L’ultima settimana di maggio
- Autore: Pietro Gattari
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Castelvecchi
- Anno di pubblicazione: 2014
“La lotta è una necessità. La distruzione del nemico è l’unica conclusione accettabile della nostra diversità. Questa diversità ha un nome: superiorità. Della nostra razza, di quella del popolo italiano, padre nobilissimo della civiltà europea.”
Anche in quella sera dell’ultima settimana di maggio del 1915 nell’affollata terza saletta del Gran Caffè Aragno di Roma “illuminata da scintillanti cristalli variopinti che diffondevano la loro calda luce sugli ampi divani e i grandi specchi alle pareti”, era in atto una furiosa discussione. In quei fatidici giorni che precedevano l’imminente entrata in guerra dell’Italia nel Primo Conflitto Mondiale, gli scrittori Ruggero Fauro e Scipio Slapater erano protagonisti di un acceso diverbio.
Entrambi triestini di nascita, stessa formazione e ambienti accademici, comune rottura irreversibile con il proprio passato, convinti assertori che le terre italiane rimaste soggette all’Austria dopo il 1866 dovessero tornare all’Italia. La parola d’ordine “in grado di accelerare il battito del cuore nazionale” era “Trento e Trieste!”.
Anche i futuristi capitanati da Filippo Tommaso Marinetti volevano la guerra esaltandone la bellezza brutale e rivoluzionaria. Dello stesso avviso era il Vate Gabriele D’Annunzio mentre Benito Mussolini si era appena convertito alla causa dell’intervento che gli aveva causato l’espulsione dal partito socialista. In compenso Mussolini aveva fondato il nuovo giornale Il Popolo d’Italia. Allo scoppio della Grande Guerra, il nostro Paese era rimasto neutrale in linea con l’articolo 7 del Trattato della Triplice Alleanza (1882) che univa l’Italia alle sorti della Germania e dell’Austria, ma la Penisola era divisa tra neutralisti (socialisti, cattolici e giolittiani) e interventisti (interventisti democratici, socialisti riformisti, nazionalisti e liberali).
Il Patto segreto di Londra (26 aprile 1915), che aveva impegnato l’Italia a entrare in guerra non più tardi dell’ultima settimana di maggio a fianco delle potenze dell’Intesa (Impero Britannico, Francia e Impero Russo), aveva di fatto sancito la rottura da parte del Regno d’Italia della Triplice Alleanza. Restava solo il problema del governo italiano di come far digerire al Parlamento, in maggioranza neutralista, l’entrata in guerra. Era bastato attuare uno stratagemma tra il Re Vittorio Emanuele III, capo delle forze armate e il Presidente del Consiglio dei Ministri Antonio Salandra. Il 24 maggio 1915 l’Italia entrava in guerra, “l’esercito marciava”. Per gli interventisti quella domenica di Pentecoste rappresentava un autentico giorno di festa, per chi aborriva la guerra, invece, già pensava al suo spaventoso significato: morte, distruzione, soldati al fronte e razionamento.
“Soldati di terra e di mare! L’ora solenne delle rivendicazioni nazionali è sonata.”
Filippo, cameriere al Gran Caffè Aragno di Corso Umberto, provava una profonda ammirazione per Slapater, il ventenne era affascinato dal magnetismo dello scrittore, dalla sua personalità e dalla sua cultura. Per Filippo, servire ai tavoli della terza saletta dello storico Caffè rappresentava un onore anche se le mance erano più magre rispetto a quelle che si potevano spuntare nelle altre sale del Gran Caffè, frequentate dalla borghesia romana e dal personale proveniente dai vicini palazzi della politica.
“Ma per Filippo la sala gialla era la palestra delle idee che meritavano di essere conosciute e meditate: la sua scuola di insegnamento. I suoi docenti erano quei giovani intellettuali, scrittori, artisti meno che trentenni, cui sarebbe spettato il compito di educare la nazione finalmente riunita e tutti gli italiani come lui. Passando per quella guerra che stava arrivando, inevitabile come i conti del destino.”
Pietro Gattari, ne "L’ultima settimana di maggio" (Castelvecchi, 2014), delinea la figura del volontario Filippo, il quale nel maggio del 1915, come centinaia di migliaia di coetanei, era salito sulle tradotte militari per andare a schierarsi lungo un fronte di non meno di seicento chilometri. Giovani in divisa grigioverde all’oscuro di quello che li aspettava, perlopiù contadini che avevano lasciato la vanga per imbracciare il moschetto.
“Gli era stata rappresentata la narrazione ieratica di una guerra santa e, in quanto tale, coronata da immancabile successo.”
Luigi Cadorna, comandante in capo dell’esercito italiano, convinto assertore dell’avanzata, sempre e comunque, su qualsiasi terreno e in qualunque condizione, aveva portato in guerra soldati largamente impreparati in termini di tecnica, organizzazione e armamenti. Il nemico, al contrario, era meglio preparato e armato, abituato a vincere tutte le guerre e soprattutto intenzionato a non regalare la terra agli italiani. Tutto questo il giovane Filippo, abbandonata la sua Roma che vedeva dal terrazzo della sua abitazione, un appartamento all’ultimo piano di un convento seicentesco riadattato in via dei Pettinari, vicino a Campo de’ Fiori, l’avrebbe scoperto ben presto. Dopo aver partecipato alle offensive sull’Isonzo, Filippo a Lozzo di Cadore avrebbe incontrato Galilea, con la quale costruire un futuro insieme. Ma la disfatta di Caporetto era alle porte.
Nella nota finale l’autore, medico e scrittore appassionato di storia, precisa che i protagonisti del romanzo, Filippo e Galilea, sono realmente esistiti. Le loro vicende furono raccontate al bambino Pietro dalla stessa Galilea.
“L’impressione che destò in me una storia così bella e difficile, totalmente immersa nell’apocalisse della Prima Guerra Mondiale, mi ha accompagnato per tutta la vita.”
L'ultima settimana di maggio
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Romanzo meraviglioso da leggere tutto d’un fiato. Racconto avvincente, preciso e dettagliato. Complimenti all’autore!
Un libro bellissimo. Tutto quanto è necessario sapere su come si svolse la Grande Guerra, e sull’Italia di allora. Emozionante. Un grande scrittore.
Bellissimo romanzo che ho letteralmente divorato.Coinvolgente e dettagliato, mi ha fatto capire molti aspetti che non conoscevo della 1’ guerra mondiale. Mi farò promotore in modo che questo libro possa essere letto da più persone possibili.
Ho letto questo libro per fortuna in due giorni di vacanza perché una volta iniziato non l’ho più abbandonato fino alla fine. La storia della prima guerra mondiale si intreccia in modo sapiente con le vicende della vita delle persone. Un libro bello, emozionante, scritto con amore e con grande competenza storica.