La figlia del boia
- Autore: Oliver Potzsch
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2012
“Dominus pascit me, et nihil mihi deerit... ”. Quante volte Jakob Kuisl, il boia di Schongau cittadina della Baviera aveva sentito questa invocazione? Innumerevoli, perché l’uomo apparteneva a una dinastia di carnefici che per generazioni avevano esercitato il loro mestiere al servizio dei principi tedeschi. Jakob, infatti, già a “12 anni aveva assistito da vicino a parecchie esecuzioni”. Diventato adulto il carnefice della città, “un tempo ricca e raffinata” e che ora si “era trasformata in una tappa di passaggio per mercenari senza lavoro e vagabondi”, aveva sposato come da tradizione Anna Maria la figlia di un boia di un’altra città, perché “le famiglie dei carnefici si imparentavano sempre tra loro”. I coniugi avevano tre figli: la ventenne Magdalena dalle “labbra carnose” e i gemellini Georg e Barbara “due pesti che erano l’orgoglio” di Kuisl.
Il 24 aprile del 1659 il figlio undicenne del barconiere Grimmer era stato trovato agonizzante sulla riva del fiume. Il bambino era stato accoltellato ma l’aspetto più inquietante era stato la scoperta sotto la scapola del piccolo di una macchia mai vista prima. Era stata fatta con inchiostro viola e rappresentava un cerchio sbiadito dalla cui estremità partiva una croce. Era il segno di Venere, marchio demoniaco e simbolo delle streghe. La colpevole per le menti retrive e ottuse di Schongau poteva essere solo Martha Stechlin, “la prima levatrice assunta ufficialmente dalla città”, un’esperta erborista che viveva accanto alla famiglia Grimmer. Quando era stato ritrovato morto un altro “bastardo, lurido, orfano” ed era sparita Maria, un’altra orfanella, la donna era stata immediatamente considerata come la vittima perfetta da consegnare al boia, perché:
“da sempre le levatrici erano guardate con sospetto dagli uomini per i loro segreti femminili. Conoscevano infusi ed erbe, toccavano le donne in punti indecorosi e sapevano anche come eliminare dal corpo il frutto divino, il dono di Dio. Tantissime levatrici erano state bruciate dagli uomini come streghe”.
L’unica persona dotata di ragione era proprio Kuisl, non solo boia ma anche guaritore e profondo conoscitore dell’animo umano. “Come tutti i Kuisl, era un uomo di poche parole ma quello che diceva era sempre importante”. Jakob, Magdalena e il giovane medico Simon Fronwieser si sarebbero battuti per dimostrare la buona fede di Martha, il capro espiatorio di tutti i guai e le disgrazie che erano accaduti a Schongau.
“Voci di stregoneria e riti satanici si propagavano in una cittadina come Schongau più velocemente del letame”.
Pubblicato in Italia da Neri Pozza nel 2012, La figlia del boia, opera prima di Oliver Pötzsch e bestseller internazionale, è la storia degli antenati bavaresi dell’autore, i Kuisl, che “era stata una tra le più famose dinastie di carnefici di tutta la Baviera” come spiega lo stesso autore nella Postfazione. Attraverso quattordici generazioni i maschi di casa Kuisl avevano giustiziato chi si era reso colpevole di svariati ed efferati crimini. Il boia alto e massiccio, ma dalla “voce morbida e melodiosa”, possedeva una ricca biblioteca nella sua abitazione fuori dalle mura di Schongau accanto agli strumenti di tortura come il famigerato schiacciapollici. Ecco dunque una serie di tomi impolverati, manoscritti, stampati e fragili rotoli di pergamene che contenevano conoscenze antichissime e preziose di anatomia. Proprio a causa di ciò “i medici dotti cercavano di mettergli sempre i bastoni tra le ruote”.
Come spiega l’autore, il libro è “un romanzo e non un saggio scientifico. Ho cercato di attenermi il più possibile ai fatti”. Ritornando con la memoria ai racconti di famiglia e dopo aver consultato “una pila di fogli ingialliti” dove Fritz Kuisl “aveva raccolto tutto ciò che conosceva dei suoi antenati”, Oliver Pötzsch rievoca con precisione storica Schongau e i suoi abitanti stremati e incattiviti da cattivi raccolti, pestilenze, guerre decennali, nubifragi e carestie. Era questa l’atmosfera della Baviera seicentesca dominata da superstizione, caccia alle streghe e paura per il futuro. Nonostante ciò “la città non si sarebbe lasciata sconfiggere. La vita continuava, a dispetto della morte”.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La figlia del boia
Lascia il tuo commento
L’autore, Oliver Potzsch, discendente del protagonista di questo bel romanzo "La figlia del boia", ci porta nella Baviera della metà del 1600, per farci scoprire le abitudini, le credenze e le insidie della società di allora.
Scopriamo infatti che "boia" non era solo colui che veniva demandato a eseguire le condanne del concilio cittadino, ma anche, spesso, un abile guaritore, profondo conoscitore di erbe e infusi; spesso oltraggiato e contrastato dai sedicenti dottori, molto meno "dotti", pertanto scettici verso nuove "terapie".
Alla morte di due bambini con strani segni sulla schiena, tutti si scagliano contro la levatrice, ritenendola una strega: solo il boia, appunto, e il figlio del dottore cercheranno i veri colpevoli.
Piacevole trama e stile scorrevole completano questa lettura che, per il successo ricevuto, ha dato vita ad altri romanzi con gli stessi protagonisti.