La caverna
- Autore: José Saramago
In questo romanzo, José Saramago reinterpreta il mito della caverna di Platone, adattandolo ai giorni nostri, anche se né luogo né tempo vengono specificati, come a dimostrare che non si tratta di un tempo o un luogo lontani e distaccati da noi, ma di una realtà che ci tange, che coinvolge tanto il nostro presente quanto il nostro futuro.
Provate ad immaginare la mite realtà di una campagna, seguita da una “plasticosa” distesa a cui si attribuisce lo sfacciatamente fuorviante appellativo di Cintura Agricola o Cintura Verde, che a sua volta precede la grigia e fumosa Cintura industriale, per poi approdare nei degradati quartieri di baracche che conducono a una distesa di terra in cui il nulla è l’unico sovrano. Se, nonostante l’estenuante visione che vi ha accompagnati fin qui, non vi siete ancora rassegnati a proseguire, vi troverete di fronte a una periferia con dei palazzi in costruzione, poi a una città in continuo avanzamento e infine al grande viale che conduce all’imponente Centro.
Questo è lo scenario che fa da sfondo alla quotidianità dei cinque protagonisti, Cipriano Algor, il vasaio, Marçal Gacho, il genero guardiano interno del Centro, Marta Isasca Algor, figlia di Cipriano Algor e moglie di Marçal Gacho, Trovato il cane perduto e Isaura Madruga Estudiosa, abitanti della mite campagna.
La vicenda narrata si apre con l’ineluttabile decisione del Centro di interrompere i rapporti commerciali col vasaio, in quanto le stoviglie in terracotta da lui fornite non riscontrano più il gusto insindacabile dei consumatori. Privato di tutte le sue certezze, Cipriano Algor si trova a dover fare i conti con l’entità distopica rappresentata dal Centro, che sfocia nel suo più tipico ed essenziale regime, ossia il controllo assoluto dei suoi abitanti e la negazione di qualsiasi contatto col mondo esterno. Passione, dedizione, coraggio fanno sì che Cipriano e la figlia Marta non si perdano d’animo e, sotto suggerimento di quest’ultima, si imbattono in una nuova avventura, la creazione di statuette in terracotta dipinte a mano. Quanto sia vincente quest’idea risulta un’incognita, ma rappresenta la sola in grado di dare un senso alle loro vite e una speranza per mantenere integra la loro identità. Dall’altra parte si apre, però, la prospettiva di una vita all’interno del Centro, resa concreta dalla promozione di Marçal Gacho a guardiano residente, prospettiva assolutamente aborrita da Cipriano Algor.
Cosa rende così tenace la voglia di mantenere salde le proprie origini? Quali sacrifici comporteranno un eventuale trasferimento al Centro? Le risposte a queste domande ci vengono fornite in ogni pagina, ogni riga ci accompagna verso la scoperta dei più intimi sentimenti, che il pudore e le convenzioni sociali a volte non consentono di rivelare. Assisteremo, quindi, al lento progredire dei rapporti tra Cipriano Algor e la vicina “della brocca” Isaura Estudiosa, tra il genero e la famiglia Algor. Fondamentale e necessaria la comparsa del cane Trovato, che finisce per diventare il più intimo confidente di Cipriano Algor, il quale, seduto sulla sua “panchina di meditazione”, rivolge al cane le sue elucubrazioni.
“La caverna” è un libro che infonde speranza, che tende ad aprire gli occhi verso il mondo esterno al Centro, ossia verso il sole, quindi verso il “bene” platonico:
“-Strana immagine è la tua, disse, e strani sono quei prigionieri. – Somigliano a noi, risposi.”
Perché quei prigionieri siamo proprio noi.
La caverna
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