.
Avviata successivamente nei campi di sterminio, non ce l’hanno fatta, così come il figlio minore Tommy. Hanus si è invece ricongiunto al padre.
Ilse Herlinger era scrittrice e poetessa fin da bambina. Nata nel 1903 a Ostrava, nel 1928 firmava la prima raccolta di fiabe ed era considerata una promessa della letteratura per l’infanzia. Numerose stazioni radio trasmettevano le sue favole ebraiche, interpretate anche da attori ariani, anche se nella fitta corrispondenza con Lilian ci si accorge della progressiva chiusura delle autorità nei suoi confronti, fino alla messa al bando dei testi, dopo l’annessione alla Germania, nel 1938. Era una donna colta, amava la musica, adorava la tradizione favolistica nordica (Andersen e i fratelli Grimm), lavorava in radio e scriveva per diverse testate giornalistiche.
Le sue favole raccontano anche della diaspora e della fuga lontano dalla terra d’Israele, della lotta per la salvezza, dei pericoli ai quali gli ebrei sono stati sempre esposti. Sono uno specchio magico che consente di conoscere un popolo, di le sue tradizioni, la sua cultura. È un messaggio di fratellanza affidato ai bambini e che soprattutto oggi favorisce un incontro.
I proventi dai diritti d’autore sono devoluti a fini esclusivamente benefici. Si vuole concorrere a realizzare il sogno della scrittrice ebrea: raccogliere denaro, fin da allora, per chi ne aveva più bisogno.
Sono stati quindicimila i minori deportati nell’Alterghetto di Theresienstad, noto come il lager dei bambini. Ne sono tornati solo un centinaio e nessuno aveva meno di quattordici anni.
L'ora blu delle fiabe. Nel ghetto di Theresienstadt
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