Probabilmente è soprattutto grazie a Canova ed al suo celeberrimo gruppo scultoreo conservato al Louvre che la novella di Amore e Psiche continua ancora oggi ad esercitare un fascino speciale, come il simbolo dell’amore eterno che, pur barcamenandosi fra mille e più avversità, continua ad accrescersi. Tutti ne conosciamo a grandi linee la trama, ma pochi l’hanno effettivamente letta.
Il mito di Amore e Psiche - Digressione narrativa contenuta all’interno del capolavoro di Apuleio "L’asino d’oro", attraverso un efficace procedimento “meta letterario” viene introdotta la magica avventura che vede come protagonisti il giovane dio Cupido (o Amore) e la splendida principessa Psiche. La dea Venere, madre del futuro innamorato, indispettita dalla bellezza abbagliante della fanciulla, intima al figlio di punirla, facendola innamorare dell’individuo più sordido e malvagio della Grecia, di modo che una volta unitasi con lui in matrimonio, venga ricoperta dal pubblico disonore a causa delle atrocità del compagno. Eppure la grazia e la dolcezza di Psiche riescono ad incantare Amore in persona, che decide di prenderla come sposa e di condurla nel suo palazzo, dove la fanciulla vivrà fino al tragico momento della loro separazione, circondata da gioie e delizie di ogni genere, servita e riverita da ancelle invisibili. Ogni notte i due amanti si congiungono, ma alla ragazza non è concesso di contemplare il volto del marito. L’idillio amoroso persiste fino a quando Psiche non cede alla curiosità e decide di rompere la promessa fatta all’amante. Sotto consiglio delle perfide sorelle, impugnata una lampada ad olio ed un coltello (nell’eventualità che il proprio sposo sia una creatura mostruosa), ammira le magnifiche sembianze di Amore. Secondo lo schema tradizionale del romanzo erotico ellenistico, l’eroina per riscattarsi agli occhi dell’amante dovrà superare una lunga serie di prove, in questo caso imposte da Venere. Grazie all’aiuto di diverse creature magiche antropomorfe e non, Psiche riuscirà a farsi parzialmente accettare da Venere come legittima sposa di Cupido, eppure nel finale ancora una volta è la curiosità di Psiche a metterla nei guai, a farla cadere in un sonno profondo, da cui sarà poi risvegliata da Amore.
Che l’episodio sia ad alta valenza simbolica è evidente fin da subito. Le possibili interpretazioni allegoriche della favola di Amore e Psiche sono molteplici, talune fondate su suadenti argomentazioni storico-filosofiche, tutte particolarmente suggestive. Basti pensare ai nomi con cui vengono designati protagonisti. Psiche significa letteralmente “intelletto” o ancor meglio “anima”, alla luce di questo è facile identificare la bellezza della fanciulla con una bellezza interiore, che si contrappone nettamente a quella fisica di Venere, destinata a sfiorire, ed è questa la ragione per cui la protagonista viene perseguitata. Amore rappresenta l’eros, la passione, il “furor” e il connubio con Psiche simboleggia l’unione della dimensione sensuale con quella spirituale, in sostanza si assiste alla nascita di un rapporto amoroso completo e maturo fra due adolescenti inesperti, che finiscono inevitabilmente per suscitare l’invidia di coloro che questo dono non hanno mai avuto occasione di riceverlo. Il mito di Amore e Psiche è un piccolo capolavoro: se “Le metamorfosi” per intero vi scoraggiano, vi consiglio quantomeno la lettura di questa incantevole fiaba.
La favola di Amore e Psiche
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molto utile e interessante
Fa parte del romanzo "L’asino d’oro", opera romanzesca di Apuleio, autore latino del periodo argenteo. È forse la parte più famosa dell’opera. È la storia di Psiche, bellissima fanciulla, di cui si innamora Amore. Amore e Psiche si amano, ma lei non dovrà mai vedere il volto dell’amato, pena il ripudio e così avviene.
Psiche perde il suo compagno e dovrà affrontare molte prove per ritrovarlo, senza sapere che Amore è un dio e la sta mettendo alla prova.
Chiaramente allegorica , la vicenda è stata interpretata in modi diversi, ma il più frequente è l’ideale rapporto tra l’anima e dio e della loro completezza a cui si può arrivare solamente attraverso il dolore.
La favola è stata interpretata nel Medioevo in senso cristiano, ma probabilmente la sua elaborazione è legata alle tante religioni misteriche presenti nell’Africa romana.
È scritta in un latino barocco, sensuale, misto di parlato e di tecnicismi che già preludono ad usi romanzi. E in effetti è un’opera conclusiva della grande letteratura romana. Un capolavoro da leggere a scuola perchè le tematiche dell’amore e della ricerca di sé sono importanti nel periodo dell’adolescenza e anche per la relativa semplicità della lingua.