La bottega dello speziale. Venetia 1118 d.C.
- Autore: Roberto Tiraboschi
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: E/O
- Anno di pubblicazione: 2016
Eccoci all’attesa uscita del nuovo “Venetia” di Roberto Tiraboschi. Il primo romanzo "La pietra per gli occhi" raccontava l’anno 1106 d.C. e incontravamo il monaco amanuense Edgardo dell’abbazia di Bobbio, il suo problema agli occhi e la grande avventura che lo conduce in una favolosa Venezia in costruzione, tra fiolari e marmorari, mentre si edifica la cattedrale di San Marco e si ricerca il segreto del cristallo si rocca, che il maestro vetraio Sagrato riuscirà a trovare, consegnando ad Edgardo dei rudimentali vetri da occhi, che gli consentiranno finalmente di leggere. Ma Edgardo, quasi deforme per una sorta di escrescenza che ne condiziona l’aspetto, incontra la schiava Kallis, bellissima donna con la quale troverà l’amore e sarà costretto a gettare la tonaca, anche se la sua amata scompare durante una terribile tempesta….
“La bottega dello speziale. Venetia 1118 d.C.” è il titolo del romanzo appena pubblicato dalla casa editrice e/o nel quale incontriamo di nuovo personaggi noti, cominciando da Edgardo, ma facciamo conoscenza con i nuovi, creati dalla fervida fantasia e dall’accurata capacità di ricostruire luoghi, atmosfere, paesaggi, climi, costumi, sentimenti di cui Roberto Tiraboschi ha già dato ottima prova.
Sono passati oltre dieci anni ed Edgardo ha trovato impiego come scriba presso l’importante famiglia dei Grimani, con palazzo sul Canale, Rivus Altus, non troppo lontano da Rivoalto, il futuro ponte di Rialto.
Oltre al padrone di casa, il nobile Tommaso, vivono sua moglie Magdalena, venuta sposa dalla Fiandre insieme alla giovanissima sorella Costanza, diafana, timida, appassionata di scrittura ed allieva prediletta di Edgardo. La casa è triste perché l’unico erede, il piccolo Luca, è morto a soli sei anni e Magdalena non riesce a concepire un nuovo figlio, con grande preoccupazione del marito. Viene chiamato un medico, la cui fama è nota in città: il Magister abbigliato come si conviene alla sua professione giunge a Ca’ Grimani e con grande stupore si apprende essere una donna, Abella, che ha studiato medicina all’Università di Salerno sotto autorevoli guide. Ma se Magdalena si affida fiduciosa al Magister, il marito invece ne teme la presenza, l’influenza e il sesso, deciso a provvedere lui stesso a procurarsi i mezzi per curare la sterilità della moglie.
Costanza intanto viene costretta ad entrare in convento dove viene accompagnata da Edgardo, ma per un caso non chiaro scompare e di lei non si trova più traccia, malgrado le ricerche affannose del povero scriba, che si sente responsabile della propria inefficienza.
Del rapimento e forse della violenza, dopo che la ragazza viene ritrovata morta, viene accusato Alvise, un garzone che lavora in casa e che aveva guidato la barca con la giovane donna: lo stesso Tommaso Grimani lo denuncia perché sia condannato a morte anche se le prove contro il ragazzo sono inconsistenti.
Si succedono molti altri avvenimenti e la trama del romanzo si complica, il giallo si infittisce ed il detective Edgardo riuscirà a risolvere il mistero della morte di Costanza in un crescendo di scoperte sempre più sconcertanti, aiutato validamente dai suoi “roidi da ogli” e dalla Magister Abella, la cui personalità insolita si va precisando, con l’intervento di uno speziale, uno scaltro nano giudeo che nasconde nella sua bottega grandi segreti.
Tiraboschi ancora una volta ci incanta con le sue ricostruzioni: la toponomastica della Venetia in fieri viene descritta minuziosamente, permettendo ai lettori di navigare con le gundule, le peate, le barene, nei canali attraverso le isole talvolta ancora disabitate: Torcellus, Amurianum, Metamaucum, Spinalunga, Aymanas, tra chiese distrutte, case abbandonate, vegetazione lussureggiante, fornaci in disuso.
La bottega dello speziale, il Lupo Coronato, dove regna il nano Sabbatai con la sua mefistofelica barbetta, ci dà la dimensione precisa di come ci si curasse, ci si inebriasse, si sopravvivesse in quei tempi così difficili:
“Le essenze, le tinture, le erbe che riposavano placide dentro i sacchetti appesi alle travi del soffitto sprigionavano esalazioni che avevano impregnato le pareti della bottega... Il profumo acido dell’aloe, mescolato al pungente scoppiettio della senape nera, si accapigliava con il piccante brontolio dello zenzero stemperato nel fresco campestre dello zafferano e del papavero..”
Se i ricchi potevano procurarsi spezie rare provenienti dai commerci con l’Oriente favoloso, droghe potenti pronte a lenire ansie e angosce, per i poveri, sdentati, febbricitanti, deformi, la città era una fogna a cielo aperto, dove il nutrimento era spesso solo pesce marcio, topi morti, avanzi di cibo che rendevano le vite dei veneziani una vera e propria tribolazione: spettacoli raccapriccianti, accenti dialettali, violenti alterchi, insulti, risuonavano nelle calli e negli stretti canali, mentre personaggi grotteschi si aggiravano nei pochi luoghi pubblici: la locanda “Alla testa d’oro” è un luogo sordido, mangiato dalla salsedine, buio, nel quale si aggirano marinai ubriachi, prostitute, viene servito vino annacquato e la ostessa è una vecchia conoscenza di Edgardo,
“una massa indefinita, flaccida ed eburnea, gravida di pieghe, anfratti, risvolti di grasso, che definire corpo femminile sarebbe stato assai arduo”
Si tratta di Teodora, che sembra anticipare il personaggio della Nuta, l’ostessa descritta da Boccaccio nel Decameron, nella celebre novella di Frate Cipolla.
Roberto Tiraboschi si conferma storico attento e documentato, narratore raffinato, soprattutto per la sua capacità visionaria di ricostruire un passato così sfumato e lontano in modo dettagliato, rendendo tutto verosimile. Attraverso l’uso di un linguaggio metaforico giungono fino a noi gli odori della putrefazione, i miasmi della laguna, i colpi violenti che risuonano nell’Arzanà, l’eleganza degli abiti femminili intessuti di stoffe preziose, il puzzo dei corpi decomposti, l’attenzione per gli strumenti medici precisamente descritti ed elencati, le citazioni colte dei libri che hanno costituto i fondamenti della cultura medioevale, da Avicenna ad Erodoto, la mescolanza di classi sociali, dai ricchi mercanti alle suore, dai marinai, ai segadori, ai marangoni, ai fiolari: tutto un universo viene ripresentato ai lettori con competenza coniugata con la leggerezza della storia nella quale anche i temi più scabrosi si mescolano con i sogni d’amore e di libertà, di salute e di maternità, nella speranza che sia ristabilita, per i numerosi personaggi così ben delineati, fiducia nella costruzione di una società un po’ più giusta.
Resta su tutto l’impressione dell’amore per Venetia, questa città in costruzione che già allora mostrava le enormi difficoltà che le sue insolite caratteristiche geografiche che anche oggi conosciamo e con le quali ci si continua a scontrare:
“Le calli si erano trasformate in fiumi di melma, le tavole marce dei ponti si spezzavano ad ogni passo, i tronchi che le sostenevano vacillavano, smossi dalle correnti dei canali che durante l’inverno si erano ingrossati... Venetia si trasformava ogni notte in una piovra addormentata, avvolta da un immenso getto d’inchiostro...”
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