L’uomo della pianura
- Autore: Paolo Roversi
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2020
Narrativa poliziesca evoluta, quasi un altro pianeta in un genere tanto amato. Paolo Roversi ha impresso un netto salto di qualità alla scrittura gialla, nel quinto episodio della serie Enrico Radeschi, che ha per protagonista il giornalista, hacker, cervellone, investigatore alternativo. Il titolo numero cinque, L’uomo della pianura, è tornato in circolazione a settembre 2020 per Marsilio, nella versione pocket dell’Universale Economica Feltrinelli (le due “case” sono in partnership, 266 pagine). La prima edizione data invece 2009.
Per la pentavventura del cronista di nera sul Giallone, l’inseparabile Vespone colorato con la vernice spray. Roversi ha puntato su due segmenti narrativi distinti ma convergenti e su tre moduli stilistici.
Il primo segmento fa capo al racconto in prima persona del percorso che ha portato Hurricane a diventare un criminale tra i più temuti. È il vero protagonista di questo romanzo e c’è molta crudeltà in questa fase storico-progressiva della narrazione, negli habitat violenti del carcere e della mala. Quando invece il racconto si sposta su Enrico e sui poliziotti e Carabinieri, si sviluppa in terza persona e si colora perfino di momenti divertenti, per stemperare la tensione creata nelle pagine della Milanonera. In aggiunta, una volta completato l’iter formativo del superdelinquente, dalla metà in poi il taglio narrativo si fa più attento ai risvolti psicologici e alle ragioni dei comportamenti.
“Sono entrato a San Vittore da innocente il 29 maggio 1975 e ne n sono uscito criminale ventotto mesi dopo”.
Oltre due anni: tanto impiega la giustizia a rendersi conto di avere mandato dietro le sbarre un innocente, poco più che un ragazzo avendo appena finito il servizio di leva. Nel frattempo, la violenza subìta fin dalla prima notte nella “buiosa”, le regole non scritte di quel mondo di reclusi e le cattive compagnie che “ti segnano e ti insegnano”, hanno fatto di un ventenne coi capelli lunghi e senza un filo di barba un nemico pubblico capace di vendicarsi, di imporsi e di farsi ingaggiare come killer, dai boss di quel pianeta carcerario extraterritoriale, extralegale e in parte extracomunitario.
Dopo sei mesi, aveva già ucciso due persone nelle docce, con un’arma da taglio autoconfezionata: lametta arrugginita e spazzolino da denti. Secondo gli esperti: talento manuale stimolato dall’istinto criminale. Spirito di sopravvivenza, agli effetti pratici.
Diventa Hurricane, il suo soprannome è il marchio che imprime sulle vittime, dalla canzone di protesta di Bob Dylan, dedicata a un pugile condannato ingiustamente, dopo un percorso giudiziario non equo, inquinato dal pregiudizio razziale.
Extracomunitario è senza dubbio Vikram Singh, un Sikh sui 25 anni bello come Kabir Bedi, che in una grande fattoria della Bassa accudisce le mucche e intrattiene una relazione al fulmicotone sessuale con Giulia, bella e disinibita figlia del padrone.
Originario del Punjab, è uno dei bravissimi “Bergamini” che fanno la fortuna degli allevamenti padani, curando perfettamente stalle e bestiame. Ha tutto della sua gente, turbante fisso in testa e l’inseparabile coltello rituale, il kirpan, che un sikh porta sempre addosso ma non sfodera mai. È la motivazione con la quale il brigadiere Rizzitano ha risolto un bel dilemma, suggerendo al maresciallo dei Carabinieri Boskovic di chiudere un occhio sul fatto che praticamente girassero armati. È stato sempre il provvido “Calabres” dell’Arma ad avere disinnescato la bomba potenziale del casco: ora gli indiani girano sui motorini indossando l’obbligatorio presidio protettivo sopra il turbante. Va bene, non si può allacciare, ma in buona misura la norma del codice della strada è rispettata, se non si va troppo per il sottile.
I due sottufficiali, insieme all’appuntato Festa, costituiscono la nota brillante e spesso comica del romanzo. Quella nera è data dal ritrovamento di Giulia Baraldi sgozzata con un kirpan, nella stalla del padre. Sospettatissimo, Vikram si eclissa. Tutto accade a Capo di Ponte Emilia, il paese d’origine di Radeschi, che viene catapultato sul posto dal Corriere. Verrà raggiunto quanto prima dal fidato labrador Buk, al guinzaglio di Diego Fuster, neo assistente a costo zero, almeno fino a tutto il corso di giornalismo.
Arrivano anche il vicequestore Loris Sebastiani (che stravede per Enrico) e l’ispettore Mascaranti (che detesta il “giornalista impiccione”). Tutti insieme formano la compagnia di giro di Radeschi. Manca però l’ultima amante del cronista, con tanto rammarico per lo scombinato ex. È una poliziotta di quelle sensuali ma toste, che dopo l’ultima delle tante liti da incompatibilità di carattere l’aveva piantato, non senza devastare tutto nell’appartamento, come e peggio di un tifone caraibico.
L’aspetto sexy viene garantito, dalla scrittrice di noir con cui Radeschi consuma convegni da mille e una botte. Una vera dominatrice, sempre strizzata in tutine sadomaso, con l’aggiunta di frustini e fucili. Solo il nome tradisce il potenziale fetish: Santina Croce.
L’insieme è decisamente interessante: brillante qua, serenamente destabilizzante là, per la violenza esponenziale e senza scrupoli raccontata freddamente da Hurricane. Standing ovation per un Paolo Roversi da applausi.
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