L’ultimo inganno di Hitler
- Autore: Matteo Rampin
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: HarperCollins
- Anno di pubblicazione: 2020
Di romanzi e film ucronici che hanno come sfondo l’esito del secondo conflitto mondiale ne sono stati realizzati diversi, un esempio su tutti La svastica sul sole di Philip Dick, da cui è stata tratta anche una serie televisiva di successo (L’uomo nell’alto castello).
Ne L’ultimo inganno di Hitler di Matteo Rampin (HarperCollins, 2020) non sono tanto le sorti della Seconda guerra mondiale a essere sovvertite dall’immaginazione dell’autore, quanto quelle del suo principale e famigerato protagonista: Adolf Hitler.
Chiuso nel suo Führerbunker, come si sa, Hitler si suicidò con un colpo di pistola alla testa e il suo corpo fu bruciato e seppellito nel giardino della Cancelleria (unitamente alla moglie Eva Braun), con una cerimonia presieduta da Joseph Goebbels, che nel frattempo era succeduto allo stesso Hitler quale Cancelliere del Reich.
Nel romanzo di Rampin è bastato anticipare l’irruzione nel bunker dei soldati dell’Armata Rossa - che per primi trovarono i resti del Führer - per far sì che Hitler non avesse il tempo di compiere il gesto estremo e venisse invece preso in consegna dai soldati sovietici, con tanto di documenti scottanti al seguito, dando così il via a tutta una serie di vicende aventi per protagonisti immediati il capopattuglia che ha catturato Hitler, poi divenuto un disertore, la giovane ufficiale sovietica Diana, messa sulle sue tracce dal generale Zukov in persona, e Douglas Kelley, lo psichiatra dell’esercito americano a cui è stato affidato il compito di interloquire con il dittatore nazista al fine di giudicarne la sanità mentale.
Fra i tre, nel corso della storia, si stabilirà un improbabile sodalizio allo scopo di arrivare per primi a scoprire il memoriale del Führer, nascosto in una località misteriosa, contenente segreti scottanti, capaci di tenere sotto scacco le potenze vincitrici.
Sono proprio gli equilibri geopolitici venutisi a creare dopo la fine del conflitto i veri protagonisti del libro, equilibri che - si suppone nel romanzo - avrebbero potuto davvero incrinarsi irreparabilmente, con conseguenze inimmaginabili, se i segreti di cui Hitler era depositario fossero divenuti di pubblico dominio.
In tutto questo complesso intreccio gioca un ruolo addirittura decisivo la Santa Sede, immaginata, a torto o a ragione, come un crocevia di spie e di mestatori nel torbido, che vedono messa in pericolo l’esistenza stessa della Chiesa, in un crescendo di tensione quasi mistica che al culmine della vicenda coinvolgerà perfino il Sommo Pontefice.
Sorvolando sui diversi colpi di scena ben costruiti che caratterizzano la trama, anche e soprattutto per non rovinare la sorpresa dei lettori, è il caso invece di fornire, a corollario del romanzo, qualche informazione biografica in più sulla figura di Douglas Kelley, personaggio realmente esistito (come d’altronde quasi tutti quelli che incontriamo nel libro, da Winston Churchill a monsignor Montini, futuro papa Paolo VI), che nella realtà non ebbe, ovviamente, occasione di interrogare Hitler, ma, nell’ambito del processo di Norimberga, ebbe modo di valutare, da un punto di vista psichiatrico, i più importanti gerarchi nazisti che ivi furono processati.
Personaggio singolare, appassionato di illusionismo, Kelley giocò un ruolo decisivo in quel processo, rimanendone a tal punto impressionato da concludere la sua vita emulando Hermann Göring: si suicidò nel giorno di Capodanno del 1958, al cospetto della moglie e dei figli, ingoiando del cianuro di potassio. Quando la realtà supera - o perlomeno si avvicina molto - alla fantasia.
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Un libro perfetto per...
Per chi ama l’ucronia e per gli appassionati di spy story.
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