La borsa e la vita. Dall’usuraio al banchiere
- Autore: Jacques Le Goff
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Laterza
- Anno di pubblicazione: 2003
Il famoso storico francese Jacques Le Goff in “La borsa e la vita. Dall’usuraio al banchiere” rappresenta il passaggio, storicamente importantissimo, della figura dell’usuraio che diventa il banchiere dell’epoca moderna e incarna una figura importante nel determinare la svolta dell’avvento della borghesia.
Il saggio prende in esame l’usura in epoca medioevale che è fortemente avversata dalla religione cattolica ed è praticata, pertanto, dagli ebrei. L’usura è condannata dagli evangelisti Matteo e Luca, proibita da Carlo Magno. L’usuraio vende il tempo, che è di Dio e, in più, è un ozioso. Non guadagna col sudore della fronte, mentre il lavoro riscatta dalla punizione del peccato originale. Nel capitolo Il ladro di tempo scrive Le Goff:
"Nella scultura romanica a partire dal XIII secolo, un personaggio viene mostrato come un criminale e messo alla berlina: l’usuraio. Questo carattere pubblico gli assicura, tra le figure del male, un rilievo particolare. Esso lo fa entrare in quel tesoro dei cattivi esempi, degli aneddoti terrificanti e salutari che la predicazione introduce nell’immaginario collettivo dei cristiani. L’usuraio è uno degli eroi preferiti di quella storia intessuta di meraviglioso e di quotidiano, gli exempla, di cui abbiamo visto i predicatori infarcire i loro sermoni. Egli è l’uomo con la borsa".
Nel XIII secolo il lavoro consente all’uomo di collaborare all’azione creatrice divina e diventa strumento di riscatto individuale e collettivo, strumento di salvezza. La figura dell’usuraio continua ad essere considerata in maniera negativa benché rappresenti una funzione importante nell’economia che si sviluppa nel tardo medioevo. Essa è necessaria e così, piano piano, si realizza quella mediazione tra l’economia, con le sue regole che si stanno costruendo, e la religione. L’usuraio del Medioevo per riscattarsi fa carità ai poveri, realizza opere straordinarie come quella di Enrico Scrovegni che fa arrivare a Padova il più grande degli artisti, Giotto, che realizza il meraviglioso ciclo di affreschi nella chiesa di Sant’Antonio, proprio nella cappella degli Scrovegni. La figura dell’usuraio cerca quindi di riscattarsi e la Chiesa offre un’opportunità grazie alla nascita, alla fine del XII secolo, di un nuovo luogo dell’aldilà, il purgatorio che si aggiunge al paradiso e all’inferno che
"Il cristianesimo aveva ereditato dalla maggior parte delle religioni antiche".
Il purgatorio consente di avere la possibilità di riscattarsi, la possibilità di
"Essere salvato, cioè di poter ottenere al tempo stesso la borsa, quaggiù, e la vita, la vita eterna nell’aldilà. (...) Ricchezza e Paradiso: doppia speranza. Una rondine non fa primavera; un usuraio in purgatorio non fa capitalismo. Ma un sistema economico non ne sostituisce un altro che alla fine di una lunga corsa ad ostacoli e di ogni sorta. La storia sono gli uomini. Gli iniziatori del capitalismo sono gli usurai mercanti dell’avvenire (...). La speranza di sfuggire all’inferno grazie al purgatorio permette all’usuraio di fare avanzare l’economia e la società del XIII secolo verso il capitalismo".
La borsa e la vita. Dall'usuraio al banchiere
Amazon.it: 7,65 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La borsa e la vita. Dall’usuraio al banchiere
Lascia il tuo commento