La casa di tolleranza. Tre avventure del commissario Bordelli
- Autore: Marco Vichi
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2021
L’autore toscano Marco Vichi, nato a Firenze nel 1957 e residente nel Chianti, ha scritto la raccolta di racconti La casa di tolleranza (Guanda, 2021), che contiene “Tre avventure del commissario Bordelli”, come recita il sottotitolo del testo. Due racconti sono già apparsi in libreria (Morto due volte e Natale di guerra), mentre La casa di tolleranza, che apre e dà il titolo alla raccolta, è inedito.
La casa di tolleranza
“Odio queste cose”.
Firenze, febbraio 1949. Il vice commissario Franco Bordelli, su ordine del questore Rossano e insieme alla guardia Pasquale Scacciati, stava salendo le scale di una palazzina di via delle Burella. Al terzo piano dello stabile vi era una casa di tolleranza e il poliziotto doveva effettuare un controllo, alla ricerca di reati di ogni genere. Madama Fedora, “la tenutaria grassona”, aveva offerto a Bordelli e alla guardia un “cognacchino”, servito su di un vassoio portato da Rosa, giovane prostituta dal cuore d’oro, bella ragazza bionda dall’aria di adolescente ingenua, che sarebbe diventata subito la migliore amica di Franco. Mai il vice commissario avrebbe potuto immaginare che l’incontro fortuito con Rosa lo avrebbe presto trascinato in un’indagine ad alto rischio.
Morto due volte
“Quando si sentiva in quel modo gli piaceva camminare fra le tombe e guardare le lapidi”.
Firenze, aprile 1958. Passeggiando all’interno del cimitero monumentale delle Porte Sante, che abbracciava quasi per intero la basilica di San Miniato, alta sulla città, Bordelli si era fermato di fronte a una lapide. Strano, perché il nome e il cognome del morto, certamente di religione ebraica, era certo di averlo già notato nel cimitero ebraico di via di Caciolle. Il sopralluogo del puntiglioso commissario presso il cimitero ebraico aveva rivelato che sì, anche qui riposava Antonio Samsa, solo il giorno della morte era diverso dalla lapide della tomba delle Porte Sante. Undici anni di differenza. Magari era una coincidenza, ma il suo acume da poliziotto gli suggeriva il bisogno di saperne di più.
Natale di guerra
“Era la vigilia di Natale, mancava poco a mezzanotte”.
Firenze, 24 dicembre 1966. Era passata appena qualche settimana dall’alluvione e Bordelli nella sua grande casa di contadini situata nella zona del borgo di Impruneta nel Chianti a pochi chilometri da Firenze, ricordava con nostalgia la notte di Natale del 1943, quando arruolatosi volontario nel ricostituito Battaglione San Marco, per inseguire i tedeschi che si ritiravano verso Nord, si trovava in Abruzzo, quando il fronte era incagliato lungo la linea Gustav. A notte inoltrata, il comandante Bordelli si era ritrovato per caso in una stalla con due sconosciuti. Quella era stata la prima volta che dopo una cena aveva proposto ai commensali di finire la serata raccontando una storia. Questo rito, si sarebbe perpetuato, negli anni a venire, durante le tradizionali cene della Confraternita del Chianti.
“Il tempo passa per tutti, a me piace raccontare Bordelli nei diversi momenti della sua vita”, ci ha confidato l’autore, che ha dedicato il volume “A nonna Maria, che aspettava di leggere questo libro”. È interessante notare che in quasi vent’anni Franco Bordelli, commissario fiorentino scontroso, metodico e amante delle belle donne, in fondo è rimasto sempre fedele a se stesso, ai suoi principi morali, alle sue abitudini, ai suoi storici amici e soprattutto al lavoro, che lo ha sempre impegnato al massimo. Il lettore ha quindi il privilegio di osservare tre momenti salienti della vita del poliziotto. Da giovane, quando era entrato in Pubblica Sicurezza da due anni vincendo un concorso, come vice commissario in prova. Il giovane Franco aveva alle spalle il ricordo della guerra finita da poco, viveva nel quartiere di San Frediano in un appartamento in via del Leone e i suoi genitori erano ancora vivi. Dieci anni dopo, morti entrambi i genitori, si era fidanzato con una giovane donna troppo abbiente per lui. Nel 1966 al maturo Bordelli mancano solo quattro anni per andare in pensione. Ma può andare in pensione lo straordinario fiuto di Franco Bordelli?
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