La ballata di Iza
- Autore: Magda Szabó
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2006
Terra, fuoco, acqua, aria, gli elementi di base che costituiscono il cosmo, rappresentano il punto di partenza della dottrina naturale di Empèdocle:
“L’unione di tali radici determina la nascita delle cose e la loro separazione, la morte”.
Questi quattro elementi danno il titolo ai quattro capitoli in cui è suddiviso il romanzo della più importante scrittrice magiara, la cui prosa costantemente delicata e impalpabile riesce a toccare le corde più profonde dell’animo umano. Si avvicina in punta di piedi, ti dà dei lievi accenni, ma quando cominci ad avvertirla, ne sei, tuo malgrado, completamente assorbito. Questa è la sensazione che contraddistingue le opere di Magda Szabò e che ci dovremmo aspettare di percepire anche in questo romanzo, arricchito di riferimenti autobiografici.
Trama del romanzo
A seguito della morte del padre Vince, Iza Szocs fa ritorno nella sua terra di origine, prendendo la conseguente decisione di portare la madre Etelka a vivere con sé, a Budapest. Il rapporto tra le due donne risulta difficile, scandito da una profonda incomprensione dai risvolti drammatici. Un percorso tormentato, ma necessario per delineare il profilo psicologico dei personaggi. Lo sradicamento dell’anziana madre confluirà nella più totale apatia, che la figlia, troppo occupata a mantenere un freddo controllo delle emozioni, non riuscirà ad evitare, come, molti anni prima, non riuscì ad evitare l’abbandono dell’ex marito Antal.
Siamo negli anni Sessanta, ma continui flashback si intrecciano col presente, rapidi riferimenti ai momenti di tensione nel periodo dell’alleanza dell’Ungheria con la Germania nazista, che vedono una coraggiosa Iza scivolare furtiva tra le case con armi e volantini. Un destino parallelo che unisce le vite di Antal e Vince, prima e di Antal e Iza, poi. Da una parte vedremo l’integerrima Iza medico, dall’altra l’altrettanto integerrima Iza donna, figlia e moglie, una costante che porta ad una inesorabile percezione dicotomica della persona.
La narrazione prosegue con lo stesso ritmo di una ballata, di quella ballata malinconica che Iza ha sempre rifiutato di ascoltare fino in fondo, perché fin da bambina era terrorizzata dalle storie tristi. Opporsi al ricordo di un passato, seppur doloroso, significa disconoscere una parte della propria identità, che risulta fondamentale per ricostruire le proprie radici preservandone la dignità.
“Gli intervalli di tempo compresi tra un’attesa e l’altra erano colmi i pensieri. Non avrebbe mai creduto che il ricordo potesse trasformarsi in un’attività così intensa. La vecchia si raccontò la sua vita, frammento per frammento. Non aveva mai avuto il tempo di farlo prima.”
La ballata di Iza
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