L’ufficiale dei matrimoni
- Autore: Anthony Capella
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2015
Chi ha amato i romanzi di Anthony Capella già pubblicati in Italia, Il profumo del caffè e Il pasticciere del re, non potrà fare a meno di abbandonarsi nuovamente ai piaceri del palato, sollecitati dall’ultima uscita dello scrittore di origine ugandese: “L’ufficiale dei matrimoni” – (Neri Pozza, 2015).
Una storia d’amore, di guerra e di passione, di cibo e di passione per il cibo, ambientata nella Napoli del 1944, durante l’occupazione degli Alleati, nella Seconda Guerra Mondiale.
Siamo nel 1940, alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia fascista.
Livia Pertini rappresenta la tipica bellezza meridionale, capelli scuri e curve voluttuose, decisa ed esuberante; insieme alla sorella e al padre, si occupa con successo della fattoria e dell’annessa osteria di uno dei tanti paesini sulle pendici del Vesuvio: la ricchezza del territorio permette loro di coltivare una grande quantità di verdure e di allevare bufale che danno latte bianco come la porcellana, con cui produrre diverse specialità, come la burrata, conosciuta persino a Napoli. Prodotti che vengono poi trasformati dalle sapienti mani di Livia nei piatti più saporiti della tradizione campana.
Livia si innamora per la prima volta il giorno dell’annuale Festa delle Albicocche e del concorso per la ragazza più graziosa della zona: il fortunato è Enzo, il ragazzo in uniforme da soldato che tenta un approccio proprio nel suo regno, la cucina dell’osteria:
“L’uniforme recentemente ridisegnata da Mussolini metteva in risalto i fianchi stretti e le spalle larghe, e gli occhi scuri le sorridevano da sotto il berretto, posato un po’ di sghembo sui riccioli folti. Pelle abbronzata, denti bianchissimi e un’espressione maliziosa, che denotava grande sicurezza. Un pappagallo, pensò Livia.”
Un “pappagallo” che riesce, però, a far breccia nel cuore della ragazza.
Dopo un breve fidanzamento e il matrimonio, sorgono le prime incomprensioni dovute al carattere geloso del marito e alla sua nuova vita a Napoli, con la suocera che non le permette neppure di andare al mercato per la spesa, pur di evitare di esporla agli sguardi eloquenti degli uomini. Tuttavia, nel complesso, la situazione è soddisfacente: nonostante l’impossibilità di cucinare per tante persone, Livia è felice e la vita che l’aspetta potrebbe ripercorrere le tappe di quella della suocera o della madre, se non fosse per una serie di eventi che la travolgeranno quasi come l’eruzione del vulcano.
Sono passati quattro anni dal matrimonio e dalla partenza di Enzo per il fronte: quando Mussolini aveva dichiarato guerra, il giovane se n’era andato con un bacio e un cenno della mano, sicuro di tornare nel giro di un paio di mesi, ma questo non è avvenuto ed ora è subentrata anche l’incertezza dovuta alla mancanza di sue notizie.
Dopo l’occupazione tedesca e l’arrivo degli alleati, la situazione già precaria della famiglia di Livia – che nel frattempo è tornata a vivere col padre e la sorella, – peggiora quando, in seguito a una soffiata, un gruppo di soldati australiani sottrae loro, con una brutalità imprevedibile, il poco cibo rimasto, uccidendo anche una delle due bufale.
Nel frattempo, a Napoli, il Field Security Service, il servizio di spionaggio britannico, si è insediato in un antico e ancora sfarzoso palazzo, in condivisione con gli americani.
E’ qui che viene assegnato il ventiduenne capitano James Gould, il nuovo “ufficiale dei matrimoni”.
La sua prima sensazione è che la città in cui si trova somigli più a un suq africano; fra vicoli stretti, labirintici e incredibilmente affollati di acquirenti e venditori, su una serie di bancarelle sono infatti esposte merci e dotazioni militari di ogni tipo: razioni, coperte, stivali, sigarette, penicillina, cavi telefonici. Dopo che i tedeschi hanno arruolato a forza tutti gli italiani abili e li hanno mandati a combattere in Russia o nei campi di lavoro, l’economia è crollata facendo del mercato nero e della prostituzione tutto ciò che resta per sopravvivere.
Il compito di James, come gli viene spiegato dal maggiore Heathcote, è di impedire ai loro connazionali di sposarsi, evitando fin troppo facili unioni fra donne del posto e alleati:
“Il matrimonio rammollisce i soldati e causa uno scontento senza fine. Nessuno vuole morire quando ha una señorita italiana che gli scalda il letto a cento chilometri dal fronte.”
All’inizio, il giovane, che ha poca esperienza del mondo come dei sentimenti (la fidanzata inglese lo ha appena lasciato e la sua verginità lo ossessiona), affronta il proprio lavoro con caparbietà, senza lasciarsi intimidire dalle consuetudini – tentativi di corruzione, falsi informatori e false informazioni – e dai mille espedienti utilizzati per convincerlo della serietà delle intenzioni dei due presunti innamorati. Per un certo periodo, egli riesce a trovare motivazioni accettabili per impedire le nozze, almeno fino a quando la donna che aveva conosciuto per caso durante un controllo, alla guida di un carro armato tedesco trasformato in trattore, Livia, non prenderà il posto dell’improbabile cuoco Malloni.
La donna, ormai vedova, si dimostra una cuoca esperta ed efficiente e risveglia, con una cucina creativa, ricca di sapori e di sensualità, appetiti che James non sapeva neppure di avere, cambiando così anche il suo modo di vedere il mondo.
In tempo di guerra, però, nulla si ottiene facilmente e a complicare la situazione interviene l’eruzione del Vesuvio e le lascive avance di Alberto Spenza: da venditore di nastri ha fatto fortuna con il mercato nero e non sembra avere problemi ad ottenere ciò che vuole ormai da troppo tempo.
Ne “L’ufficiale dei matrimoni” realtà storica e finzione si fondono con eleganza, in una trama dal ritmo sostenuto, con personaggi perfettamente caratterizzati, equivoci e situazioni a volte esilaranti, dialoghi pungenti, con molti modi di dire tipici della cultura napoletana.
La vicenda, ispirata a personaggi realmente vissuti e a fatti accaduti, si inserisce nel contesto della Seconda Guerra Mondiale senza per questo negare o banalizzare la tragicità degli eventi che vengono descritti – la fame, la povertà e il mercato nero, la prostituzione e il dilagare delle malattie a trasmissione sessuale, la difficile avanzata del fronte verso Roma, l’eruzione del Vesuvio.
In questo contesto bellico, si inseriscono però altri generi di “guerra”, come quella privata di Livia contro la sopraffazione dei prepotenti o quella, combattuta soprattutto a tavola o fra le lenzuola, che contrappone due culture molto diverse, l’italiana e l’inglese: diretta, impulsiva e accomodante la prima, razionale e intransigente la seconda.
Alla fine, le differenze, più che dividere, uniranno i due innamorati.
Naturalmente, l’ingrediente principe di questo romanzo è il cibo, che l’autore conosce ed è in grado di descrivere in tutte le sue sfumature: dalla specificità dei tanti prodotti tipici del territorio rurale campano, alle ricette della tradizione, rivisitate, di volta in volta, a seconda delle necessità e degli ingredienti a disposizione di Livia, in un tripudio di sapori, aromi, colori e sensazioni tattili.
Esso è alla base della storia d’amore fra i due protagonisti, veicolo di comunicazione, espressione del ricevere, dell’esplorare, del desiderare e del piacere di condividere: il cibo e il modo di cucinarlo diventano così un vero e proprio linguaggio, un sistema di segni e di valori, che Capella inserisce in contesto originale e con una leggerezza che non diventa mai superficialità.
Qualità che, nel vasto panorama della letteratura di genere, assegnano a questo romanzo un ruolo inedito e più che autorevole.
L'ufficiale dei matrimoni
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