L’ultima lettera
- Autore: Sarah Blake
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2012
“Qui Frankie Bard della CBS News. Vi parlo da Londra. Buona sera a tutti”. Regno Unito, 1940. La corrispondente di guerra americana trasmetteva negli USA “alla gente che ascoltava la radio comodamente seduta sulla poltrona di casa” che cosa stava accadendo nella vecchia Europa tenuta sotto scacco dalle truppe di Hitler. Cinquemila km di distanza separavano le sponde americane dalle bianche scogliere di Dover, nonostante ciò la violenza dei blitz aerei notturni che infierivano con perfidia e determinazione sulla popolazione britannica non erano mai stati così palpabili. “La guerra era piovuta dal cielo e si era insediata in città”.
Dall’altra parte dell’Oceano Atlantico nella cittadina di Franklin, estrema propaggine delle coste del Massachusetts nella penisola di Cape Cod, Iris Janus direttrice dell’ufficio postale ascoltava i reportage della giornalista ammirata dal coraggio e dalla tenacia degli inglesi. Anche Emma, la giovane sposa di Will Fitch, il medico condotto di Franklin, non si perdeva una puntata delle cronache della giornalista “venuta a Londra per raccontare agli americani come stavano le cose”. Nel settembre del ’40 le bombe cadevano su Coventry, su Londra e sul Kent, i bambini venivano sfollati nelle campagne mentre in silenzio “gli ebrei erano sottoposti a un pogrom incessante, permanente”. Frankie Bard annotava tutto, perché per lei “fare giornalismo aveva sempre significato allineare una serie di dettagli”, trovarsi al centro dell’azione per descriverla e quindi capirla nel momento nel quale il buio e il terrore erano piombati sull’intera Europa e “con la regolarità delle bombe, con la sistematica comparsa della Luftwaffe i tedeschi si stavano giocando la vittoria”. Gli americani anche grazie a testimonianze come quella di Frankie “sempre più donne si stavano facendo strada nel mondo dell’autentico giornalismo di guerra”, cominciavano a capire che “quell’unico oceano, è la sola cosa che si frapponga tra noi e la vittoria”. L’ultima lettera proveniente da Londra avrebbe legato per sempre un’intrepida e valorosa giornalista, “una giovane orfana dagli occhi severi” e una donna che era tornata inaspettatamente a credere all’amore.
L’ultima lettera (Mondadori, 2012 - titolo originale: The Postmistress), perfetta ricostruzione di un’epoca, è nata dalla lettura dell’autrice delle missive che “i miei nonni si erano scambiati nel periodo in cui il nonno era arruolato nella Marina di stanza nell’Oceano Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale”. Infatti, prosegue Sarah Blake “la lettera che la direttrice dell’ufficio postale avrebbe scelto di non consegnare poteva essere stata scritta da un uomo alla moglie rimasta in patria”. Il senso più profondo di questo libro fatto di piccole storie, di gesti di eroismo, di persone che cercano di sopravvivere in tempo di guerra “non ho nulla da offrire se non sangue, fatica, lacrime e sudore” (Winston Churchill, Discorso alla Camera dei Comuni 13 maggio 1940) e di un popolo che sa che toccherà ai propri padri e figli liberare il mondo dalla follia imperante hitleriana, si trova nella frase d’inizio del volume scritta in The Face of War da Martha Gellhorn, considerata una delle più grandi corrispondenti di guerra del XX secolo.
“La guerra accade alle persone, alle singole persone. È davvero tutto ciò che ho da dire e mi sembra di dirlo da sempre.”.
“Qui Frankie Bard, da Londra. Buonanotte”.
L'ultima lettera
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