La figlia del boia e il re dei mendicanti
- Autore: Oliver Potzsch
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2015
Per Neri Pozza oggi 23 luglio in libreria La figlia del boia e il re dei mendicanti (titolo originale: Die Henkerstochter und der Konig der Bettler, tradotto da Alessandra Petrelli) di Oliver Potzsch, noto per la serie di bestseller dedicati alla figura di Jakob Kuisl, boia di Schongau, capostipite della famiglia dell’autore, nato nel 1970 e residente a Monaco di Baviera.
Gole del Danubio presso Weltenburg, 13 agosto dell’anno del Signore 1662.
“L’ondata sorprese Jakob Kuisl da davanti e lo spazzò via dal sedile come un pezzo di legno”.
Il boia di Schongau scivolò sulle assi viscide, agitò furiosamente le braccia intorno a sé alla ricerca di un appiglio fino a quando sentì i propri piedi venire in contatto con la corrente turbinosa del fiume. Trascinato nell’acqua gelida Jakob aveva trovato un appiglio in un chiodo da falegname conficcato nel legno della zattera. Issatosi di nuovo a bordo, il boia aveva avuto anche modo di salvare un piccolo passeggero, un bambino di dieci anni anche lui caduto nel fiume.
“Lì, nelle gole di Weltenburg, il Danubio era stretto come da nessun’altra parte”.
Kuisl aveva guardato dietro di sé dove le imponenti pareti di roccia si ergevano ai due lati del fiume. In alcuni punti ricordavano a Jakob mostri pietrificati o teste di giganti che osservavano dall’alto il frenetico affaccendarsi dei minuscoli mortali. Viaggiare sul fiume non piaceva a Kuisl anche se era il modo più rapido e sicuro di spostarsi.
“Il boia preferiva sentire la terraferma sotto i piedi”
Kuisl non vedeva l’ora che lo scuotimento avesse fine. Tutti i viaggiatori lo guardavano con riconoscenza perché aveva salvato le sorti del periglioso tragitto più volte, ma lì sul Danubio, distante quattro giorni di viaggio dalla sua città natale, nessuno sapeva che Jakob Kuisl era il boia di Schongau. Infatti se si fosse saputo che un boia aveva aiutato i barcaioli a governare la zattera, il timoniere sarebbe stato scacciato dalla gilda. Del resto in alcune regioni il contatto, o anche solo lo sguardo di un boia poteva causare la perdita di ogni dignità. Kuisl si stava recando a Ratisbona, solo sei giorni prima aveva ricevuto una lettera spedita da quella lontana cittadina imperiale. Sua sorella minore Lisbeth, che da anni viveva a Ratisbona dopo aver sposato un balneatore, era gravemente ammalata, quindi il cognato preoccupato aveva scritto a Jakob pregandolo di raggiungerli il prima possibile perché non si sapeva con certezza quanto tempo restasse ancora a Lisbeth. Prima di lasciare Schongau Kuisl aveva svuotato la farmacia di casa riponendo nella sacca oppio, arnica e iperico. Se c’era qualcuno in grado di aiutare sua sorella era lui, nessun altro.
“Il boia di Schongau uccideva e guariva. Ed era un maestro in entrambi i campi”.
Ma a Ratisbona un’orribile sopresa attendeva Jakob Kuisl. “Perché non sono arrivato prima, perché?”.
Nel terzo romanzo dedicato
“A Katrin, con amore. C’è bisogno di una donna forte, per resistere accanto a un Kuisl”
della serie che ha come protagonista il boia di Schongau, l’autore ancora una volta offre al lettore un affresco sulla società bavarese del XVII Secolo tra pregiudizi e superstizione. Ora è la stessa vita di Jakob ad essere in pericolo, la chiave della soluzione del thriller storico è da ricercarsi nel passato da soldato del testardo ed intrepido boia.
“Quando nascono a tutti i soldati, tre contadini sono affidati. Il primo ben bene lo nutrirà. Il secondo una donna gli donerà, il terzo all’inferno per lui andrà”. (Canzone della Guerra dei Trent’anni).
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