La Grande Guerra. Zona Carnia – Cukla Rombòn – Monte Nero
- Autore: Mario Bruno
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2015
Un eroico capitano piemontese degli Alpini, un suo erede in comando decine d’anni dopo, una fidanzata, una zona carnica di confine con l’Austria. È nato da questi “genitori” il libro di Mario Bruno “La Grande Guerra. Zona Carnia – Cukla Rombòn – Monte Nero. Maggio 1915 – Maggio 2015”, edito da IBN (Istituto Bibliotecario Napoleone, Roma, 226 pagine, 18 euro), tra le pubblicazioni nel centenario del primo conflitto mondiale.
Storia e microstorie di un prestigioso reparto alpino nella Grande Guerra. I combattimenti del Battaglione Saluzzo in Carnia, in Slovenia, sulle alture del Rombon, nella Stretta di Saga e sul Monte Nero.
Un libro nato in un periodo della vita dell’autore, dall’incontro con una famiglia e da un’esperienza direttiva nell’Associazione Nazionale Alpini. Mario Bruno, cuneese di Barge, è autore di un trittico di pubblicazioni sul Battaglione Saluzzo, che arruolava coscritti delle valli del Cuneese ed è stato tra i primi quattro reparti di truppe da montagna di prima costituzione, fin dal 1882, insieme ai Battaglioni Val Pesio, Col di Tenda, Val Schio. Dopo aver assunto nel 1886, per un breve periodo, la denominazione Dronero, tornerà Battaglione Alpino Saluzzo, partecipando nel 1911 alla campagna di Libia e distinguendosi nel corso della Grande Guerra, oggetto d’attenzione di Bruno e della casa editrice, che hanno voluto integrare i testi con un importante corredo fotografico.
Il progetto di approfondire le imprese militari di questa formazione alpina piemontese è nato durante il servizio di leva di Mario. Sottotenente di complemento nell’11° Raggruppamento Alpini da posizione, a Tolmezzo, era stato incaricato di guidare i suoi sciatori sulle cime antistanti il confine austriaco, nella zona di Paluzza. Gli uomini, come da tradizione dei reparti di penne nere, erano originari del territorio carnico, in particolare di quelle vallate e una volta portata a termine la ricognizione assegnata, il drappello al comando di Mario Bruno era stato ospite a casa di uno dei militari, a Paularo.
È lì che ha conosciuto la sorella del suo alpino, che un anno e mezzo dopo è diventata sua moglie. Ed è a Paularo che una via è dedicata a un capitano saluzzese, Mario Musso, due volte ferito mentre alla testa dei suoi si batteva sulle posizioni del Monte Londin, sovrastanti la cittadina carnica, poi deceduto in un ospedale da campo austriaco e sepolto dal nemico con gli onori militari.
Molti anni dopo, in qualità di segretario dell’ANA di Saluzzo, Bruno ha cominciato a raccogliere materiale per scrivere una storia organica delle vicende del Battaglione, incontrando nuovamente la coraggiosa condotta del capitano Musso.
Lo stesso Bruno spiega il suo interesse nei confronti dell’ufficiale, originato da un istintivo collegamento alla propria figura paterna.
Forse vedevo in Mario Musso un’ombra che mi ricordava mio padre, partito nel 1917, a diciott’anni, per un’avventura in quella guerra di cui non volle mai parlare.
Seguendo idealmente il capitano saluzzese, decorato con la medaglia d’oro al valor militare per la strenua difesa nel settembre 1915 di quei rilievi al confine, si è venuto arricchendo un resoconto complessivo dell’attività del battaglione piemontese nel corso del suo quasi secolo e mezzo di vita, visto che fa ancora parte del 2° Reggimento Alpini, di stanza a Cuneo (San Rocco Castagnetta), impegnato nelle missioni di pace del nostro esercito.
Pur non considerandosi uno storico, ma un appassionato di storia, Mario Bruno si è detto spinto dalla curiosità di andare a riscoprire una vicenda lontana nel tempo e quasi del tutto dimenticata, fatta però di sacrifici, di privazioni che afflissero i soldati e coinvolsero famiglie e popolazioni intere, travolte dagli eventi bellici e dalle dinamiche storiche che si abbatterono su quei territori. La curiosità dell’autore, sostenuta da impegnativi approfondimenti, si è rivolta anche ad episodi minuti, ma decisamente significativi nel contesto generale.
Considera la sua una “analisi-narrazione”, che nella prima sezione del volume si concentra su questa parte del territorio carnico conteso e sugli accadimenti bellici che a fine estate 1915 videro una forte pressione austriaca sugli italiani. Giovani alpini e giovani ufficiali si trovarono pressoché soli a compiere scelte, a disimpegnarsi coraggiosamente, a subire in qualche caso l’onta di rovesci militari locali di cui non erano stati in alcun modo colpevoli.
Il lavoro diventa quasi un giallo, nel tentativo di determinare la verità storica rispetto ad una penetrazione nemica sulle posizioni del Monte Londin, in territorio italiano. Viene messa in luce l’azione del capitano Musso, ma anche riportata in capo ai comandi superiori la responsabilità di un arretramento, ricaduta sulle spalle di un incolpevole ufficiale alpino.
È commovente veder restituire dopo tanto tempo l’onore militare ingiustamente vilipeso.
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