La cannoniera e l’ammiraglio
- Autore: Massimo Alfano
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2016
La cannoniera e l’ammiraglio, di e con i disegni di Massimo Alfano, autentico lupo di mare, pubblicato nel dicembre 2016 per le Edizioni torinesi Pathos (204 pagine), è un libro che porta ai primi giorni della Grande Guerra 1914-18, nelle isole incantate del Pacifico, scenari incolpevoli delle prime mosse nei mari d’Oriente di un conflitto che già divampava in Europa, terrificante come nessuno mai prima.
Un cenno lo merita innanzitutto l’autore, un uomo che beve acqua salata, si diceva. Classe 1958, Alfano è uno straordinario illustratore di soggetti navali. Conosce benissimo la storia e la tecnica costruttiva marinara. Alterna la scrittura di testi, corredati dai suoi eleganti disegni, a conferenze storiche di argomento nautico e alle mostre di sue opere ispirate dalle marinerie dei secoli più recenti. È anche titolare di una galleria d’arte a Torino.
Questo titolo è il primo di una trilogia – continuata con I due gentiluomini nel 2018 e prima ancora aperta nel 2017 da Una nave per il Re – ambientata in un fronte marittimo lontano dalle trincee della prima guerra mondiale e dalle onde dell’Atlantico settentrionale e del Mare del Nord, teatro di duelli navali e grandi scontri navali, come le battaglie di Helgoland, Dogger Bank e soprattutto dello Jutland, il 31 maggio-1 giugno 1916, tra le flotte principali della Royal Navy e della Kriegsmarine tedesca.
Acque esotiche e calde nel Pacifico, a fine estate 1914, atolli di isole incontaminate, minacciate dalle fumate scure dei residui di carbone emessi dai fumaioli delle unità della squadra navale germanica d’Oriente, comandata da un ammiraglio cinquantatreenne, Maximilian von Spee.
È composta da due moderni incrociatori corazzati, Gneisenau e Scharnhorst e due cruiser leggeri, armati questi solo di cannoni da 105 mm. Di base a Tsingtao, in Cina (eredità della campagna internazionale del 1900 per sedare la rivolta dei boxer, alla quale aveva partecipato anche von Spee), rappresentavano lo strumento per affermare la supremazia dell’impero tedesco nel lontano Oriente e proteggere le proprie rotte commerciali.
Le unità della squadra dell’Asia orientale della Kriegsmarine rispondevano perfettamente alla strategia che von Spee realizzava in modo decisamente offensivo. Nei primi giorni di guerra, l’interpretazione aggressiva della condotta navale in quell’area del Pacifico si scontrò con quella statica che dovette adottare un coraggioso ufficiale della Marine Nationale francese, nonostante l’intralcio arrecato dall’atteggiamento rinunciatario del governatore di Tahiti.
Il tenente di vascello Maxime Destremau, al comando della cannoniera Zeleé, di base nelle isole della Polinesia, disponeva di uno strumento superato rispetto all’avversario. Se i veloci incrociatori armati assolvevano perfettamente al ruolo di rapidi incursori, preteso dalle politiche imperialiste del neonato 1900, le cannoniere e le stazioni telegrafiche restavano legate invece al secolo precedente, quando bastava mettere in mostra la bandiera e qualche buon pezzo d’artiglieria per impressionare i deboli stati e potentati orientali, che le potenze europee volevano indurre alla ragionevolezza. Acciaio e cannoni per costringere ad accettare condizionamenti e controlli da parte dei “bianchi”.
Tra le navi di von Spee e i pezzi da 100 mm (con scarse munizioni) di Destremau non era nemmeno pensabile un confronto. A poco potevano servire le batterie di terra a Tahiti, ma il trentottenne ufficiale della Marina francese era più che deciso a dare filo da torcere alla squadra navale germanica. Aveva predisposto le difese sbarcando e distribuendo nelle postazioni tanto gli uomini che l’artiglieria, smontata da bordo. Una franca e vigorosa arringa all’equipaggio gli aveva meritato il soprannome maori Tomana Api, il giovane capo.
C’era da risvegliare lo spirito combattivo dei marinai, intorpidito dalle comodità di una splendida regione tropicale e dalla morbida sensualità delle vahinè, le ragazze polinesiane, vestite solo di gonnellini di fiori intrecciati.
Chi non si sarebbe affatto battuto era il governatore della colonia francese, William Fawtier. Non apprezzava i militari e la combattività, non intendeva opporsi alle pretese germaniche. Considerava un inutile spreco la resistenza, a suo avviso solo simbolica e destinata al fallimento, davanti alla forza nemica. Si sarebbe accontentato di una resa onorevole, tanto i tedeschi avrebbero dovuto sloggiare quanto prima, per l’arrivo di unità giapponesi e inglesi.
Quanto a von Spee, voleva arrecare il maggior danno possibile alle linee di comunicazione e commerciali dei tanti nemici della Germania in Oriente, un altro mondo, distante dall’Europa e dal resto dei continenti.
Alle 9.30 del 22 settembre 1914, Scharnhorst e Gneisenau aprono il fuoco di grosso e medio calibro a tremila metri da Papeete, la capitale di Tahiti.
Il governatore accorre con una grande bandiera bianca, ma i marinai di Destremau rifiutano di ammainare il tricolore dal pennone sul deposito di carbone. La Francia combatte. Tomana Api non si arrende. La Polinesia brucerà?
La cannoniera e l'ammiraglio. Oceano Pacifico 1914 Maximilian von Spee-Maxime Destremau
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