La cenere non brucia
- Autore: Dea Cucciniello
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2021
Alma si sveglia confusa e stordita come da un lungo sonno, non comprende subito ma si trova chiusa in una piccola stanza da sembrare una cella, nel mentre Nora, la ragazza sulla sedia a rotelle del secondo piano, le parla.
Era stata sequestrata e Nora era il suo sequestratore. Una trama originale e drammatica in La cenere non brucia (Scatole Parlanti, 2021), che narra nella sua unicità, l’amicizia tra due giovani donne, una malattia degenerativa che non da scampo, e il disperato bisogno di affetto.
Un sequestro diverso, dove non ci sarà nessuna richiesta di riscatto: “perché hai smesso di venirmi a trovare ? ”
La cenere non brucia è il secondo romanzo di Dea Cucciniello, autrice di origine campane che vive a Roma, laureata in Scienze della comunicazione, e giornalista pubblicista. Al rientro dal periodo americano dove ha lavorato nel Press Office dell’Ambasciata d’Italia a Washington, ha ideato e diretto un magazine di costume e società.
Alma ha il ricordo dell’ultimo incontro con Lorenzo, di avergli detto addio dopo anni trascorsi a lasciarsi e a riprendersi, poi il buio, e ora era imprigionata nella casa di colore verde fango con i parati a rombi di Nora, dove l’aria era sempre di chiuso.
Una casa che odorava tutto l’anno di brodo di verdure.
Un appartamento al secondo piano affacciato su di un pianerottolo senza piante, nel quale non si ascoltava musica e si camminava in punta di piedi. La madre di Nora con i capelli arricciati dai bigodini, la stessa pettinatura da trent’anni, si muoveva in silenzio, camminava a testa bassa e calava le persiane di casa. Una donna piccola e asciutta, consumata nei lineamenti, che si dedicava alla figlia con vocazione, per lei una chiamata al dovere. Aveva rinunciato alla sua femminilità, “lasciando il passo al dolore umano”. Quel destino le aveva scavato le rughe di un’anziana.
Nella stanza di Nora l’aria era di abbandono, come tutto fosse pronto ad andare male; un letto senza spalliera, ai suoi piedi un piccolo divano, una scrivania con un computer che lei, nei giorni buoni, usava. Si era ammalata prima della laurea, voleva diventare avvocato, e il suo fidanzato si era dileguato dopo la morte del padre. Nora ora non riceveva carezze, non faceva l’amore, non viaggiava e ingrassava a causa dei farmaci.
La malattia era un timbro sul petto.
Alma iniziò a pensare a come assecondarla per uscire da quella prigione, parlarle, raccontarle di lei, del suo lavoro all’estero.
Nora restava ferma mentre Alma saggiava la solidità di quella trincea. Lo fece per giorni di urla, lo fece per giorni di calci alla porta, lo fece con le parole, lo fece persuadendo, lo fece aggredendo.
Ricorda i pomeriggi trascorsi insieme quando preparava la tesi e il master che la portò fuori casa. Era stata via dopo la laurea a Washington presso l’Ambasciata italiana, durante il primo insediamento di Obama. Con gli impegni pressanti al rientro nella ricerca di un nuovo lavoro si trovò ad attraversare il pianerottolo del secondo piano con passi lievi, in modo che madre e figlia non potessero avvertire la sua presenza.
Perché hai smesso di venirmi a trovare?
Adesso Alma era costretta nella sua prigione a prendere parte alla vita di Nora, a comprenderne il corpo che non aveva più forze, a tutto ciò che la sua amica era costretta a sottoporsi. In un buco senza specchi, con i giorni che passavano senza libri e televisione, l’unico sipario era su Nora, su ciò che desiderava fare insieme a lei, e Alma iniziò ad apprezzarla.
I giorni del sequestro furono giorni di presenza del dolore, non conobbero per un solo momento la distrazione del cuore. Solo dopo, Alma ne colse un lascito inatteso.
Era giunto il tempo dei loro racconti, dell’incontro sia pure forzato, sequestrato, coraggioso. Con occhi diversi rivolti a Nora, sul suo coraggio, sull’amica che non aveva avuto scelta, un carceriere improvvisato mentre il solo prigioniero era lei, rischiando più di quanto aveva già perso, Alma comprenderà le ragioni umane di quel rapimento.
Era il coraggio della cenere il suo, e la cenere non brucia.
Un romanzo appassionante, a tratti struggente, narrato tra il dentro di un appartamento prigione e il fuori, dove la vita continuava oltre le finestre socchiuse; un racconto al femminile sul disagio fisico, le debolezze, la malattia, le fragilità di una vita vissuta quando un corpo non risponde più.
Un’amicizia forzatamente voluta da una giovane donna messa all’angolo da un destino avverso, da una malattia che non perdona, e il suo desiderio di non voler essere dimenticata.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La cenere non brucia
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