La diva geniale
- Autore: Marie Benedict
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2019
La diva geniale (Piemme 2019, titolo originale The Only Woman in the Room, traduzione di Anna Martini) di Marie Benedict è il romanzo biografico che l’autrice statunitense, la quale ha lavorato come avvocato a New York (ma ha sempre avuto la passione della storia e dell’archeologia) ha dedicato alla figura di Hedy Lamarr, nome d’arte di Hedwig Eva Maria Kiesler (Vienna, 9 novembre 1914 – Altamonte Springs, 19 gennaio 2000) attrice e inventrice austriaca naturalizzata statunitense.
17 maggio 1933. Vienna, Austria.
Sbattendo le palpebre aprii gli occhi, ma i riflettori mi accecarono per un momento. Appoggiai una mano discreta sul braccio del coprotagonista per sorreggermi e mi imposi un sorriso sicuro, aspettando che la vista si schiarisse. Gli applausi scrosciavano e io fluttuavo in quella cacofonia di suoni e luce.
La giovane e bella attrice Hedy Kiesler di diciannove anni, aveva appena finito di interpretare l’imperatrice ottocentesca Elisabetta di Baviera sul palco del Theater an der Wien. Hedy, proveniente da genitori dell’alta borghesia austriaca, vestiva i panni dell’adorata imperatrice Sissi. “Lei era stata l’emblema della gloriosa Austria asburgica di un tempo”, impero incontrastato per quasi quattro secoli e il popolo si era aggrappato alla sua immagine nei giorni umilianti dopo la Grande Guerra. L’affascinante giovane donna si era accorta che gli spettatori non stavano applaudendo comodamente seduti sul velluto rosso delle poltroncine, ma erano saltati in piedi per un’ovazione, “onore che i miei concittadini viennesi dispensavano di rado”. Nel suo camerino Hedy, tra i tanti fiori ricevuti, aveva trovato nel bouquet più grande un pesante cartoncino color crema bordato in oro.
"A un’indimenticabile Sissy. Suo, Friedrich Mandl." Chi era questo Friedrich Mandl? Il nome mi suonava familiare, ma non riuscivo a collocarlo.
Friedrich, produttore e commerciante di armamenti, di trentaquattro anni, avrebbe sposato Hedy, ma altri orizzonti più ampi e ambiziosi attendevano la donna dalla mente acuta, dotata di geniali intuizioni e dal viso perfetto. Inoltre la Kiesler aveva intrapreso corsi di laurea in ingegneria presso l’università di Vienna.
Se nel romanzo “La donna di Einstein” (Piemme, 2017) l’autrice americana narrava con maestria la vita finora pressoché sconosciuta di Mileva Maric (1875-1948), moglie del fisico tedesco Albert Einstein (1879-1955), la quale dedicò la sua vita allo studio della fisica e al celebre marito, in La diva geniale viene esplorata la vita singolare e a tratti incredibile della star del cinema Hedy Lamarr. Una donna intelligente che ha realizzato con le sue invenzioni prodotti nella speranza potessero aiutare gli Alleati a sconfiggere i nazisti nella Seconda Guerra Mondiale. Come sottolinea la scrittrice “il libro rivela anche aspetti della sua vita molto meno conosciuti: la giovinezza da donna ebrea in un’Austria molto cattolica” e il suo matrimonio con Herr Mandl.
Per tutti gli altri ero Hedy Lamarr, nient’altro che un bel viso e un corpo aggraziato, e non sono mai stata Hedy Kiesler, aspirante inventrice, pensatrice curiosa ed ebrea.
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Hedy Lamarr, la stella di Hollywood protagonista di tanti film di successo negli anni Quaranta, era bellissima. Di una bellezza di porcellana, incantevole, straordinaria, tanto da far dimenticare al pubblico le sue stesse qualità di attrice, che passavano in secondo piano rispetto al suo splendore. Non solo: erano moltissime le cose che pochi sapevano di lei, del suo passato, della sua mente e del suo essere donna fuori dalle righe in una Società ancora saldamente radicata nel maschilismo.
La sua figura è stata rivalutata negli ultimi anni come quella di una donna che, alla grande bellezza, univa una grande intelligenza e scaltrezza, oltre a una grande umanità. Questa biografia, scritta in prima persona come se fosse la diva stessa a parlare, non è un saggio né risulta particolarmente approfondita: piuttosto è costruita come un romanzo, con il preciso scopo di raccontare la vera storia di Hedy permettendo al lettore di appassionarvisi e identificarsi con lei, scoprendo un aspetto che ancora non conosceva e che farebbe invidia a molte donne ancora oggi. Forte, determinata, indipendente, analitica, aveva tutte le caratteristiche che erano, e sono ancora, considerate appannaggio esclusivo degli uomini, unite a una straordinaria ma anche discreta femminilità.
Hedwig Eva Maria Kiesler era austriaca, di Vienna. Anzi, di Döbling, il sobborgo ebreo della città. Ex studentessa di ingegneria, si era dedicata anima e corpo alla recitazione, ma, dopo alcune parti da comparsa in film minori, un passo falso, compiuto per ingenuità, si attaccò alla sua reputazione fino a tormentarla per tutta la vita: la partecipazione al film “Estasi”, in cui recitava nuda. I suoi genitori, ovviamente, ne rimasero scioccati, ma neppure il resto del mondo la prese bene: in America tutte le copie del film vennero bruciate. Malgrado questo, qualche anno più tardi Hedy ottenne il ruolo di protagonista nella commedia “Sissy” al Theater an der Wien. Il successo fu clamoroso, e le procurò anche un corteggiatore (talmente assiduo da poterlo definire “stalker”): Friedrich Mandl. Imprenditore, titolare di una fabbrica di armi, in ottimi rapporti con Mussolini: ce n’era abbastanza per indurre Hedy a tenersene lontana, ma i suoi genitori le suggerirono un matrimonio con lui come una specie di “polizza di assicurazione” sul loro futuro. Fu questo, più che l’amore, il motivo principale del loro matrimonio, ma il marito si rivelò quasi subito gelosissimo del suo passato (Hedy fu anche costretta a lasciare la recitazione) e violento. Quando anche la fantomatica “protezione” iniziò a vacillare, Hedy prese il coraggio a quattro mani e scappò in America, dove iniziò a frequentare l’ambiente di Hollywood. Ma il rimorso per avere lasciato in Austria sua madre, e per non avere denunciato i sordidi piani del marito e dei suoi “amici” per disfarsi degli ebrei, la spinse a chiedersi come avrebbe potuto contribuire a cambiare le sorti della guerra. Arrivò così l’intuizione che la portò a progettare, insieme all’amico musicista George Antheil, un sistema di radiocomando dei siluri che fu rifiutato dalla Marina Militare in quanto progettato da una donna, ma, molti anni dopo, fu la base per lo sviluppo della tecnologia wireless.
Un libro appassionante, romantico, ma anche illuminante, per apprendere e per riflettere sulle pieghe più oscure dell’animo umano e sull’eterna discriminazione, mai risolta, verso la donna.