© Ed Lederman/PEN American Center, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons
Sei mesi dopo l’attentato in cui ha rischiato la vita Salman Rushdie torna in libreria con un romanzo La città della vittoria (Mondadori, 2023, traduzione di Stefano Mogni e Sara Puggioni), pubblicato oggi in contemporanea in Italia e negli Stati Uniti.
Un libro che di per sé appare vittorioso non soltanto nel titolo; sembra infatti custodire il pensiero di Rushdie e il suo grido di battaglia “Io ci sono, io vivo” a dispetto di tutti coloro che minacciano la sua incolumità o vituperano la sua persona.
In queste pagine la voce di Rushdie continua a farsi sentire ed è più forte di ogni censura, di ogni minaccia o pericolo: lo scrittore di origine indiana torna a rispondere all’odio con l’arma più potente e non violenta, la letteratura. Perché “le parole sono le uniche vincitrici”.
Oggi Salman Rushdie presenta il suo ultimo libro solamente in foto - non sono previste, per ovvie ragioni, presentazioni fisiche - mostrandosi con un occhio nascosto da una lente oscurata, che cela le gravi ferite riportate nel corso dell’attentato dello scorso 12 agosto. Nei lunghi mesi della convalescenza probabilmente lo scrittore ha rimesso mano alle bozze del libro, lo ha rivisto, tirato a lucido, facendo risplendere gli ideali in esso contenuti.
Nella sua nuova opera l’autore immagina di ritrovare l’immenso poema narrativo su Bisnaga (la città della vittoria) scritto in sanscrito dalla profetessa Pampa, conservato in un vaso di terracotta sigillato con la cera.
Il romanzo, di oltre 350 pagine, può essere letto come un lungo poema epico sull’India delle origini; ma anche come una storia d’amore, di avventura e soprattutto di lotta. Nella narrazione epica dell’antica India si trasfondono temi millenari che riguardano anche il nostro presente.
Scopriamo la trama e alcune anticipazioni de La città della vittoria.
La città della vittoria: di cosa parla il nuovo libro di Rushdie
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Il titolo del nuovo romanzo fa riferimento alla città di Bisnaga, antica capitale dell’impero Vijayanagar che unificò il sud dell’India. Leggenda narra che fosse La città della vittoria, creata grazie al potere della poesia e dell’immaginazione da una profetessa. La storia è raccontata da un narratore esterno che ritrovato in un vaso di terracotta l’antico poema dedicato alla gloria e alla caduta di Bisnaga.
Il poema narra di Pampa Kampana, rimasta orfana a soli nove anni quando sua madre la abbandona per gettarsi tra le fiamme di un rogo insieme ad altre donne dopo che i loro mariti sono morti in battaglia. Traumatizzata e sconvolta dal dolore, la bambina trascorre molto tempo sola in una grotta senza parlare con nessuno. Qui riceverà da Parvati, la dea dell’induismo sposa del Dio Shiva, dei poteri straordinari. A lei spetterà la missione di creare una città straordinaria, Bisnaga, di cui sarà assoluta regina. La Dea le affida inoltre un compito preciso, le dice:
Lotterai per assicurarti che nessun’altra donna sia mai più bruciata in questo modo e che gli uomini inizino a considerare le donne con occhi nuovi.
La città della vittoria sarà creata dal nulla, grazie a un sacchetto di semi magici e Pampa vi regnerà per 247 anni. Il suo sarà un regno creato dal ferro e dal fuoco, basato su un sistema paritario: gli uomini di Bisnaga dovranno infatti “imparare a considerare le donne con occhi nuovi”.
Ma nella profezia che la Dea fece a Pampa è contenuta anche una maledizione:
Vivrai abbastanza a lungo da assistere sia al tuo successo sia al tuo fallimento, per vedere tutto e raccontarne la storia, anche se morirai subito dopo aver finito di raccontarla.
Pampa è dunque un personaggio estremamente moderno e progressista che sembra leggere il mito dell’antica India attraverso gli occhi del presente. La donna ha grandissime responsabilità: portare il progresso dell’architettura, della poesia, della pittura, della musica e delle arti. Avrà una vita intensa fatta di glorie e cadute, molti amanti e diversi figli, fuggirà nella giungla e sarà risvegliata da un bacio di vero amore, poi tornerà a Bisnaga trionfante per combattere un’altra battaglia.
Nel mito di Pampa infine fa irruzione l’arroganza dei potenti che porterà alla sua caduta. In questo personaggio vive anche il dramma della longevità: la donna nei suoi lunghi duecentoquarantasette anni di vita vedrà morire tutte le persone da lei amate che le sono state vicine. Nella lunga parabola esistenziale di Pampa Kampana, infine, trionfo e fallimento si incontrano. Lei riuscirà a scrivere il suo poema, compirà la sua missione, perché in fondo lei ha sempre creduto che “una donna abbia radici in sé stessa”.
Alla fine La Città della Vittoria cadrà in rovina conquistata dagli islamici del Nord e, nel mezzo delle macerie, Pampa Kampana apporrà la parola fine al suo poema decretando così la sua morte.
E infine rimane una sola certezza:
Le parole sono le uniche vincitrici.
Nella sua Città della vittoria Salman Rushdie compone un grande elogio alla forza della poesia e dell’immaginazione, narrando una storia di trionfi e cadute che affonda le radici nel mito ma in fondo parla di tutti noi, della forza intrinseca nella Storia, del nostro inquieto presente, delle ragioni che ci spingono a combattere ogni giorno per costruire un nuovo “mondo possibile”. Perché, come dice Rushdie, “gli esseri umani devono imparare a vincere le proprie battaglie da soli.”
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La città della vittoria: la trama del nuovo libro di Salman Rushdie
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