L’ultimo canto d’amore
- Autore: Daniela Raimondi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2015
L’ultimo canto d’amore di Daniela Raimondi è il quinto ebook premiato dalla quinta edizione di IoScrittore, torneo letterario gratuito del Gruppo editoriale Mauri Spagnol.
Persia, maggio 1886. “Continua, ti prego, non ti fermare”. Erano state queste le prime parole che Vasilij Zacharev aveva rivolto a Mahasti quando l’aveva sentita cantare per la prima volta. Entrambi si trovavano a Teheran nel grande giardino della casa del padre della giovane, poco più che un’adolescente, figlia minore del commerciante Sahid. Mahasti, ben vestita e priva di velo, zigomi alti, pelle ambrata, labbra piene, corpo esile e capelli raccolti in grosse trecce, stava in riva al lago ed era circondata da sette pavoni. Mahasti era sicuramente bella ma ciò che aveva colpito il mercante di spezie russo era stata la sua voce. Un timbro chiaro e ben impostato, ma con dentro qualcosa di tenero, di ancora infantile. Vasilij, biondo con gli occhi azzurri aveva subito intuito l’energia straordinaria che usciva da quel corpo minuto, l’uomo non aveva mai sentito nessuno cantare con un simile talento.
“Ti giuro che chiuderò gli occhi, ma tu non smettere di cantare”.
Appena Mahasti aveva ricominciato il canto, i sette pavoni aprirono tutti insieme la coda muovendosi in un grande cerchio d’azzurro e di turchese, di sfumature color del rame e dell’oro, di bagliori verdi, azzurri e viola. Vasilij aveva avuto chiara la certezza di non poter più rinunciare a lei, la sera stessa il mercante si era presentato al cospetto di Sahid chiedendo in sposa la figlia. Il commerciante non era tanto sicuro di questo matrimonio, Mahasti era ancora una bambina, Vasilij non possedeva una goccia di sangue nobile nelle vene e in più l’uomo avrebbe condotto sua figlia in Europa. Del resto non era semplice trovare a Teheran un marito per Mahasti, che aveva “stravaganti abitudini”. La ragazza non era come le altre sue figlie, anzi non era come nessuno. Dio le aveva dato in dono una voce prodigiosa e una bellezza rara, “ma chi l’avrebbe voluta con le sue stranezze?”. Sì, perché Mahasti nascondeva dentro di sé qualcosa di grande, un regalo del cielo, la sensibile ragazza sapeva leggere i pensieri degli altri. Sua madre Fatima era convinta che la figlia non fosse fatta di carne ma di una materia diversa, “che non è di questo mondo”. Fatima aveva avvisato di questo Vasilij ma il mercante non si era scoraggiato, sedotto dal fascino che la ragazzina esercitava su di lui. Dopo il matrimonio gli sposi avevano lasciato Teheran a cavallo, trascinando il carro con la dote della ragazza e dopo aver attraversato il Medio Oriente, avevano proseguito per il Nord Europa, viaggiando per anni nel Vecchio Continente: Austria, Germania, Olanda, Spagna, Italia, Francia. La cosa insolita era che Vasilij e Mahasti non parlavano tra loro, comunicavano attraverso il corpo e la musica. Gli sposi finirono per addentrarsi in un mondo fatto unicamente di sensi e di musica, di sguardi e di penombra. Se Vasilij non volle mai dividere l’affetto di sua moglie con un figlio, non fu però capace di tenere per sé tanta bellezza, voleva che tutti gli uomini ammirassero la giovane. La voglia di esibirla prese il sopravvento, giacché “quello che unisce un uomo a una donna è spesso al di là di ogni ragione”.
Per la redazione del suo romanzo d’esordio, Daniela Raimondi, nata in provincia di Mantova, laureatasi in Inghilterra, dove ha conseguito un Master in Letteratura Ispano-Americana, già autrice di otto raccolte di poesie, ha tratto ispirazione da una foto del primo Novecento osservata presso il Museo delle Streghe situato nei Pirenei Spagnoli.
“Un uomo alto, biondo, con grandi baffi e una folta barba. Accanto a lui una ragazza esile, molto più giovane e dall’aspetto esotico. Lei indossava un costume da sirena”.
L'ultimo canto d'amore
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La storia narrata in questo libro mi intrigava molto e l’ho acquistato. Purtroppo una scrittura artificiosa, pretenziosa, vacua, profili psicologici inesistenti, trama malgrado le apparenze banale e ripetitiva, hanno frustrato ogni speranza.
Soldi (per fortuna pochi) buttati.