La casa di Barbara
- Autore: Edgarda Ferri
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2015
Durante un’inchiesta per "Il Corriere della Sera" sul complesso della Gaidella di Quistello tenutosi nel 2012, l’autrice mantovana di romanzi storici, di articoli e di saggi, Edgarda Ferri conosce Ada, una popolana che:
“Faceva la guardia all’inagibile quattrocentesca dimora. Era una brusca fiera contadina […] che andava tutte le mattine a riordinare, pulire, riassettare la casa che non avrebbe più potuto abitare”.
L’occasionale incontro con questa donna umile ispira questo breve racconto storico: La casa di Barbara (Tre lune edizioni, 2015). La scrittrice coglie una sorta di analogia tra la contadina Ada e la Signora dei Gonzaga, Barbara di Brandeburgo, moglie di Ludovico III. Sono entrambe legate ai valori della famiglia e alla cura della casa, luogo simbolo di ricordi familiari. Ada resta a guardia di un complesso architettonico ormai ridotto a un cumulo di macerie, “mungendo ogni giorno duecento vacche per sette anni”. Lo scopo dell’intera vita di Ada diventa quello di ricordare il figlio e custodire i suoi progetti. Così sarà anche per la signora teutonica, Barbara, ormai cinquantenne ritratta da Andrea Mantegna nella Camera Picta, o Camera degli Sposi al secondo piano del Castello di San Giorgio. Strano destino quello di Barbara, arrivata undicenne e “formosissima” dal Brandeburgo e madre esemplare di undici figli, nove dei quali portatori di un’inconfessabile maledizione che Paola Malatesta, la suocera, aveva portato in dono ai Gonzaga da Ferrara.
Immaginarla bambina è un po’ difficile attraverso il solo ritratto di famiglia di Mantegna. Infatti, qui appare vestita di broccato dorato, pacata e rassegnata con un’acconciatura con il velo e la fronte rasata, acconciatura alla moda all’epoca. È una donna saggia che ricompone gli screzi generati da suo marito con suo fratello Carlo, offrendo, lei, prima nuora, il posto d’onore nelle cerimonie pubbliche a sua cognata; ospitando nella sua casa i figli naturali di Carlo; impegnandosi in opere di carità; occupandosi “personalmente del pollaio e dell’orto”; ma la cura maggiore la riserva ai figli, per farli crescere bene, con cibi sani e all’aria aperta e soprattutto mettendoli al riparo dalla gogna sociale derivante dalla “maledizione” della loro nonna, Paola Malatesta.
Consapevole del suo stato di vedova, alla morte del consorte così scrive al primogenito Federico: “Te avvisamo come lo Illustre quodam Signor Patre tuo è passato de questa vita”; si ritira a vita privata, abbandonando definitivamente Palazzo San Giorgio e la Camera degli Sposi dove era stata Signora e padrona. Il suo ruolo di pubblico di moglie e di madre si è concluso, la sua vita diventa solo un fatto privato. Alla sua morte il 6 novembre del 1481, la Camera Picta “dove Mantegna l’aveva ritratta insieme al marito e ai suoi figli, era in totale disarmo”.
La Casa di Barbara è parte di un ciclo che comprende anche La casa di Isabella (2016) e La casa di Giulio Romano (2019); la voce narrante è esterna e attinge di tanto in tanto ai documenti, ma solo per brevi citazioni in un racconto gradevole e leggero; la ricostruzione è costruita con grande sensibilità e maestria dall’autrice. Barbara: una grande donna e una madre esemplare!
La casa di Barbara. La camera degli sposi
Amazon.it: 9,40 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Un libro perfetto per...
Per chi ama i misteri e le storie nascoste nella storia dell’arte
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La casa di Barbara
Lascia il tuo commento