L’ultima diva
- Autore: Flaminia Marinaro
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2022
Fazi pubblica nella collana “Le strade”, L’ultima diva (2022) di Flaminia Marinaro, opera prima della giornalista e conduttrice radiofonica, che rievoca la vita della celebre attrice Francesca Bertini, pseudonimo di Elena Seracini Vitiello (Prato, 5 gennaio 1892 – Roma, 13 ottobre 1985).
“D’ora in poi ti chiamerai Francesca. Francesca Bertini. E farai l’attrice. Gli attori, io, li riconosco a occhio!”
Era stato il celebre attore e commediografo Eduardo Scarpetta il primo a intuire l’innato talento dell’ultima diva quando era solo una giovinetta, che mai avrebbe immaginato quel futuro di gloria che la stava aspettando. La piccola Elena era giunta a Napoli con la nonna materna Ermelinda nel 1900; in via Foria viveva sua madre Adelaide con il marito Arturo Vitiello, di mestiere trovarobe. Nell’Istituto Edmondo De Amicis, considerato uno dei migliori di Napoli, il destino le aveva fatto conoscere e far diventare sua compagna di banco Maria Scarpetta, figlia di Eduardo, il più importante nome del teatro napoletano tra Otto e Novecento nonché padre dei tre fratelli De Filippo, figli mai riconosciuti.
La prima volta che era entrata in casa Scarpetta al Vomero, denominata Villa “La Santarella” perché Scarpetta ne aveva finanziato la costruzione con gli incassi di una commedia così intitolata, Elena era rimasta incantata dallo splendore degli arredi della magione e dalla simpatia seducente del padrone di casa, dal sorriso tondo e sornione. Lì, dove Elena avrebbe conosciuto la scrittrice e giornalista Matilde Serao e suo figlio, il giornalista Carlo Scarfoglio, tutto era eccessivo. Del resto
“È un genio, mio padre: più fa ridere la gente, più la nostra famiglia si arricchisce”.
E il pensiero di chi legge va alla recente pellicola cinematografica di Mario Martone Qui rido io (2021), con protagonista Toni Servillo in una superba prova attoriale.
Scarpetta aveva proposto alla giovane Elena di iniziare a lavorare nella sua compagnia teatrale, ormai diventata Francesca nell’animo la ragazza aveva accettato, consapevole di dover iniziare dal basso, come figurante. Questa piccola figurante senza esperienza, notata e corteggiata da Salvatore Di Giacomo, però veniva mangiata con gli occhi dal pubblico maschile. Il destino ancora una volta aveva fatto il suo giro. Una sera a teatro l’avvocato Gerolamo Lo Savio, consigliere delegato della società Film d’Arte Italiana-Pathé, e il commendatore Adolfo Re Riccardi, impresario teatrale, provenienti da Roma, si erano affacciati nei camerini, facendo una proposta a Francesca che non avrebbe potuto assolutamente rifiutare: una scrittura per la parte di Leonora in una riduzione del Trovatore di Giuseppe Verdi, diretta da Monsieur Gasnier. Non era una parte teatrale, si parlava di una pellicola cinematografica, dove ci si esprime con i gesti e lo sguardo.
“Erano gli ultimi istanti della sua carriera teatrale, presto il sipario della vita si sarebbe riaperto per la prima scena del secondo atto”.
Francesca Bertini, diva del cinema muto, fin da giovanissima dalla grande maturità espressiva, una specie di camaleonte, capace di superarsi in ogni occasione, rivive in questa bellissima biografia romanzata. Primo esempio di diva cinematografica, Francesca Bertini incarnò volti e anime di donne molto diverse tra loro, collezionando interpretazioni emozionanti e imponendosi come regina incontrastata del cinema italiano.
Nel volume, dedicato “A zia Checca, al pubblico, alla potenza degli applausi”, la brava autrice narra la vita pubblica e privata fin dagli esordi teatrali per arrivare al top della trionfale carriera di questa attrice dalla splendida tecnica recitativa. Francesca Bertini, o meglio Zia Checca, era amica dei genitori di Flaminia Marinaro, si sa che i grandi attori non scendono mai dal palcoscenico, quindi la Bertini adorava raccontare la sua vita e: “Questa storia è nata dai suoi tanti racconti, che ho voluto restituire al pubblico che non l’ha conosciuta”, chiarisce Flaminia Marinaro nelle pagine finali del testo.
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