L’ultimo zilath
- Autore: Fabrizio Cordoano
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2019
A Caere è cominciata, a Caere ritorna la trilogia Anime Etrusche, giunta al terzo e ultimo titolo della serie storico-romanzesca di Fabrizio Cordoano, L’ultimo zilath, pubblicato nel 2019 da Solfanelli di Chieti (174 pagine), del Gruppo Editoriale Tabula Fati.
I due volumi precedenti, a firma dell’investigatore privato per mestiere ed etruscologo per passione giovanile, sono stati I gemelli di Caere nel 2014 e L’architetto di Porsenna, apparso come sequel nel 2016, tre anni prima di questo romanzo che chiude il ciclo delle vicende dell’architetto Zatte, portentoso edificatore delle tombe più straordinarie delle necropoli etrusche.
Oltre all’incrocio, fatale per l’Etruria, tra la fine della civiltà etrusca e l’inizio di quella romana, il tema di fondo delle vicende raccontate da Cordoano è il culto dei morti, molto sentito in quel mondo antico. Un argomento che viene trattato in modo tutt’altro che lugubre nei romanzi di Caere ed è costantemente presente, senza particolari macabri. Era così, del resto, presso quelle popolazioni dell’Italia centrale 2500 anni fa: il rispetto per i defunti faceva parte della vita quotidiana nelle Dodecapoli, le dodici grandi città che costituivano il territorio etrusco.
Quella gente credeva nella sopravvivenza dopo la morte e realizzava ampie necropoli, cimiteri che erano autentiche città, con quartieri-bene, rioni di ricchi sepolcri, strade maestre e secondarie, incroci, piazze. Non mancavano zone di sepoltura ordinarie, popolari, ma pur sempre dignitose, con tombe a camera o a tumulo. Tutto era circondato da grandi mura e controllato da servizi di manutenzione e sorveglianza.
Caere non è altro che l’antico nome di Cerveteri, città rilevante della Dodecapoli (Caere Vetus, da non confondere con Caere Novus, l’attuale Ceri). È collocata a nord-ovest di Roma, di cui oggi fa parte, rientrando nella declinazione amministrativa della Città metropolitana ed è tutt’oggi un centro etrusco per eccellenza, legato a quell’antica civiltà italica proprio dalla presenza caratteristica di necropoli perfettamente conservate, per essere rimaste sepolte da strati di terriccio e riscoperte a partire dal XVII secolo. Dichiarata patrimonio dell’umanità insieme a quella di Tarquinia, la Necropoli della Banditaccia si estende a settentrione dell’abitato moderno, racchiudendo qualcosa come 20mila tombe a camera, secondo le stime. Vi si possono ammirare alcune delle sepolture più straordinarie, con eccezionali pitture decorative e straordinari manufatti: la Tomba dei Rilievi, quella dei Dolii, dei Capitelli, dei Vasi greci, risalenti al IV-III secolo avanti Cristo.
Zatte è a sua volta legato alla tecnologia funeraria tanto rilevante in quella civiltà misteriosa. E Zatte, in quest’ultimo titolo della saga, è il primattore pressoché assoluto, dopo essere stato prestigioso coprotagonista dei due precedenti.
Etrusco di Tarquinia, l’architetto e uomo di grandi doti e valori lega le due civiltà che negli anni della sua vita si stanno incontrando nel centro e alto Lazio. Siamo alla fine del periodo dei sette Re di Roma, due dei quali, i Tarquini, hanno intersecato l’esistenza di Zatte, molto stimato da un popolo e dall’altro. Etruschi e romani, ognuno lo vorrebbe per sé, per godere delle sue qualità di straordinario costruttore e della sua onestà a tutta prova.
Ha sentito il richiamo delle origini e ha accettato di assumere la responsabilità di zilath, un mandato pubblico da governatore, capo politico-militare, amministratore della giustizia. È Mach Rasnal, lo zilath supremo di Caere, avendo assunto un anno prima il ruolo affidatogli in punto di morte dal predecessore Axile.
Da quel momento, la sua vita è decisamente cambiata. Governare una grande città richiede impegno, sacrificio e tanto tempo, a scapito della famiglia. Per fortuna, sui suoi figli vegliano gli inseparabili e fedeli amici di sempre, lo scultore Vulka, l’instancabile Lauco e l’anziano Turkal, genitore dell’indimenticabile Laerthe, in gioventù praticamente un fratello.
Quella di Zatte, dei suoi amici e degli inevitabili nemici è una chiave di lettura di una vicenda dinamica, avventurosa, coinvolgente, in costante movimento nei tre romanzi della serie. Al contempo, un’altra prospettiva interessante è quella artistica, architettonica e culturale. Poi c’è quella storica, che in quest’ultimo titolo si fa particolarmente interessante, perché consente di seguire la scomparsa di una civiltà nobile ma vetusta, assimilata da una nuova, in ascesa prepotente.
Come una spugna, Roma finì per assorbire la cultura etrusca e tutto quello che la distingueva. Proprio per questo progredì tanto da diventare la padrona del mondo conosciuto. Dopo un’agonia durata qualche secolo, gli usi e costumi degli etruschi, diventati romani a tutti gli effetti, vennero dimenticati. Non rimasero tracce della lingua, della letteratura, nessuno scritto, solo qualche epigrafe tombale.
Eppure amavano scrivere e raccontare di sé come tutti. Erano anche abili artigiani, naviganti, mirabili artisti e costruttori. Impossibile che non l’abbiano documentato in atti. È più probabile - sostiene Cordoano - che siamo stati proprio i romani a cancellare ogni traccia di scrittura, rendendoci difficile riconoscere anche gli etruschi come validi antenati di cui essere orgogliosi.
Un chiarimento finale: ogni titolo vive di vita propria e può essere eletto indipendentemente dagli altri, anche senza rispettare la cronologia di pubblicazione.
L'ultimo zilath
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