La corona del potere
- Autore: Matteo Strukul
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2020
Sette grandi casate italiane, sette regnanti l’un contro l’altro armati, sei città nel Rinascimento: Matteo Strukul ha da pochissimo dato alle stampe il secondo titolo della nuova saga, Le sette dinastie, che per dirla in breve (pur facendo torto al lavoro attento dell’autore e al fascino degli eventi narrati) racconta la lotta per il potere nell’Italia rinascimentale. Abbiamo tra le mani La corona del potere, un bel volume in brossura con copertina cartonata (512 pagine) distribuito da Newton Compton dal 5 ottobre, dopo il primo titolo, Le sette dinastie, apparso nel 2019 sempre per i tipi Newton Compton.
Chi l’avrebbe detto che il creatore della serie pulp di Mila Zago - la vendicatrice con katana nelle mani e dreadlock rossi in testa, addestrata alle arti marziali sui pascoli dell’altopiano di Asiago - si sarebbe trasformato in un narratore attento alla correttezza, autenticità e credibilità di storie che sviluppano la Storia.
In un punto del cammin della sua vita, il non ancora cinquantenne, capelli lunghi, barba e baffi da vichingo patavino, è stato sedotto dal fascino delle vicende complesse di mezzo millennio fa e ha scoperto la vocazione del romanziere di cappa e spada, intrighi, buoni e cattivi sentimenti. Un Dumas dei nostri tempi, ancora più pignolo nella ricerca preliminare.
La sua scrittura storica è tanta roba ed è italiana nel senso più nobile, più presentabile all’estero. Nei romanzi di Matteo Strukul si ritrova quello che attrae tanti stranieri in Italia, in giro a testa in su tra le bellezze delle città d’arte. È il fascino dell’antico autentico, che vive nel presente, a Roma, Firenze, Venezia, ancora più a Siena e in tanti borghi del Centro, meno a Milano (opinione personale), dove il nuovo sovrasta e quasi cancella il precedente.
Non è a caso lo scrittore di romanzi storici made in Italy più venduto al mondo. Il nuovo lavoro ci porta al 1494-1507, con un prologo nel 1488. Strukul si aggira nel Rinascimento indossando gli abiti degli aristocratici di allora e regala ai lettori italiani e stranieri il fascino, i costumi, le atmosfere, gli alti e i bassi di quell’età di meraviglie, in cui l’Italia faceva aggio sul mondo.
Lo scrittore padovano sta alla narrativa storica come un grande pittore alla tela e uno scultore al marmo: la pagina si anima di vicende autentiche, accuratamente approfondite su fonti certe. Ha perfino consultato maestri di scherma rinascimentale, per dare verità e antichità a duelli e battaglie. C’è tanta storia con in più il gusto dell’avventura. Anche episodi minori, trascurati dai manuali, vengono sviluppati con mano sicura e attenzione agli sviluppi psicologici ed emotivi.
Talvolta, per esigenze di costruzione narrativa, accanto alle vicende storicamente fedeli sviluppa passaggi meno aderenti a fatti ed eventi accaduti. Lo stesso vale per i personaggi e il loro agire, farsi valere, complottare, vincere o soccombere, con numerosi ribaltamenti della sorte benigna o avversa. A ragione, l’autore può vantare di aver gestito quindici protagonisti e quaranta co-protagonisti, oltre a innumerevoli comparse, in dodici segmenti narrativi in contemporanea. Faticoso, ma il risultato è davvero esaltante: una saga dai grandi numeri che mette in campo gli Sforza e Milano, i Colonna, Borgia e Roma, i Medici e Firenze, gli Estensi e Ferrara, i Condulmer e Venezia, gli Aragonesi e Napoli. Sette famiglie leader, in sei città.
È il 1494, Carlo VIII di Francia scende in Italia con un potente esercito per rivendicare agli Angiò il trono di Napoli, vantando un remoto diritto ereditario della nonna Maria sugli Aragona. Prima di transitare verso il Sud, deve attraversare due terzi della penisola e se gli “Italiani” unissero le forze, il suo progetto diventerebbe inattuabile. Ma quelli a mettersi insieme non ci pensano affatto. Nessuno dei principi, signori e governatori vuole condividere la vittoria col “vicino”, che considera il vero nemico, più di qualsiasi straniero.
Così, Ludovico il Moro a Milano è il primo a dover subire e accetta di fornire cannoni a Carlo, pur dovendo fondere anche il bronzo che aveva destinato al maestro Leonardo per il grande monumento equestre a Francesco Sforza. In cambio, concede all’artista di affrescare il refettorio di Santa Maria delle Grazie e il genio da Vinci vi dipingerà lo straordinario Cenacolo.
Venezia sta a guardare in disparte. Nelle Romagne si distingue il carattere della combattiva Caterina Sforza. A Firenze, Piero de’ Medici si dimostra debole e apre il passo. Papa Alessandro Borgia si fa forte della protezione di Castel Sant’Angelo: il francese faccia pure quello che vuole di Roma e dei romani, perché lui resterà al sicuro nella fortezza con la giovanissima amante.
Intanto, al figlio Cesare la veste cardinalizia non vieta di insidiare la focosa cognata Sancia d’Aragona, sposa del fratello Goffredo. È figlia di Trogia Gazzella, la nobildonna che fa girare la testa al re di Napoli Alfonso II, padre di Ferrante (Ferrandino) che se la dovrà vedere con i francesi.
Nella piazza partenopea del Mercato, i condannati vengono sgozzati e squartati. L’Italia delle meraviglie può essere anche un macello.
La corona del potere
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