La commedia di Charleroi
- Autore: Pierre Drieu la Rochelle
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2014
Nel centenario della Prima Guerra Mondiale, Fazi Editore ha ridato alle stampe il romanzo di Pierre Drieu La Rochelle, La commedia di Charleroi, composto da sei racconti con un unico soggetto: la Grande Guerra. Un lungo racconto di una delle più grandi catastrofi della nostra umanità, e fra orrori e paure il nostro autore, arruolatosi nel 1914, l’ha vista da vicino.
Più che un romanzo La commedia di Charleroi sembrerebbe un diario dal fronte: in esso sono racchiuse pagine intense e drammatiche di una guerra rovinosa e disumana. Con una profonda sensibilità di fine e acuto intellettuale qual era, Drieu La Rochelle riesce a descriverne la tragicità e a narrarne le atrocità quasi a volerne consegnare un lascito alle future generazioni, affinché l’intera umanità possa essere sempre ostile ad ogni tipo di conflitto. L’autore racconta la drammaticità senza censura perché in essa vi è il senso della nullità della guerra, non descrive nessuna esaltazione e il tutto è narrato con gli occhi disincantati di chi ha visto derubare le coscienze agli uomini.
Un libro che racchiude l’eredità del pensiero politico di Pierre Drieu La Rochelle, che al fronte rimase ferito per ben tre volte e che nelle sue opere ha spesso incolpato di decadenza e ha incriminato la società borghese europea di aver mandato a morire i suoi figli nel nome del progresso, dimenticando le sue radici tradizionali umanistiche che la resero grande.
“La guerra moderna aveva preso il suo tempo e le sue precauzioni per abituarci a lei, per addomesticarci. Aveva iniziato con modestia, senza picchiare forte, senza grandi complicazioni. Per farci assaporare il gioco, solo un giocattolo delicato e abbastanza pulito: la mitragliatrice. Così su tremila del nostro reggimento, quel giorno, ne rimasero a terra soltanto cinquecento. E tuttavia eravamo già sconvolti, noi che allora ignoravamo le mine e le bombe a mano, i bombardamenti a tappeto e il gas, e il tradimento delle retrovie.“
Il suo senso della guerra è racchiuso
- nei racconti della trincea, della morte al fronte, della fame, della malattia;
- nei bombardamenti dei nemici e nell’avanzata dei soldati ai comandi di generali che escogitavano stupefacenti buffonate per cui i tedeschi, con un colpo solo, ne falcidiavano cinquanta;
- nell’osservare una terra dall’aspetto di un deserto che invece nascondeva mille occhi pronti a sparare;
- nelle speranze dei disertori;
- nella vita di un soldato sospesa nella notte di tregua come nella nuova vita di un ex soldato che deve ricordare quei giorni.
“Sudando non poco, riusciamo a gettarci nelle trincee che avevamo scavato otto giorni prima. Sono luride, piene di tutti quegli abominevoli detriti che la guerra accumula appena si posa da qualche parte: scatole di conserva, braccia, fucili, zaini, casse, gambe, merde, bossoli di obice, granate, stracci e persino carte … Ho visto un tedesco arrivare sopra la mia trincea. L’unico ad arrivare fino alla fine di un assalto stroncato. La sua sagoma sopra di noi ci spaventò: in tre gli sparammo in pancia. Aveva il volto agonizzante di un aggressore smarrito e ci crollò addosso.“
Apre i racconti La commedia di Charleroi che dà il titolo al libro e che narra della signora Pragen, una donna borghese e austera, che si reca a Charleroi, in Belgio, con il suo segretario, la voce narrante, per vedere i luoghi dove in battaglia è morto suo figlio Claude. Il segretario aveva conosciuto il suo giovane figlio e lo ricorda stremato e impaurito. La conduce in quei campi di battaglia che gli inondano la mente di ricordi, rivede le truppe dei soldati che cantano la Marseillaise, le descrive dei massacri ai quali i suoi occhi hanno dovuto assistere e narra dei suoi compagni i cui corpi quella terra ha ricoperto. La signora Pragen, dalla cortesia affettata che umilia chi è al suo cospetto, non presta molta attenzione alla realtà della guerra che le viene narrata, mentre il giovane segretario ha davanti ai suoi occhi i fantasmi di quel suo passato incancellabile.
“Il reggimento soffriva il caldo. Il reggimento puzzava di piedi gonfi e sporchi, la strada gli restituiva un odore di ascelle. Insaccati nelle nostre uniformi blu, ce ne andavamo appesantiti dai nostri zaini, mingherlini e rigidi, con qualche parte di noi potente e muscolosa, e anche delle buone spalle, ma in ogni caso totalmente inadatti a partire. Eravamo tremila. Un reggimento tutto nuovo, quasi non ci fossero già stati cinquecentomila caduti, senza contare i prigionieri, gli storpi, i sifilitici, gli scoraggiati. Marciavano tra due marciapiedi, dove si ammassava una popolazione stupita che non vedeva un simile spettacolo dai tempi delle antiche guerre o delle rivoluzioni.“
Una testimonianza concreta che rende palpabile e visibile nell’animo del protagonista il tormento e lo strazio di chi ha dovuto combattere una guerra non voluta.
Una lettura che induce a più di una riflessione e nelle parole dell’autore ritrovo il ricordo dei racconti di guerra di mio nonno. Era un ragazzo del ’99 e ancora adolescente fu mandato al fronte lungo la linea difensiva austroungarica. In una delle trincee dove si trovava, un giorno vide arrivare suo padre, mandato in prima linea come lui. Si abbracciarono e piansero a lungo. Per tutta la sua vita ha sempre ricordato la violenza della guerra e i suoi compagni d’armi, giovani come lui, morti in una terra a loro sconosciuta. Il ricordo di quegli anni non lo ha mai abbandonato. L’ho visto nella trincea leggendo le parole con le quali Drieu La Rochelle ha narrato se stesso:
correvo goffo con lo zaino che mi ballava sulle spalle, il fucile in una mano, inciampando a ogni buca.
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Non so che volete dire riguardo le idee politiche dell autore,questo romanzo è sicuramente pacifista ma Lui aderì ad un gruppo di estrema destra francese e a fine guerra fu arrestato come collaborazionisti,si suicidò affermando che con la caduta della Germania nazista il mondo a cui apparteneva era ormai finito,è assurdo e scorretto cercare di farlo passare per un uomo di sinistra
Dov’è scritto che fosse di sinistra? Nella recensione è indicato che fosse contrario alla guerra descritta nei suoi racconti in cui emerge la drammaticità e gli orrori di chi si trovò ad affrontarla. Come indicato nelle note di copertina:
Ringrazio la mia redazione e gentile Cristiano continui con le letture delle opere di P. D. La Rochelle, le consiglio inoltre Stefan Zweig e naturalmente Yukio Mishima.