La Grande Guerra. Accadde 100 anni fa
- Autore: Mario Bruno
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2019
Si direbbe che il novembre 2018 abbia chiuso una fase, negli studi sulla guerra 15-18. Trascorso ormai il centenario, l’auspicio è che se ne apra un’altra e con la stessa attenzione riprenda la ricerca dei significati di quel grande conflitto e del suo ruolo nella storia del nostro Paese. È quello che si augura l’autore di un libro pubblicato nei primi del 2019 dalle Edizioni IBN (“La Grande Guerra. Accadde 100 anni fa”, Istituto Bibliografico Napoleone, Roma, 222 pagine, 18 euro), Mario Bruno, saggista psicopedagogico e soprattutto storico per la casa editrice romana e non solo.
La volontà di non distogliere l’attenzione da eventi distanti un secolo, ma tutt’altro che lontani, ha ispirato la decisione di realizzare un volume che inquadra alcuni momenti salienti della prima guerra mondiale, soprattutto sul fronte italo-austriaco. Non sono argomenti che comprendono tutta quella guerra, ma “sfaccettature” che possono aiutare a riflettere sul “senso o non senso” di uno scontro mortale, sulle scommesse azzardate che scatenarono macelli di poveri soldati, sulle sofferenze delle popolazioni civili, sui sacrifici e i comportamenti delle truppe nella linea del fuoco.
Quello che assolutamente deve restare come monito di quel conflitto - non possiamo che essere d’accordo con Mario Bruno – è la consapevolezza che non debbano ripetersi gli errori di quegli anni, la sproporzione gigantesca tra i costi (umani ed economici) e i risultati, sul piano territoriale, nel corso dei combattimenti e su quello geopolitico, nel dopoguerra.
Non dovrà mai riprodursi il paradosso di uno spreco enorme per un esito addirittura controproducente: si pensi che a fine 1918 l’antico impero unitario di Vienna, che aveva scatenato quel conflitto dichiarando guerra alla Serbia, finì per disunirsi in numerosi Stati. E con la corona d’Austria-Ungheria, cadde anche quella del kaiser Guglielmo, frustrando il sogno del pangermanesimo.
I conti delle guerre non tornano mai: in Italia, almeno una parte delle enormi risorse spese avrebbero potuto finanziare piani di sviluppo dei territori del Regno. Ma in genere, sul piano mondiale, “una guerra non fatta per la gente era stata pagata dalla gente, col sangue e con la disperazione”.
Il lavoro di Bruno si rivolge agli aspetti più deteriori, quelli di cui si parla di meno o di cui si dà notizia con riserbo. Sotto questo aspetto, sono esemplari le rare immagini di caduti – corpi scempiati, contorti, bruciati – proposte nel capitolo riservato alle perdite ed ai costi.
Nel corso di un conflitto che provocò l’ecatombe di quasi 10 milioni di combattenti, tutti gli Stati evitavano di mostrare immagini di morti e feriti. L’enorme lutto collettivo venne elaborato sublimando la morte nei cimiteri militari, che sarà poi monumentalizzata nei grandi sacrari e ossari postbellici e nei gruppi bronzei o marmorei che in Italia si dispose di edificare nelle piazze di tutti i comuni, con l’elenco nominativo dei residenti caduti.
Lontano dal fronte, a casa, i civili non dovevano subire l’orrore di giovani corpi massacrati. Quella visione era riservata ai soldati, impattava sulla loro sensibilità e tenuta morale. È giusto ricordare come Giuseppe Ungaretti, volontario nel 19º Fanteria, abbia sintetizzato con mirabile intensità di sentimenti “un’intera nottata buttato vicino a un compagno massacrato, con la sua bocca digrignata volta al plenilunio, con la congestione delle sue mani…”, 23 dicembre 1915, Cima 4, sul Carso.
“Non sono mai stato tanto attaccato alla vita”, concludeva il grande poeta, che trasferito nel contingente italiano sul fronte francese, annoterà nel luglio 1918, il lapidario “Soldati, si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”, mentre intorno a lui e ai commilitoni, nel bosco di Courton, infuriava l’artiglieria tedesca che appoggiava l’estrema offensiva germanica sul fronte occidentale.
Tutto era cominciato per noi oltre tre anni prima, con l’ingresso nel conflitto che infuriava dall’agosto 1914. Negato il concorso alle allora alleate Austria e Germania (sarebbe stato obbligatorio solo in caso di aggressione ai due Stati, che invece la guerra l’avevano scatenata loro), l’Italia ribaltò lo schieramento e sulla base del segretissimo Patto di Londra dell’aprile 1915 mosse contro l’Austria. La dichiarazione di guerra a Vienna venne consegnata domenica 23 maggio, per diventare effettiva nelle prime ore del 24.
E subito Cadorna mancò la grande occasione di penetrare a fondo in un territorio mal difeso. Gli italiani, scrive Bruno, avrebbero dovuto travolgere sbarramenti obsoleti, superare la linea fragile composta da giovani o vecchi fucilieri tirolesi, dilagare nelle valli austriache. Niente di tutto questo, le truppe grigioverdi vennero mosse cautamente e fermate non molto oltre il confine, nell’incertezza di dover affrontare astute controffensive austriache, tanto più che il saliente trentino, alle spalle del Friuli, faceva temere il pericolo di un’invasione nemica della pianura veneta.
Le riserve in materiali e uomini erano esigue, la preparazione logistica difettosa, scarseggiavano le munizioni, l’artiglieria era vecchia, disponevamo di appena 618 mitragliatrici, un numero irrisorio. In alcuni punti del fronte, come davanti a Tolmino, si riusciva a schierare un fucile ogni trenta metri sulla linea avanzata. Cominciò anche sul fronte italiano la sanguinosa guerra di posizione, che pretese 680mila caduti e 1 milione e mezzo di feriti e mutilati per liberare Trento e Trieste, il 3 e 4 novembre 1918.
La grande guerra. Accadde 100 anni fa
Amazon.it: 17,10 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La Grande Guerra. Accadde 100 anni fa
Lascia il tuo commento