La badante
- Autore: Matteo Collura
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Longanesi
- Anno di pubblicazione: 2015
Il romanzo di Matteo Collura La badante, pubblicato da Longanesi nel 2015, mostra il disincanto nella vecchiaia invalida attraverso un tragico personaggio in età avanzata, ultraottantenne, destinato a muoversi in carrozzella e assistito appunto da una badante rumena che tuttavia non è mai stata in Romania.
Attualissima la tematica che lascia filtrare i conflitti della vita in una scrittura colta con allusioni arcane e visionarie come sbocco della vita, che vive di un realismo crudo e spietato. Amabilmente morbida, ha i modi piani e pacati della cronaca familiare orchestrata in una pluralità di voci.
L’epigrafe è desunta da un’espressione tratta da I promessi sposi:
Ma qui lasceremo da parte il pover’uomo: si tratta ben d’altro che di sue apprensioni private, che de’ guai d’alcuni paesi, che d’un disastro passeggero.
La “verità” esistenziale si manifesta sin dalle prime pagine, dove Collura scrive:
Non si ha idea di quanti individui giunti in vista del capolinea della vita e non più in grado di reggersi da soli abitino questo nostro ineffabile mondo.
Uno di questi è il protagonista che, dalla complessa psicologia su cui abilmente indaga lo scrittore, vive in una profonda zona d’ombra. Pensionato e anziano disabile è il professor Italo Gorini, privato ormai di un bene vitale quale l’energia fisica. Una condizione la sua che tocca assai da vicino, giacché legata alla quotidianità di tutti e di ciascuno. L’esposizione narrativa racchiude una problematica dalle diverse sfaccettature che prendono corpo in un ambiente familiare di media borghesia dove dissapori, diverbi e dissensi non sono assenti.
Già queste rapide annotazioni ci dicono quali ampie corde abbia toccato Collura, muovendosi tra le sottigliezze dei vari personaggi e quello principale, indagatore, ironico e tenacemente attaccato alla vita.
Una spia linguistica fa riflettere sullo sviluppo della trama:
...siamo in errore se pensiamo che in un vecchio – specie se non più padrone dei propri movimenti – sia spenta ogni pulsione non soltanto sessuale, ma anche sentimentale.
Uomo colto il Gorini che aveva insegnato lettere in un liceo della Cirenaica e poi scacciato dalla Libia nel 1970, assieme ad alcune altre migliaia di Connazionali. Si era guadagnato con le sue capacità la docenza all’università; ora, vedovo e padre del figlio Desiderio, conversa con la cognata e con la sorella, citando Flaiano che “aveva capito tutto della vita”. In casa c’è Camilla, la domestica peruviana, ma Italo fa sogni erotici con la badante avvolta da un velo di malinconia, Paola Grigorescu, che per rispetto lo chiama “dottore”. Il suo Narciso gli provocava un rovello:
Possibile […] che un uomo così di colpo debba rassegnarsi ad aver perso tutto, come in una folle puntata a un tavolo da gioco?.
Il romanzo segue un filo ricco di sorprese e si sviluppa per captare dettagli biografici con dialoghi che per esempio conducono a ricordi e a imprevedibili associazioni tali da far scintillare nel buio “una luce argentina irradiata da una enorme luna”.
Alla sua vista, il passato ritorna al professore con il fascino della bellezza, dell’armonia, del mistero della volta celeste. Immancabile il riferimento alla novella di Pirandello Ciaùla scopre la luna. Ed ecco allora sbucare ancora lei: la Sicilia, ancestrale “isola-mondo” di cui Pirandello è raffinato e profondo interprete.
La luna per Italo Gorini diventa il “medium” che lo induce a farsi accompagnare dal figlio, in macchina, per le vie della città dopo quattro anni di reclusione in casa.
Le osservazioni sui luoghi lasciano spazio a riflessioni che fanno pensare a Tomasi di Lampedusa ne Il Gattopardo: il banale e l’effimero, nonché il sentimento della morte quale interruzione del futuro.
La vista di una zona frequentata da prostitute introduce non solo a ricordi familiari, ma anche a un brano tratto dal romanzo Paolo il caldo, passo accomunato dal professore alla morte di Pasolini. Anche alla casualità della nascita egli volge il pensiero.
Non si riconosce nel nuovo ambiente cittadino e pensa a quando si sentiva a proprio agio nelle sue lezioni di letteratura. Il suo pensiero fisso è la badante. Chi era per lui Paula che leggeva di Cioran Sommario di decomposizione?
L’enigma fa di Italo Gorini un investigatore dell’intimità della donna, divenuta ormai “l’esclusivo oggetto del suo desiderio”. Un aspetto della trama è affidato alla messa in atto di un cinico piano diabolico. Essendo stato respinto dalla badante, il professore per vendicarsi si adopera perché sia il giovane figlio, di gradevole presenza, a sedurla. Fallisce il suo tentativo per il diniego ottenuto e ciò causa tra i due la rottura della comunicazione.
Segue una lunga meditazione sul suo morire: tante le domande che gli richiamano anche agli ultimi istanti di vita della moglie Margherita; avvincente la conversazione con il suo medico che gli dà in dono una copia del racconto di TolstojLa morte di Ivan Il’ič.
La storia, oltre a puntare l’attenzione sulla crudele solitudine della vecchiaia, è racchiusa in un colpo di scena, in una sconvolgente rivelazione in cui muoiono certezze e ne rinascono di altre inaspettate.
Infine, la fase degenerativa della vecchiaia che irretisce il professore nella demenza senile: profetico era stato l’appendere alla parete dello studio la gigantografia di un dipinto che raffigurava un combattimento tra gladiatori in un’arena dell’antica Roma:
Il quadro s’intitolava “Pollice verso” e l’autore era il pittore francese Jean-Léon Gérôme.
Da leggersi insomma questo romanzo scritto con la vivacità, con la sensibilità e anche con la dinamica scaltrezza del miglior Collura che a volte fa pensare a certe pagine di Sciascia.
La badante
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