La Montagna rossa
- Autore: Olivier Truc
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2018
Sotto la pioggia pesante, Nina guida con molta difficoltà il pickup della Pattuglia P9. Affianco, Klemet sonnecchia oppure tiene il broncio. Ha sempre sostenuto che nella Svezia interna con quel tempo si sta al caldo e si lavora in ufficio. Nina Nansen e il collega e capopattuglia Klemet Nango sono agenti della Polizia delle rene e protagonisti del terzo titolo della serie loro dedicata dal giornalista scrittore francese Olivier Truc, “La Montagna rossa”, edito a gennaio da Marsilio (Farfalle/I GIALLI, pp. 496, euro 18,50), che ha già pubblicato “L’ultimo lappone” nel 2013 e “Lo Stretto del lupo” nel 2015.
Come doveroso in ogni saga, occorre rifare le presentazioni di autore e protagonisti, perché dopotutto contano perfino più della trama del romanzo di turno.
Chi conosce Olivier Truc, cinquantatreenne e a lungo corrispondente di Le Monde dalla Svezia, conosce anche la sua scrittura efficace e la passione per il settentrione scandinavo. Sa bene della consuetudine di ambientare storie gialle negli affascinanti scenari della Lapponia.
I Lapponi, o più correttamente i Sami, sono un popolo nomade della tundra subartica. Si sono stabilizzati in un’area che chiamano Sapmi e che comprende territori di tre nazioni scandinave. Sono stanziati in Finlandia, ma soprattutto in alta Norvegia, mentre in Svezia se ne contano 20.000, il 10% dei quali è dedito ancora all’allevamento delle renne e contende i territori ai proprietari delle foreste ed ai boscaioli.
Nango è sami, il primo poliziotto della sua etnia. Esperto e valido, una roccia.
La Nansen è norvegese, ma la lingua non è diversissima e non le crea problemi. Il suo lavoro l’appassiona e sa essere molto tignosa, quando vuole. Non molla e difficilmente cambia idea.
Il capo della Polizia delle renne li ha trasferiti da Skaidi (Norvegia) a Funasdalen, millecinquecento chilometri più a sud: Lapponia meridionale, ma Svezia settentrionale. Nella regione, la contesa tra allevatori e proprietari ha dato vita ad un contenzioso sul diritto atavico al pascolo, che la maggioranza svedese locale contesta a danno della minoranza etnica sami.
Per la P9 è servizio di ordinaria amministrazione, da un anno a quella parte: qualche renna investita, permessi di caccia da controllare, sopralluoghi negli allevamenti. Questo fino al 14 settembre.
Il sole sorge alle 6.30 e tramonta alle 19.38, 13 ore e 8 minuti di luce, precisa subito Olivier Truc. Come sempre, infatti, all’inizio di ogni capitolo tiene a indicare la durata del giorno e della luminosità in una certa data, a quelle latitudini nordiche.
Ore di luce? Non è detto. Ad Inari, il più importante centro di allevamento delle renne in Finlandia, a dicembre il sole non sorge mai. In compenso, a giugno non tramonta. Nella seconda metà di novembre c’è meno di un’ora di luce. Nella seconda metà di maggio ce ne sono invece più di ventitré. E volete mettere quant’è confortevole aspettare romanticamente il sorgere del sole, tramontato appena un’ora prima? Nessuna levataccia, un’alba comoda quella del 22 luglio.
Dove agisce la pattuglia P9, l’escursione giorno-notte è meno estrema, ma insistere sulla durata del dì serve a Olivier Truc per condurre i lettori nel vivo della narrazione, per farli partecipare alle vicende ambientate in un habitat che soprattutto noi mediterranei facciamo fatica a immaginare: se qui le stagioni non sono quelle di una volta, figuriamoci lassù.
A Funasdalen è metà settembre e sta piovendo di brutto, è tutto acqua e fango, ma Nina ha cocciutamente raccolto la chiamata di Eriksson, il capo del Balva, il gruppo di allevatori sami sotto la Montagna rossa.
Il sameby era impegnato nella macellazione stagionale delle renne e tra sangue, visceri e carcasse è spuntato un inconfondibile femore umano. Appartiene ad uno scheletro, privo del cranio. I resti sono affiorati dal terreno, dilavato dalla pioggia battente e smosso dagli zoccoli dei quadrupedi.
Un giallo? Sì, ma storico. Sottoposte a esami accurati, le ossa rivelano d’essere lì dal XVII secolo, il che raffredda la tensione di Nina e Klemet, ma riaccende quella dei Sami, preoccupati per l’esito del processo del secolo, in atto presso la Corte Suprema di Stoccolma.
Trecentomila svedesi contro millecinquecento Sami delle renne. La lobby dei boschi contesta ai mandriani il diritto di sfruttare i pascoli in un’area che quel popolo rivendica di abitare da secoli, prima dell’arrivo dei coloni svedesi. Ma non ci sono prove a sostegno di questo titolo ancestrale di primogenitura sul territorio. All’opposto, numerosi documenti attestano concessioni boschive fin dai primi del Novecento.
Quello scheletro può essere la chiave. Se si dovesse dimostrare che appartiene a un Sami, la sfida giudiziaria avrebbe tutt’altra conclusione da quella cui sembra avviata.
La P9 si immerge nelle indagini, tra archivi e scritti antichi, studiosi di storia e antropologi. C’è un passato da accertare e questo coinvolge direttamente Klemet, ma lo farà anche interrogare su set stesso, le proprie radici, il significato della vita. Il futuro.
La Montagna rossa (Le indagini della polizia delle renne Vol. 3)
Amazon.it: 8,99 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La Montagna rossa
Lascia il tuo commento