La costola di Adamo
- Autore: Antonio Manzini
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Casa editrice: Sellerio
- Anno di pubblicazione: 2014
“Antonio Manzini disegna un personaggio straordinario”….
Parola di Andrea Camilleri che di personaggi riusciti se ne intende! Rocco Schiavone, vicequestore di Aosta, è il protagonista del secondo romanzo che Manzini dedica al poliziotto romano trasferito al nord per un episodio di violenza su uno stupratore impunito, storia che ha fatto soffrire il protagonista e che ritorna anche in questo romanzo.
La scrittura e la storia qui si fanno più complesse, più ricche, più articolate, come se lo stile e la profondità dello scrittore si fossero molto affinati e resi più maturi.
Aosta è una città gelida, Schiavone ci vive malvolentieri, il suo abbigliamento (loden e Clarks) non sono adeguati, come tutti gli ricordano, né sembra adeguata all’atmosfera la sua personalità. Schiavone è infatti un romano che parla in modo rozzo ed esplicito, che usa metodi non troppo ortodossi, che fuma ogni mattino uno spinello, che non riesce ad avere buoni rapporti con i collaboratori (tranne uno, l’agente Pierron e forse l’ispettrice Caterina Rispoli), che non si adegua a cibi e orari, che vive come in esilio in un freddo appartamento disadorno dove dialoga con Marina, la moglie amata e morta drammaticamente, che non scia e non ama la montagna ma solo la Roma di cui è tifoso, che ha trovato una donna, Nora, ma non desidera legami stabili e la perde... uno così non ha vita facile e quando poi un venerdì di marzo si trova di fronte allo spettacolo macabro di una donna impiccata ad un lampadario e non si sa se sia un suicidio o un omicidio, ecco che allora l’atmosfera e l’umore peggiorano definitivamente.
Il congegno del romanzo giallo è costruito dall’autore in modo perfetto, con intelligenti colpi di scena ed un finale affatto scontato. I personaggi sono costruiti con maestria, tutti paragonati ad animali strani, di cui Schiavone è un conoscitore competente fin dall’infanzia. Ci sono koala, pesci predatori che ricordano i volti dei protagonisti, c’è un grande interesse per il corpo femminile, per la lettura, un’attività che viene sempre rimandata ma che fa da sottotesto a molte pagine (i racconti di Poe, Pollicino, i racconti di Cechov, una libraia intelligente che inventa storie); insomma davvero Manzini conosce e mette in pratica con maestria gli strumenti della scrittura, dando al lettore la leggerezza e nello stesso tempo la profondità di chi ha molto chiari i profondi disagi della società odierna: la violenza cieca sulle donne, la difficoltà delle istituzioni nel prevenire e difenderle, la cecità di chi non vuol vedere, la miopia della Chiesa che accoglie ma non sa discernere i drammi che si celano dietro un’apparente normalità.
Il titolo del libro è preso dalla Genesi:
“E l’eterno Iddio, con la costola che aveva tolto all’uomo, formò una donna e la condusse all’uomo. E l’uomo disse:”Questa finalmente è ossa delle mie ossa e carne della mia carne. Ella sarà chiamata donna perchè è stata tratta dall’uomo”
Da questo spunto è costruita l’interna narrazione, che viene così ad accogliere problematiche complesse e difficili ancora lontano da essere risolte.
Nei ringraziamenti che condudono il romanzo, Manzini dice:
“Al 21 novembre dell’anno 2013, anno in cui ho scritto il libro, i casi di femminicidio in Italia sono stati 122. Finché il numero non si azzererà, non potremo definirci un paese civile”.
Ecco allora che grazie ad un romanzo di intrattenimento di grande godibilità, facciamo i conti con una realtà dura che coinvolge troppe donne innocenti, una piaga sociale per cui non si intravedono soluzioni immediate. Leggere aiuta anche ad affrontare il reale, mi viene da concludere.
La costola di Adamo
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