L’ultimo avventuriero di Harold Robbins

Il protagonista indiscusso di L’ultimo avventuriero di Harold Robbins (Sonzogno, 1978, trad. di M. Gasperini) gioca a polo, viaggia per il mondo, conosce la gente giusta, ha frequentato le scuole migliori e sa come piacere alla gente, soprattutto alle donne.
Un signor protagonista, oserei dire. D’altra parte è il figlio di un diplomatico importante, ergo ha le mani in pasta dappertutto. E intendo proprio dappertutto.
Si sa, in certe situazioni i soldi e gli agi non mancano mai. E poi la vita può essere così noiosa…
Così Dax, questo il nome del nostro protagonista, passa da un intrigo all’altro, senza remore, senza nemmeno guardare in faccia l’avversario o l’alleato, dipende dai casi.
Ora è impegnato a salvare il regime dittatoriale del Corteguay, ma non sarà affatto facile.
Non lo è mai, certo, eppure questo nuovo compito sembra più arduo, quasi a nascondere una difficoltà che il nostro non ha mai affrontato o calcolato.
Vincerà ancora, come sempre.
O forse no?

Con L’ultimo avventuriero, Harold Robbins ci porta in uno scenario vecchio di decenni ma, nonostante questo, la sua penna così decisa e ammaliatrice non faticherà a farci sentire a nostro agio, nonostante sappiamo poco o niente di quei tempi.
Senza contare i personaggi che affolleranno le pagine, il nostro protagonista in primis, che magari immagineremo con il volto del nostro attore preferito. E anche gli altri, comprimari o meno, che lo accompagneranno in questa vicenda turbolenta.

Un libro dedicato a chi ama l’azione, le avventure, i misteri e le storie d’amore e sesso.
Insomma un libro universale che accontenterà finanche i palati più fini. Una storia semplice da seguire e impossibile da lasciare, pagine da sorseggiare avidamente, questo perché il libro è davvero corposo. Ma se siete in vacanza, in pensione o comunque avete molto tempo libero, sono certo che divorerete questo libro in men che non si dica. Da leggere e vivere, pagina dopo pagina. Vi assicuro che non ve ne pentirete.