La bellezza che resta
- Autore: Fabrizio Coscia
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2017
Fabrizio Coscia ha scritto un saggio che è anche un diario intimo: un sovvertimento della critica letteraria classica che giunge a un risultato eclatante, il fine sembra proprio la meraviglia.
Sdraiato su una spiaggia di Capri, tra sigarette e attività da debosciato, l’autore ascolta la notizia che viene da Beslan: una catastrofe umana con troppi morti, tra cui bambini di ogni età. Dal primo settembre del 2004 la vita dello studioso Fabrizio Coscia cambia: diventa adulto, con la morte che lo perseguita nei libri e nella vita.
Non che il Fabrizio giovane non avesse fatto niente: da attore principiante aveva letto tutto Cechov e, attraverso quest’ultimo, i russi, gli americani, i libri italiani più importanti; era anche cinefilo e melomane.
Il “nuovo” Coscia cerca le sue risposte in un piccolo capolavoro di Tolstoj, “Chadzi-Murat” che scandaglia capitolo dopo capitolo, anche per i lettori meno avveduti che non hanno letto il libro. Con la sua invidiabile cultura in questo ultimo romanzo tolstojano trova tutto, “L’Iliade” di Omero, il “Macbeth” e le altre tragedie del Bardo; poi ci mette del suo: la figura paterna, una padre amatissimo da piccolo fino all’adolescenza e agli scontri, alle incomprensioni che lo portano alla decisione di andare in analisi.
L’analisi di Fabrizio Coscia non è inserita per moda o per codardia, la svolge come un compito aggiuntivo, per inserire nel suo parlare altri scrittori letti e altri musicisti ascoltati.
Un’altra ossessione dell’autore è Freud; è il pensiero ricorrente di un uomo che sta andando in malora, vecchissimo, con una mandibola completamente scardinata dalle metastasi di un cancro infinito. Studia con devozione l’ultimo libro di Sigmund, “L’uomo Mose e il Monoteismo”. Nonostante Freud e Kafka e la storia in prima persona dell’incontro con Tadeusz Kantor, a noi lettori però arriva sempre e solo “Chadzi-Murat” e il tema la morte del padre.
Come novella Antigone, Fabrizio Coscia è ossessionato dal bisogno che la morte non porti a situazioni indecorose, potremmo dire che non vuole morti che rimangano rigidi per terra, senza degna sepoltura (come avvenne a Beslan).
I lettori più accorti conosceranno il libro di Tolstoj e si appassioneranno alla sua fuga a 82 anni, tutta da seguire nel libro; riprenderanno in mano Leopardi e Kavafis e si chiederanno come si può affrontare la morte del Padre.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La bellezza che resta
Lascia il tuo commento